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Design challenge: l’abito fa il monaco

Identitario, funzionale, sicuro, “intelligente”, il packaging alimentare destinato all’asporto e al delivery racconta una storia sempre più avvincente.

packaging delivery

Quando il cibo trasformato viaggia (per un pranzo, una cena o uno snack da asporto o delivery), lo fa vestito di un pack che è sintesi di molte cose: identità, funzionalità e – mai prioritaria come in quest’ultimo periodo – sicurezza alimentare. Idealmente dovrebbe bastare un’occhiata alla box con il nostro hamburger o pollo arrosto, la nostra pizza o porzione di ravioli per capire format e spirito del locale dal quale abbiamo ordinato; sempre idealmente il modo in cui il cibo vi è organizzato dovrebbe proteggerlo dai traumi del trasporto (non solo meccanici, ma anche termici) e renderlo facilmente fruibile (anche riscaldabile e ri-assemblabile, se necessario).

Progettazione e design del packaging alimentare erano già fonte di studio e sempre più cospicuo investimento, ma sicuramente il boom del delivery nei mesi di quarantena ha impartito al settore una marcia in più. Un esempio da manuale è quello di Aji, il marchio di cucina asiatica esclusivamente per asporto e delivery, lanciato a Milano da Claudio Liu (di Iyo e Iyo Aalto, premiato ai nostri Food&Wine Italia Awards per l’interior design, firmato da Maurizio Lai – che ha progettato anche Aji). Il packaging è stato progettato in modo da mantenere assetto, temperatura e fragranza durante il trasporto, con in più una base estraibile che riduce l’ingombro a tavola e consente un consumo più igienico delle portate. Un film in polipropilene biorientato rivestirà l’imballo esterno dei box impedendo la proliferazione dei batteri. Mentre i bauletti montati sugli scooter elettrici sono stati sostituiti da zaini per minimizzare le vibrazioni durante il trasporto sul pavé milanese. E in futuro sempre a Milano sarà costruita una “dark kitchen” dedicata solo alla distribuzione del cibo all’esterno della struttura.

Ma torniamo al packaging, dirigendoci questa volta a Roma, dove Mario Sansone e Francesco Capuzzo Dolcetta di Marzapane poche settimane fa hanno lanciato “Marzanatra”, «nata dall’idea di creare un oggetto del desiderio che fosse anche progetto di food delivery» – spiega Sansone. «L’idea è collegata alla nostra filosofia di cucina, ma è ispirata anche alla visione asiatica del design box per alimenti»: in questo senso è stata fondamentale la moglie di Sansone, Sunhee, pianista coreana. La box è stata progettata per trasportare un’unica portata, molto speciale: un intero servizio d’anatra per due persone. In questo caso il delivery porta a domicilio un mondo, una storia. Il disegno dell’anatra in biciclo, realizzato in esclusiva per il progetto da Gianluca Biscalchin, ha trovato posto su una box prodotta da Inpact, marchio che già fornisce FUD Bottega Sicula (è stato proprio il patron, Andrea Graziano, a consigliarlo a Sansone). «Io avevo realizzato un disegno preciso e poi ho scoperto che loro avevano una fustella già pronta, con le misure perfette: tutto cartone riciclato a uso alimentare e in più un filler argentato che aiuta a mantenere la temperatura». La scatola presenta due livelli: su quello più basso si trovano il petto d’anatra e 4 contenitori con un intingolo di fondo d’anatra, vinaigrette e paté di fegatini, sopra due pagnotte con ripieno di stracotto d’anatra, una misticanza e fette di pane tostato. Il tutto accompagnato da un piccolo manifesto gastro-filosofico di Marzapane e da istruzioni per il servizio dell’anatra, illustrate con pastelli a cera (un’altra idea di Sunhee).

Una sana ossessione per la box la condivide anche Matteo Aloe, co-fondatore (insieme al fratello Salvatore) del marchio di pizzerie Berberé. «Noi facciamo delivery dal 2017 e da allora ci misuriamo con il grande problema della temperatura e dell’umidità». Se la pizza nel piatto si raffredda, infatti, il cartone la porta a inumidirsi anzitempo. «anche se la nostra pizza, cuocendo più lentamente a 350 gradi, già regge meglio». Per le nuove box, al debutto in questi giorni, Aloe ha voluto un particolare foglio di cartone ondulato, inserito alla base della pizza. Un rimedio semplice ma sostanziale, «perché aiuta a veicolare il vapore attraverso i fori laterali: in questo modo la pizza si conserva più croccante più a lungo».

Chiudiamo spostandoci da Roma all’Abruzzo, per la precisione a Castel di Sangro. Sull’asse Spazio Bar e Cucina-Pane-Alt, Niko Romito fa lezione (anche) di packaging. A partire dallo studio identitario (concepito in collaborazione con l’agenzia Naive, di Roma), che per Alt ha ripreso l’immaginario dei diner e motel americani, declinandolo con simboli e forme della segnaletica stradale e materiali di qualità ma non patinati, per richiamare i codici dell’offerta gastronomica. Per Pane, invece, la grafica si gioca sul concetto di equilibrio e di totem (rappresentati dalla “A”), nei colori della crosta e della mollica, con materiali spesso trasparenti, dove a farla da protagonista è la perfezione del prodotto. Tutti i pack naturalmente sono studiati per ottimizzare presentazione e tenuta del contenuto. E aspettate di vedere la nuova scatola del Pollo Fritto. Uno schianto.

Immagine: il disegno di Gianluca Biscalchin realizzato in esclusiva per la box “Marzanatra” di Marzapane