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Nicholas Party (1980) Two Cherries

The Kitchen Studio

Volume di cucina o catalogo d'arte? Il libro sulle creazioni culinarie a cura di settanta artisti che sfugge alle classificazioni. Divoratelo tutto d'un fiato, aggiungiamo noi, e poi decidete in quale settore della libreria sistemarlo.

Quando, alcuni mesi fa, Massimo Bottura — raffinato conoscitore ed esperto d’arte — ha ricevuto in anteprima una copia di The Kitchen Studio: Culinary Creations by Artists, ha dovuto pensare bene a quale fosse il posto migliore per riporlo. All’Osteria Francescana, dove è archiviata la collezione di libri di cucina, o a casa, dove invece sono raccolti i cataloghi d’arte?
Quello pubblicato da Phaidon lo scorso autunno è infatti un volume che sfugge alle classificazioni e allarga il tema dell’esperienza estetica a linguaggi diversi: oltre alle arti visive, ne fanno parte a pieno titolo il gusto del cibo e le sue ritualità.

A dimostrarlo settanta tra i maggiori artisti viventi, fautori di un compendio multiforme di scatti personali, dipinti, collage, bozzetti e illustrazioni che dimostra come la creatività non si fermi alla porta dell’atelier, ma informi ogni momento della loro vita, cucina compresa. Ghada Amer, Mircea Cantor, Jimmie Durham, Studio Olafur Eliasson, Subodh Gupta, Nikolai Haas, Jeppe Hein, Carsten Höller, Ragnar Kjartansson, Philippe Parreno, Nedko Solakov e Rirkrit Tiravanija sono solo alcuni degli autori di questo caleidoscopico manuale, in cui si alternano senza soluzione di continuità piatti di tutti i generi e da ogni parte del globo. Bando alle gerarchie e alle distinzioni tra portate, soltanto schede in ordine alfabetico organizzate per artisti, come è norma in un catalogo d’arte. Per cocktail inebrianti o zuppe di conforto, laboriosissimi arrosti o marmellate di frutta, ognuna delle ricette è unica nel suo genere. Ne esistono di semplici o improvvisate, di antiche e tramandate da generazioni, di bizzarre, di complicatissime o banali, tutte però replicabili dai cuochi casalinghi, purché non pecchino di immaginazione. Non mancano brani di poesia, racconti e riflessioni sul tema della fantasia e della spontaneità in cucina, perfetti per guardare alla gastronomia con lenti creative. Ci sono il “babushka’s borscht” che l’artista prepara ogni volta che compie una seduta spiritica con la nonna, la ricostruzione gustativa di un dipinto di Kandinsky, le regole del manifesto della cucina brutalista, una cacio e pepe breve e concisa, la ricetta della Coca-Cola popolare, una zuppa di funghi che prevede come ingrediente chiave “rugiada del mattino”, due ciliegie da cogliere in primavera per sputare via i noccioli, meringhe a forma di smile e una torta di Natale con poesia abbinata.

«Quindi The Kitchen Studio è un libro di cucina o un catalogo d’arte? – si chiede Bottura nell’introduzione al volume –. Entrambi. Leggetelo come un catalogo e poi cucinate da lì. Ci sono ricette fantastiche e altre sciocche! Ce ne sono alcune che vi faranno ridere e altre che vi mostreranno il mondo da un diverso punto di vista». Divoratelo tutto d’un fiato, aggiungiamo noi, e poi decidete in quale settore della libreria è meglio sistemarlo. Probabilmente ve ne serviranno due copie.

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