Il valore di un vino non dipende solo dalla scelta della tecnica di estrazione delle sostanze solubili contenute nell’acino d’uva e dalla sua corretta esecuzione, ma soprattutto dalla capacità di esprimere in modo originale le proprie caratteristiche. Questa espressione acquista valore quando si associa alla piacevolezza che il vino raggiunge solo dopo un certo periodo di evoluzione e invecchiamento. In altre parole, parliamo della longevità del vino: un fenomeno affascinante e ancora in parte misterioso, da non confondere con la semplice durata nel tempo. C’è infatti una differenza tra assistere a un’evoluzione positiva durante la permanenza in bottiglia e osservare semplicemente l’assenza di ossidazione o, più in generale, la tenuta del vino.
In un contesto in cui la qualità si raggiunge solo se fortemente voluta, ricercata con cura e pazientemente attesa — perché sempre perfettibile e frutto di un’opera umana — nasce il 150 Lison Classico di Borgo Stajnbech. Un vino che celebra i 150 anni dell’Unità d’Italia e si fa portavoce del legame profondo con la storia e l’identità del nostro Paese. Realizzato con uve Tocai Friulano, è figlio di un territorio ben definito, delle condizioni stagionali e della visione della famiglia Valent. Non è solo un vino che dona equilibrio e armonia: è l’espressione autentica della denominazione da cui prende il nome e, ancor di più, dello stile distintivo dell’azienda.
La Storia di Borgo Stajnbech
Stajnbech è un’azienda vitivinicola a conduzione familiare situata a Pramaggiore, tra Venezia e Trieste, nel cuore di una terra un tempo conosciuta come il Vigneto della Serenissima. Il nome stesso dell’azienda, di origine austro-ungarica (Steinbach significa “ruscello delle pietre”), evoca un passato carico di storia e suggestioni.
Fondata nel 1991 da Giuliano Valent e Adriana Marinatto, oggi è guidata con passione dalla figlia Rebecca, giovane enologa solare, umile e intraprendente. Rebecca ha ben chiaro che la qualità non si esaurisce nella denominazione d’origine, ma si costruisce attraverso scelte consapevoli che riguardano il vitigno, le modalità di raccolta, il sistema di vinificazione e l’affinamento.
«Sono la seconda generazione di una storia vinicola che ha comunque radici ben salde nel passato, ma la realtà che si respira oggi è un’indovinata commistione di intenti dei miei genitori che hanno saputo completare sapientemente l’esperienza agricola con l’accoglienza e la sfera commerciale», così racconta Rebecca, riconoscendo nel territorio e nella famiglia un doppio ruolo: rifugio e fonte di ispirazione.
Un vino che esprime l’autenticità del Tocai Friulano e il legame con un territorio unico
La zona della Docg Lison Classico, istituita nel 2011, si estende nella pianura veneta, non lontano dalla costa adriatica. I suoi confini naturali sono delimitati a est dal fiume Tagliamento e a ovest dal Livenza. Proprio qui, dalla metà dell’Ottocento, il vitigno Tocai Friulano ha trovato il suo habitat ideale. La sua vera identità – quella di Sauvignonasse, originario di Bordeaux ma ormai abbandonato in Francia per le sue scarse performance – è stata scoperta nel 2007 da Antonio Calò, direttore dell’Istituto Sperimentale per la Viticoltura di Conegliano.
La distinzione tra Lison Docg e Lison Classico Docg risiede in un elemento fondamentale: la presenza del caranto, un particolare suolo dal colore ocra scuro con venature bianche, composto da argilla e carbonato di calcio. È proprio questa combinazione, insieme alla storicità del vitigno autoctono, ad aver giustificato l’attribuzione della menzione Classico a un’area ristretta di appena 151 ettari. La ricchezza minerale del caranto — con alti livelli di potassio, calcio e magnesio — arricchisce il profilo aromatico delle uve, dando origine a vini eleganti, caratterizzati da un bouquet floreale (tiglio, glicine, acacia), tocchi mentolati e note di frutta esotica. Al palato colpiscono per complessità, profondità e una gradevole freschezza agrumata, favorita da un pH naturalmente basso. La chiusura è secca, lunga e segnata dall’inconfondibile nota finale di mandorla amara.
La degustazione verticale del 150 Lison Classico Docg, comprendente le annate dal 2008 al 2022, insieme alle anteprime del 2023 e del 2024, ha messo in luce non solo l’evoluzione stilistica della denominazione, ma anche la profonda sintonia tra il lavoro della famiglia Valent e la voce autentica del territorio. È la testimonianza concreta di un’agricoltura sana, consapevole e rispettosa, che riconosce nella terra non solo un mezzo, ma un valore imprescindibile.