Nata dall’incontro tra due imprenditori – il tedesco Nathan Gottesdiener e il gallurese doc Massimo Ruggero – Siddùra è una proprietà agricola di antica memoria a pochi km dal borgo medievale di Luogosanto. Il nome deriva da “sella di cavallo” in dialetto locale, ma può significare anche “tesoro nascosto” e la bellezza del contesto ambientale fa della tenuta una meta molto apprezzata dagli enoturisti. L’azienda coltiva la tradizione degli stazzi – microinsediamenti unifamiliari che dal Cinquecento gestivano vasti territori attorno all’abitazione – con scelte dichiarate nel segno della sostenibilità e del genius loci. Lo stazzo di Siddùra, che domina la tenuta e i suoi vigneti in un punto panoramico, è rinato grazie a un restauro accurato e ospita incontri e degustazioni. Siddùra è oggi una delle realtà vitivinicole più importanti della Sardegna, con oltre 200 ettari di terreni di cui 40 vitati e una produzione di circa 250mila bottiglie l’anno. Il focus principale è sui vitigni autoctoni emblematici della regione, tanto che propone tre espressioni di Vermentino (Spèra, Maìa e Bèru) e tre di Cannonau (Èrema, Fòla e Nudo) oltre al passito Moscato di Sardegna Nùali, mentre la sola etichetta Tìros nasce da un blend in stile internazionale. I nomi scelti sono un omaggio alle antiche lingue sarde e giocano su parole dense di significato. La posizione geografica della vallata di Siddùra conferisce all’area un microclima peculiare, con i venti dal mare che portano l’impronta sapida dei vini di Gallura. Circondati da boschi di sughere e lecci, macchia mediterranea e olivastri, i vigneti tra 200 e 400 metri di altitudine sono coltivati con sistema integrato e monitorati attraverso un impianto tecnologico sviluppato in Israele, che consente di ridurre al minimo i trattamenti e di controllare lo stress idrico. La cantina è costruita all’insegna della sostenibilità, con materiali di recupero, e sfrutta la geotermia per l’autosufficienza energetica.
