Il founder di Rossoraro

Rossoraro: lo zafferano siciliano che nasce sul vulcano

Nel 2018 Giuseppe Pennisi ha lasciato il lavoro da impiegato per dedicarsi alla produzione della preziosa spezia alle pendici dell'Etna. Oggi ha aperto anche un piccolo punto vendita a Nicolosi.

In Sicilia c’è un cuore rosso, anzi Rossoraro: è la storia di Giuseppe Pennisi, giovane agricoltore e imprenditore catanese, che durante una passeggiata alle pendici dell’Etna — il vulcano attivo più alto d’Europa — immagina un sogno: avere uno zafferaneto tutto suo.

La coltivazione dello zafferano in Sicilia affonda le radici in tempi lontanissimi, tra influenze greco-romane e arabe, che hanno lasciato in eredità non solo tecniche agricole ma anche sapori simbolo dell’isola, come la pasta con le sarde o le celebri arancine (o arancini, come si dice a Catania). Oggi lo zafferano siciliano vive in alcune aree di nicchia, ma cresce anche lì dove il paesaggio è modellato dalla lava e dal fuoco. Ed è proprio in uno di questi scenari mozzafiato che Giuseppe, durante un’escursione sull’Etna alla ricerca di funghi (sua grande passione da sempre), nota un fiore selvatico che continua a crescere spontaneamente tra le rocce nere: è un Crocus sativus, con i suoi preziosi pistilli. Ed è proprio da lì che nasce l’idea di Rossoraro.

Come nasce Rossoraro: dalla passione alla coltivazione dello zafferano

Dall’immaginare uno zafferaneto al realizzarlo davvero, il passo per Giuseppe Pennisi è stato breve ma determinante. Ha lasciato il suo impiego d’ufficio per abbracciare un nuovo ruolo: quello di imprenditore agricolo, scegliendo di riscrivere la propria storia in un territorio già noto per eccellenze come il vino, i pistacchi e gli agrumi. La sua avventura comincia nel 2018, nel cuore di Ragalna, un piccolo borgo etneo, e da pochi mesi ha preso forma anche un punto vendita nel centro di Nicolosi: una graziosa boutique di eccellenze locali.

Ed è qui, alle pendici dell’Etna, che la coltivazione dello zafferano sta lentamente trovando il suo spazio, portando con sé storie di passione, recupero e qualità. «Lo zafferano dell’Etna è più di una spezia, è il simbolo di un’agricoltura che guarda al futuro senza dimenticare il passato», precisa il proprietario di Rossoraro.

La raccolta della spezia aromatica: un rituale prezioso tra le lave dell’Etna

La raccolta dello zafferano è un rito antico, quasi meditativo. Avviene rigorosamente a mano, fiore dopo fiore, nelle prime ore dell’alba, quando i petali sono ancora chiusi. Gli stimmi, preziosissimi, vengono separati con estrema delicatezza e subito essiccati a bassa temperatura per preservarne le qualità. Per ottenere un solo chilo di zafferano sono necessari circa 150mila fiori: un lavoro meticoloso che si riflette nella purezza assoluta del prodotto finale, dal colore rosso intenso e dal profumo inconfondibile.

Lo zafferano dell’Etna si distingue anche per le condizioni ambientali in cui cresce: terreni ben drenati, inverni miti, ottima esposizione solare e altitudini che raggiungono i 900 metri sul livello del mare. Un microclima ideale, che esalta l’aroma e la carica cromatica degli stimmi, rendendo questo zafferano uno dei più pregiati in circolazione (con un prezzo che può arrivare fino a 30–35 euro al grammo al dettaglio).

Prodotti derivati e usi in cucina

Ma Giuseppe Pennisi non si ferma alla vendita del prodotto puro: attorno allo zafferano ha costruito un vero e proprio progetto gastronomico. In collaborazione con alcune realtà artigianali del territorio, ha dato vita a una linea di specialità che raccontano lo spirito dell’Etna. Dall’olio aromatizzato allo zafferano, al panettone con zafferano e pesche candite, passando per le creme salate — come quella al caciocavallo o all’agrodolce di cipolla — fino alla pasta allo zafferano, perfetta con zucchine e gamberetti. Una collezione di sapori autentici, in cui la spezia diventa protagonista creativa della tavola.

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