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Il Daiquiri andrebbe servito on the rocks?

Servire il Daiquiri con ghiaccio o liscio? Le fonti storiche e la ricetta originale di Jennings Cox indicano che il celebre cocktail cubano nacque probabilmente “on the rocks”.

Il Daiquiri lo conosciamo tutti e lo amiamo per quella sua nota agrumata e per quella schiumetta in superficie che, quando il drink è fatto proprio bene bene, è bella persistente. E se invece lo avessimo bevuto sempre nel modo “sbagliato”? La discussione su come servire il Daiquiri — liscio, con ghiaccio o ghiacciato — accompagna la storia stessa del cocktail. Secondo i documenti del suo inventore, Jennings Cox, la versione originaria prevedeva la presenza del ghiaccio nel bicchiere. Nei decenni successivi, la ricetta si è evoluta tra interpretazioni americane e cubane, fino alle versioni “frozen” rese celebri all’Avana da Constantino Ribalaigua e amate da Ernest Hemingway.

Un cocktail nato per caso a Cuba

Il Daiquiri, oggi considerato uno dei capisaldi della miscelazione classica, nacque a fine Ottocento nella cittadina mineraria di Daiquirí, nei pressi di Santiago de Cuba. Jennings Cox, ingegnere statunitense in servizio sull’isola, annotò nel suo diario la formula originaria: rum bianco, succo di lime, zucchero, ghiaccio e un goccio d’acqua. La nota più significativa del manoscritto, conservato negli archivi della famiglia e citato dalla Difford’s Guide, specifica che il drink andava «agitato e servito con ghiaccio, senza filtrare».
Questa indicazione suggerisce che Cox concepisse il Daiquiri come un cocktail “on the rocks”, servito con parte del ghiaccio utilizzato per lo shaker.

Negli anni successivi, la prassi di servire il Daiquiri “liscio”, cioè filtrato e versato in coppa, si diffuse grazie ai bartender statunitensi. Nel The Old Waldorf-Astoria Bar Book (1935), Albert S. Crockett scrive che la scelta «dipende dal gusto personale», ma riconosce che «molti preferiscono un leggero strato di ghiaccio finemente tritato nel bicchiere».

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L’aggiunta del ghiaccio, oltre a prolungare la freschezza, incide sulla diluizione, rendendo il cocktail più morbido e meno alcolico. Chi preferisce la versione “up” sostiene però che la completa assenza di ghiaccio nel bicchiere preservi aromi e acidità, restituendo un profilo più nitido e complesso.

L’epoca del Floridita e la nascita del Daiquiri ghiacciato

La seconda trasformazione del Daiquiri avviene a L’Avana, nei primi decenni del Novecento. Emilio Gonzalez, barman del Plaza Hotel, avrebbe sperimentato la versione “frozen”, miscelando il cocktail con ghiaccio frullato. Ma fu Constantino “Constante” Ribalaigua Vert, proprietario del bar La Florida — poi ribattezzato El Floridita — a perfezionare la tecnica e farne una specialità cubana.
Come racconta David A. Embury nel libro The Fine Art of Mixing Drinks (1948), Ribalaigua «spremeva i lime a mano per evitare l’amaro della buccia, frullava brevemente il drink nel blender Waring e lo filtrava accuratamente». Il risultato era un Daiquiri dalla consistenza fine e cristallina, servito ghiacciato ma non acquoso, che rese il Floridita celebre come “La Catedral del Daiquiri”.

Hemingway e il mito del “Papa Doble”

Ernest Hemingway, che visse a Cuba tra gli anni Trenta e Cinquanta, contribuì a fissare l’immagine del Daiquiri come simbolo dei Caraibi. Frequentatore abituale del Floridita, lo scrittore amava una versione doppia, priva di zucchero e arricchita da succo di pompelmo: nacque così il “Papa Doble”, poi ribattezzato Hemingway Special.
Nel romanzo Isole nella corrente, Hemingway descrive il suo Daiquiri come un’immagine marina: «La parte frappé del drink come la scia di una nave, la parte limpida come l’acqua tagliata dalla prua». Una visione poetica che ha contribuito a legare il cocktail alla cultura letteraria e al mito dell’Avana pre-rivoluzionaria.

Il Daiquiri oggi

Ai giorni nostri la questione rimane aperta: il Daiquiri andrebbe servito liscio o con ghiaccio? Dal punto di vista tecnico, entrambe le modalità trovano giustificazione. Servirlo “on the rocks” (o comunque con un po’ di ghiaccio a “sporcare” la bevanda) produce una bevuta più lunga e moderatamente diluita, adatta a climi caldi o a momenti informali. La versione “up”, invece, privilegia l’equilibrio tra dolcezza, acidità e calore del rum, mantenendo un profilo sensoriale più preciso.
Il Frozen Daiquiri, infine, rappresenta una variante moderna e accessibile, nata da una soluzione tecnica — l’introduzione del frullatore elettrico — che ha cambiato il modo di bere nei tropici e oltre.

Non esiste una risposta definitiva alla domanda iniziale. Storicamente, la prima versione del Daiquiri era probabilmente servita con ghiaccio nel bicchiere. Con il tempo, la miscelazione internazionale lo ha reso un cocktail da coppetta, simbolo di equilibrio e misura.

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Immagine di copertina creata dall’Intelligenza Artificiale.

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