In un territorio come quello del Chianti, celebre in tutto il mondo per la sua vocazione enogastronomica, non sorprende che Castelnuovo Berardenga sia tra i comuni italiani con il più alto numero di ristoranti stellati in rapporto alla popolazione: ben quattro, per meno di novemila abitanti. Tra questi vi è L’Asinello, che sorge in una vecchia stalla (da qui il nome) nel cuore del minuscolo borgo medievale di Villa a Sesta.

Una splendida mattinata soleggiata di ottobre è stata l’occasione per passeggiare tra le sue caratteristiche viuzze, godendo dei colori caldi delle vigne circostanti e dell’odore dei camini appena accesi. Proprio le note affumicate sono spesso protagoniste, in particolare in autunno, della proposta dello chef Senio Venturi: una sorta di leit motiv aromatico che, volendo, può caratterizzare l’esperienza a L’Asinello, dall’antipasto al dessert.
Tra greatest hits e novità stagionali

L’ambiente caldo della caratteristica sala, unito all’accoglienza di Elisa Bianchini, azzera subito il rimpianto di non poter godere dell’intimo dehors, fruibile solo durante la bella stagione. Ai due menu Greatest Hits con i grandi successi dello chef – compilation di lunghezza variabile in termini di portate –, si aggiungono un percorso con le novità prettamente stagionali e un altro interamente vegetariano. Quest’ultimo comincia con la Zucca gialla cotta nel forno a legna, funghi di stagione confit, scalogno in agrodolce e Taleggio, che mostra una profondità di gusto importante, dovuta anche a sentori fumé ben dosati: un piatto che meriterebbe di non essere relegato esclusivamente ad antipasto del menu vegetale. Chissà che lo chef non colga il suggerimento.

Il primo del momento è rappresentato dai Fagottini di faraona in umido con ortiche, olive e ricotta affumicata, ingrediente che si trova anche in accompagnamento del Piccione in casseruola con torta di melanzane. Ben riuscito è l’Involtino di agnello con porri, fichi e crema di patate alla brace. La Mousse al caffè, biancomangiare e granita di whisky è una perfetta conclusione: sebbene il distillato non sia torbato, la combinazione con le note tostate del caffè regala comunque una lieve ma gradevolissima sensazione “fumosa”.
Altri piatti da assaggiare
Nel menu stagionale da cinque portate spicca l’opulenta Macedonia (di frutti di bosco) con cinghiale, funghi di stagione e foie gras. Pescando invece tra i suoi classici, lo chef tiene particolarmente al Riso con mandorle e fagiano, così come all’Animella glassata alla camomilla, pera e salsa di caciotta e pepe. Un buon compromesso tra tradizione e creatività è infine la Zuppa inglese con nocciole e salvia. Ulteriore nota di merito: una carta dei vini con oltre 200 referenze che, sebbene sia giustamente incentrata sul Chianti, offre anche gradevoli evasioni tra bianchi, bollicine, rossi di altri territori e sguardi oculati sul mondo dei “naturali”.