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La teca dell'iMac (ph. Danilo Giaffreda)

Un inedito connubio tra cucina contemporanea e preziosi memorabilia della Apple

A Palermo un imprenditore siciliano ha aperto un ristorante nel museo: al Mec —Meet, Eat e Connect — si ripercorre l’avventura visionaria di Steve Jobs, tra pezzi unici d’informatica e i tavoli dove vanno in scena i piatti dell’executive chef Carmelo Trentacosti.

Un gioco di scatole cinesi, un incastro perfetto di contenitori, quello che a Palermo, di fronte alla maestosa mole della Cattedrale, ospita oggi un sogno realizzato. Si parla di Giuseppe Forello, architetto, imprenditore e collezionista compulsivo, che ha scelto Palazzo Castrone Santa Ninfa per incastonarvi, come germe di futuro, il suo contributo autenticamente innovativo in una città in cui, per dirla con le parole di Don Fabrizio Salina: “cambia tutto affinché nulla cambi”. La sua intuizione, vagheggiata negli anni dell’adolescenza e sostanziata nel 2010, è stata quella di immaginare un luogo che ospitasse e raccontasse, testimoniandola, la storia di Steve Jobs, il visionario imprenditore statunitense che più di tutti, e significativamente, ha rivoluzionato il mondo dell’informatica intrecciandolo solidalmente ai concetti più evoluti di design e packaging, e innescasse così una sorta di cortocircuito virtuoso nell’immobilismo cittadino. Concepito inizialmente come un museo, il progetto incontra però non poche resistenze: esempi simili, in Sicilia, erano rimasti casi isolati, ben lontani da una fruizione che giustificasse gli investimenti.

È così che nasce l’idea del ristorante “nel” museo. Non “del” museo, com’era già prassi diffusa nelle più prestigiose strutture espositive internazionali, ma al suo interno, tra gli esemplari più significativi della produzione Apple: a partire dal mitico Apple-1 del 1976 (acquistato al Vintage Computer Festival di Palo Alto da Stan Veit, editore della prima rivista di informatica americana e creatore della prima catena di negozi di informatica) e tra prototipi, memorabilia, documenti inediti e le fotografie di Jean Pigozzi, il reporter francese che accompagnava il team di sviluppo californiano della Apple. Sui tavoli — inizialmente pensati come ripiegabili e poi trasformati in stanziali per sancire una definitiva convivenza e contaminazione tra funzioni — ogni giorno, a cena, va in scena la cucina dell’executive chef Carmelo Trentacosti, declinata in piatti che partendo da prodotti in gran parte territoriali e da uno stretto e maniacale rapporto con la stagionalità e la freschezza arrivano a definire, di fatto, una nuova cucina siciliana, perfettamente in linea con la modernità dell’allestimento. Il museo dov’è oggi nasce per caso: il progetto di Giuseppe Forello, affiancato dagli architetti Francesco Ferla ed Enrico Anello e pensato inizialmente per un contenitore industriale di 3.500 mq a Brancaccio (un quartiere periferico di Palermo), approda successivamente a Palazzo Castrone, dovendovisi adattare. Un progetto originariamente agile diventa così complesso, puntuale e sartoriale, specie per quanto riguarda la parte ristorativa. L’ufficio tecnico comunale e la sovrintendenza locale si trovano per la prima volta davanti alla valutazione di piastre, cappe e forni sotto volte magnificamente affrescate e per precauzione rallentano i lavori. Quel tempo dilatato permette però di studiare meglio gli equilibri interni della dimora storica che sta rinascendo a nuova vita e a Cecilia Botta, giovane storica dell’informatica e curatrice museale, di arricchire l’apparato scientifico del percorso espositivo.

Al Mec — acronimo delle parole Meet, Eat e Connect — si ripercorre oggi l’avventura visionaria della Apple dal 1976 al 2011, anno della morte di Jobs; ci si muove senza soluzione di continuità tra passato e futuro semplicemente spostando l’occhio e l’attenzione dalle teche espositive in cristallo agli scorci sulla cattedrale e ci si ferma, infine, a degustare un’ottima cucina, finemente impiattata sotto l’occhio indulgente di Steve Jobs e dei suoi “pirati”. L’effetto è straniante, accentuato dal passaggio repentino dalle forme tardo-cinquecentesche esterne del palazzo al rigore e al minimalismo dei volumi e dei materiali degli interni, ma a prevalere, una volta presa dimestichezza con la singolarità del contesto, è la percezione di un flusso sensoriale in cui arte, architettura e design si fondono magnificamente.

Maggiori informazioni

MEC MUSEUM&RESTAURANT
Via Vittorio Emanuele 452, 90134 Palermo
Tel: +390919891901 | +393477532005
mecrestaurant.it
mecmuseum.it

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