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San Salvatore 1988

L'azienda di Peppino Pagano è un modello autarchico: produce il doppio dell'energia necessaria grazie ai liquami delle bufale, chiudendo il ciclo virtuoso dell'agricoltura.

Nel vino, piccolo è bello. Ma quando il rispetto del territorio e della natura si unisce a progetti capaci di generare occupazione e valore forse è anche meglio.

Obiettivi pienamente centrati dalla realtà cilentana San Salvatore, fondata nel 1988 dall’imprenditore Peppino Pagano: nato a Boscoreale, alle pendici del Vesuvio, ha dedicato il suo lavoro allo sviluppo turistico del territorio di Paestum e dintorni, tra imprenditoria alberghiera e agroalimentare.

Certo la base naturale su cui si fonda l’azienda contribuisce in maniera importante: 165 ettari di terreno, dei quali 42 vitati, divisi in alcune parcelle dai caratteri distinti e ricchi di biodiversità (siamo nel Parco Nazionale del Cilento, tra i siti di Cannito, Stio e Fuscillo, allevati in larghissima prevalenza con varietà classiche come Fiano, Greco, Falanghina e Aglianico).

Se l’idea è sempre stata quella di tutelare ambiente e terroir, nel corso degli anni le buone pratiche si sono moltiplicate assumendo numerose forme. Nel 2009 è arrivato il primo impianto fotovoltaico, cui se ne è aggiunto un altro tre anni più tardi. Sempre in quel periodo sono state avviate le procedure per un progetto geniale e innovativo che riguarda l’allevamento di bufale di proprietà, in modo da gestire il biogas derivante dagli animali e allacciarlo al GSE. Oggi l’azienda è in grado di produrre fino a 2.200.000 kWh l’anno di energia verde: il doppio rispetto a quanto serve per alimentare cantina, allevamento e tutte le altre attività.

L’impostazione biologica in vigna è stata inoltre traghettata verso pratiche in parte biodinamiche, riutilizzando i residui naturali derivanti dalla produzione di biogas per la fertilizzazione dei terreni. Un ciclo virtuoso e autarchico che permette la crescita del foraggio che gli animali mangiano, per poi produrre liquami che tornano in natura e riavviano il percorso. Il tutto messo nero su bianco da precise certificazioni, come Equalitas Sustainable Wine Standard e Bio Agricert.

Da portare a casa

Falanghina Campania Igp: vinificata e maturata solo in acciaio, questa Falanghina è un’espressione della varietà campana immediata quanto generosa. Colore lucente, frutta matura con sfumature da una parte tropicali e dall’altra agrumate, con belle folate balsamiche di resina ed erbe aromatiche.

Maggiori informazioni

Giungano (Salerno)

sansalvatore1988.it

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