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Col d’Orcia

La storica tenuta toscana coniuga 147 ettari certificati bio, ricerca clonale e protocolli scientifici per un modello di sostenibilità misurabile e replicabile.

Col d’Orcia si presenta come un modello di sostenibilità viticola misurabile e replicabile. La storica tenuta di Montalcino ha infatti trasformato i propri 520 ettari – con 147 ettari vitati e 90 di bosco gestiti interamente in biologico dal 2010 – in un laboratorio a cielo aperto dove si coniugano innovazione, tecnologia e biodiversità.

Grazie alla collaborazione avviata quarant’anni fa con le Università di Firenze e Pisa, il focus sulla ricerca si è concentrato sulla selezione dei cloni: un vigneto sperimentale, impiantato nel 1995, conserva oggi 400 varietà diverse, molte delle quali non più coltivate. Questa banca genetica ha permesso il recupero produttivo di varietà autoctone come Foglia Tonda, Pugnitello e Sanforte, contribuendo a preservare la biodiversità viticola toscana.

La gestione dei suoli segue protocolli scientifici rigorosi, con analisi quadriennali dei terreni e triennali delle foglie che guidano un piano di concimazione mirato. Il progetto Life Zeowine del 2020 (condotto con il CNR) ha validato l’efficacia dell’utilizzo di zeoliti nel compostaggio degli scarti vitivinicoli per migliorare protezione del suolo e benessere delle piante.

Se la biodiversità è la cifra delle campagne di Col d’Orcia, la policoltura (dai cereali agli olivi) diversifica i ricavi e mima un ecosistema naturale, aumentando la resilienza agricola. E la spinta sull’enoturismo diventa l’occasione per far conoscere lo sforzo profuso nel preservare il territorio. Nel frattempo, dal 2019 nelle aree vitate è iniziato lo studio per la zonazione di tutta la tenuta.

Dalla viticoltura deriva l’immissione sul mercato di 250mila bottiglie di Brunello di Montalcino, su una produzione complessiva di 650mila bottiglie. Per ridimensionare gli interventi in fase di vinificazione, Col d’Orcia ha inoltre preso parte a progetti di ricerca applicata sulla stabilizzazione della quercetina e su nuove tecniche analitiche, riducendo trattamenti chimico-fisici. E per ridurre l’impatto ambientale lungo la filiera, l’azienda ha scelto di sostituire le bottiglie da 410 grammi con quelle da 360.

Da portare a casa

Rosso di Montalcino Doc: Col d’Orcia è una delle realtà montalcinesi che ha scelto di spingere sulla valorizzazione del Rosso, troppo spesso sottovalutato. Lavorazione accurata tra acciaio, botte grande e cemento che porta nel calice un sorso succulento, agile, non troppo ammorbidito.

Maggiori informazioni

Montalcino (Siena)

coldorcia.it

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