Il prezzo della pizza continua ad aumentare ma non è un male, anzi: i consumatori sono sempre più consapevoli delle proprie scelte e il trend è positivo da un punto di vista commerciale. Le persone scelgono le pizzerie in base alla qualità della proposta e alla varietà del menu, non seguendo sconti o convenienza. Questo almeno è quanto emerge dai dati ufficiali dell’osservatorio sulla pizza 2025, la più aggiornata fotografia del mercato della pizza in Italia, presentati in occasione dell’ottava edizione di Tutto Pizza, la manifestazione internazionale che si svolge alla Mostra d’Oltremare di Napoli.
Un’indagine che restituisce l’immagine di un comparto vitale e in costante evoluzione, ma chiamato ad affrontare nuove sfide, tra cui l’aumento dei costi e la necessità di formazione. «Numeri che confermano la vitalità del comparto, ma indicano anche le sfide che gli operatori dovranno affrontare nei prossimi mesi», ha sottolineato il direttore della fiera, Raffaele Biglietto, spiegando che Tutto Pizza è nato proprio per offrire risposte concrete a queste esigenze.
La pizza in Italia: numeri e tendenze
Dall’indagine, condotta su un campione nazionale di operatori fra marzo e maggio 2025, emergono dati molto interessanti. Il 48% dei locali intervistati si identifica come pizzeria da asporto o take-away, mentre i ristoranti con pizzeria rappresentano il 30% del mercato. I pub con pizza si attestano a un residuale 1%, mentre catering, gastronomia e panifici che propongono pizza coprono insieme circa l’8%.
Il forno a legna resta la tecnologia più diffusa, utilizzata dal 39% dei pizzaioli. Cresce però l’uso di più tipologie di forno in combinazione al 28% (consente di utilizzare il forno con uno dei due combustibili), seguiti da forni a gas (22%) ed elettrici (11%).
Quanto alle tipologie di pizza offerte, la napoletana continua a essere regina con il 52% delle preferenze, davanti alla versione croccante o crunch (22%), pizza in teglia (7%) e pizza in pala (6%). Ancora limitata la diffusione di versioni senza glutine, gourmet o fritte, che si attestano tra il 2% e il 4% del totale.
Il prezzo della Margherita si colloca tra i 5 e gli 8 euro nel 63% dei casi, mentre il 13% propone prezzi sotto i 5 euro e un altro 13% supera la soglia degli 8 euro. Per le pizze gourmet, il 44% dei locali fissa il prezzo massimo tra i 15 e i 20 euro, con il 15% che supera i 20 euro.
A guidare la scelta dei clienti, secondo il sondaggio, resta la qualità della pizza (80%), seguita dall’atmosfera del locale (72%). Menu vario, servizio e reputazione online incidono in misura minore.
Tra i trend più rilevanti per il biennio 2024-2025, emerge una crescente attenzione agli ingredienti di alta qualità (39%) e alla valorizzazione dei prodotti tipici locali (17%). Aumenta anche il focus sul brand personale del pizzaiolo (11%), mentre la sensibilità al prezzo è in calo, segnalata solo dal 7% degli intervistati. Per quanto riguarda il fatturato, il 39% prevede un aumento nel 2025, il 44% una stabilità e il 17% teme una flessione.
Le priorità del settore per il prossimo anno saranno il contenimento dei costi di energia e materie prime (44%) e la gestione del personale (20%). Seguono il calo dei consumi, la necessità di innovare e formarsi costantemente e la crescente pressione competitiva.
L’Osservatorio Pizza 2025 conferma quanto questo prodotto resti uno dei grandi patrimoni gastronomici italiani, capace di evolversi senza perdere la propria identità. Se da un lato la qualità rimane il driver più forte nelle scelte dei clienti, dall’altro il settore si troverà ad affrontare sfide strutturali e nuovi equilibri di mercato.