Viticoltura eroica in Toscana

Vini delle Coste: la viticoltura che racconta il mare

Un viaggio tra le realtà artigianali delle province costiere italiane, dove la vite diventa strumento di cura del paesaggio, inclusione sociale e sfida quotidiana alla natura.

Qualche mese fa, nella prestigiosa cornice del Real Collegio di Lucca si è tenuta un’iniziativa unica nel panorama enologico nazionale: Vini delle Coste, il primo evento in Italia dedicato all’unicità dei vini provenienti dalle province bagnate dal mare. Un’occasione per scoprire realtà produttive che operano in stretto rapporto con il territorio, con particolare attenzione alla viticoltura eroica, a quella sociale e alle aziende impegnate nella conservazione di varietà autoctone e nell’innovazione responsabile della tradizione vitivinicola.

L’anima dell’iniziativa è Alessandra Guidi, brillante architetto e ideatrice della manifestazione, che ha trasformato lo storico spazio del Real Collegio in un punto d’incontro tra cultura del vino e visione territoriale. Come spiega Guidi, Vini delle Coste nasce con l’intento di valorizzare «storie di donne e uomini che hanno scelto la viticoltura non solo come mestiere, ma soprattutto come uno strumento per la cura del territorio, la ricerca di bellezza e l’impegno per la costruzione, nel rapporto quotidiano con la terra, di rinnovate relazioni umane».

Degustazione durante Vini delle Coste

Un ponte enologico nel Mediterraneo

La manifestazione ha offerto uno sguardo ampio sull’Italia costiera, spesso dimenticata nella sua complessità: un Paese che affaccia quasi ovunque sul mare, e che proprio dal mare trae influssi preziosi, come la sapidità e il carattere che spesso si ritrovano nei suoi vini. L’evento ha immaginato la penisola come un ponte nel cuore del Mediterraneo, dando risalto alla Toscana – con i vini delle Colline Lucchesi, Montecarlo e Garfagnana, delle Colline Pisane, del Candia, della Lunigiana e delle province di Livorno, Grosseto e dell’Arcipelago Toscano – ma includendo anche tutte quelle realtà che seguono direttamente il ciclo produttivo, dal vigneto alla bottiglia.

Un’attenzione particolare è stata riservata a progetti legati al recupero di aree marginali, alla viticoltura estrema e all’inclusione sociale. Una linea comune? La scelta di lavorare nel rispetto della terra e con la volontà di trasferire in bottiglia l’identità dei luoghi. Come ricorda Guidi, «ogni giorno i vignaioli affrontano le incognite del tempo e della natura, perché il vino è un prodotto vivo, ciascun anno è unico e  sfidante».

Tra Alpi Apuane, isole e gradoni

Il viaggio tra i protagonisti di Vini delle Coste ha toccato territori spesso al limite per condizioni ambientali o logistiche. Tra questi spiccano i vigneti eroici di Andrea Elmi di Maestà della Formica, coltivati a oltre 1.000 metri di altitudine su cinque comuni delle Alpi Apuane. E poi Terenzuola, l’azienda di Ivan Giuliani operante tra Liguria e Toscana, sui Colli di Luni: un’area di bassissime rese e manutenzione continua, dove ogni filare richiede dedizione assoluta.

Sull’Isola del Giglio, l’Associazione Vignaioli continua a valorizzare un paesaggio unico, dove la viticoltura assume un valore comunitario oltre che ambientale. Mentre sul Candia, i vignaioli si arrampicano letteralmente sui gradoni di una terra antica, che secondo la leggenda sarebbe protetta dal tempio di Ercole e dalla memoria dei coloni greci di Creta.

Inclusione e sostenibilità, le nuove frontiere del vino

Accanto alla viticoltura eroica, Vini delle Coste ha posto al centro anche due significativi esempi di viticoltura sociale. La cooperativa agricola Calafata, nata a Lucca nel 2011, coinvolge persone giovani e svantaggiate nel recupero di terreni abbandonati. L’azienda agricola Pieve Santo Stefano, invece, lavora in sinergia con l’Associazione Progetto Scipione per costruire percorsi di vita sostenibili per adulti con autismo, attraverso attività agricole, sportive e formative.

Infine, il tema della sostenibilità ambientale è stato ben rappresentato dal distretto di Lucca Biodinamica, una rete di piccole imprese che praticano un’agricoltura biodinamica nelle Colline Lucchesi. Dai vignaioli della Garfagnana a quelli dell’Alta Versilia, passando per Montecarlo e Valfreddana, si moltiplicano le esperienze di chi ha scelto un approccio ultra-biologico, attento alla biodiversità e al futuro della terra.

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