Nel cuore barocco di Noto, tra gli aranci in fiore e la pietra dorata del Val di Noto, la proposta dello chef Matteo Carnaghi s’impone come una delle esperienze gastronomiche più sorprendenti della Sicilia Sud-Orientale. La sua è una “cucina di prodotto” che coniuga rigore tecnico, sensibilità estetica e profondo rispetto per il territorio, senza mai scadere nell’ovvietà del regionalismo o nella comfort zone della tradizione tout court.
Country House Villadorata
Patrimonio Unesco e culla del barocco siciliano, il centro storico di Noto ospita il bellissimo resort Country House Villadorata che, con le sue 15 camere dislocate su tutto il territorio, si presenta come una raffinata residenza estiva contemporanea immersa in 23 ettari di campagna. Circa 1.800 ulivi, 980 mandorli, 1.250 limoni, 75 aranci, 18 carrubi e 3.450 viti (da cui viene prodotto un Moscato bianco) circondano la struttura realizzata da Cristina Summa e diretta da Maria Cristina Gionfriddo. All’interno c’è anche il ristorante Orti Villadorata, da questa stagione gestito dallo chef Matteo Carnaghi.
La cucina di Matteo Carnaghi
Milanese classe 1994, ma in Sicilia dal 2022 grazie a Viviana Varese, che lo ha portato in provincia di Siracusa per dare continuità al suo progetto sull’isola (fino al 2024 la chef ha firmato la proposta della precedente insegna W Villadorata), Carnaghi porta con sé un bagaglio tecnico di altissimo livello e da questa stagione ha preso in mano totalmente le cucine di Orti Villadorata. Il progetto gastronomico si inserisce in un luogo sospeso tra eleganza e natura, e ne sposa perfettamente il linguaggio: raffinato ma mai ostentato, mediterraneo nel cuore ma aperto al dialogo con altre culture culinarie, trova in un unico “menu del giorno” il punto di forza per un racconto gastronomico diverso e che non stanca.
Tra le particolarità, quella di una cucina alimentata con la legna delle potature invernali e che non utilizza gas ed elettricità. Degna di nota anche la composizione della brigata che vede la presenza di un solo siciliano (Terry Giuliano) all’interno di una squadra di sette componenti provenienti dall’Umbria, dalla Liguria, dalla Lombardia, dall’Emilia-Romagna, dalla Campania e dal Bangladesh.
Sono diversi i piatti che abbiamo apprezzato ma ritorneremmo subito per la capasanta con rapa bianca, burro e nocciola, il buonissimo tortello al barbeque con tartare di cavallo e lo spaghetto di zuppa di pesce e seppia cruda: «La mia idea di cucina nasce da un legame profondo con la terra che mi ospita e mi piace definirla “di prodotto”, dove ogni elemento si racconta, con autenticità e rispetto. È una cucina che prende forma da ciò che la Sicilia mi dona, ogni giorno diversa e stagionale. Al centro, sempre l’ingrediente, nella sua unicità», commenta lo chef.
Il sommelier Duel Ahmed
Tra i tavoli di Orti Villadorata c’è il sommelier e restaurant manager Duel Ahmed che, dopo diversi anni con Accursio Craparo a Modica (ne abbiamo scritto qui, qualche mese prima che chiudesse il ristorante stellato per dedicarsi all’osteria), da questa stagione è arrivato a Noto. Con Duel è un vero piacere chiacchierare di vino e la sua passione è talmente imponente da essere riuscito a integrarla con la pratica della religione musulmana: «La mia religione vieta il consumo di alcol, ma sono cresciuto in un contesto culturale molto diverso, in Italia, dove sono arrivato da bambino dal Bangladesh. Oggi, grazie al mio lavoro come sommelier, cerco di raccontare la mia esperienza di integrazione – racconta Duel –. Nel mio piccolo, cercherò sempre di imparare e di scoprire novità, assaggiando vini diversi, affinché la mia comprensione di questo mondo possa ampliarsi progressivamente». La cantina privilegia etichette siciliane, con un’attenzione particolare alle referenze biodinamiche, a quelle ancestrali ma senza rinunciare ai grandi classici o qualche chicca da fuori Sicilia che viene proposta in abbinamento ai piatti dello chef Carnaghi.