Fondata nel 1986 dalla famiglia Capaldo, Feudi di San Gregorio ha subito giocato da protagonista nel club del vino irpino, diventando ben presto un tassello fondamentale dell’eno-mappa italiana.
A una lettura macro, va però affiancata un’analisi capace di cogliere le evoluzioni aziendali di questi 40 anni: dalla genetica alle sue più intime trasformazioni. Affermatasi con l’onda modernista degli anni Novanta, di cui è stata artefice e per certi versi paradigma, la realtà di Sorbo Serpico ha pian piano avviato azioni più rifinite e complesse che ne hanno modellato il profilo.
Molto è stato fatto sul piano dell’aderenza territoriale di vini e cantina, con un disegno ben chiaro che ha “riavvicinato” Feudi al contesto in cui è nata e riannodato il progetto alle terre, alle varietà tradizionali e all’ecosistema nativo in generale. Non che questo all’inizio non ci fosse, ma certo la convinzione e l’intensità sono notevolmente cresciute negli anni. Basti guardare quello che è stato fatto in termini di indagine, riguardo le proprie vigne e le varie zone d’Irpinia, con “Feudi Studi”: mappatura che regala alla regione uno dei più accurati percorsi di questo tipo.
Nel vino l’esaltazione dei dettagli e una sempre maggiore autenticità sono perseguiti attraverso uno speciale “Protocollo Vinicolo”, che ha anche il compito di razionalizzare gli interventi e minimizzare i consumi delle risorse: dall’utilizzo integrale di fonti rinnovabili per il fabbisogno energetico (il 100% dell’energia elettrica usata è ormai “pulita”) al recupero e riciclo delle acque piovane, dalla riduzione dell’impatto ambientale del packaging all’impegno di raggiungere la neutralità climatica entro il 2030.
Obiettivi concreti, perseguiti anche grazie all’adozione dello status giuridico di Società Benefit.
Il tutto inserito in una politica di crescita stilistica – dei vini vecchi e di quelli nuovi – e di allargamento dei confini che hanno portato a nuovi progetti, acquisizioni e collaborazioni di vario genere, tra cui Campo alle Comete a Bolgheri, Basilisco in Vulture, Sirch sui Colli Orientali del Friuli.
Da portare a casa
Cutizzi Greco di Tufo Riserva Docg: buono dentro e bello fuori: confezionato nell’originalissima bottiglia ispirata dal maestro Massimo Vignelli, è frutto di una selezione delle migliori uve aziendali di Greco. Unisce le vibrazioni tipiche della varietà a un’intensità non comune.