È stato il primo vino italiano a ottenere la Doc nel 1966 e questo primato ne moltiplicò la produzione di quasi sessanta volte. La storia della Vernaccia di San Gimignano, nonostante l’origine del vitigno sia ancora piuttosto incerta, è al contempo affascinante e ricca di riferimenti letterari. È un vino che nel passato ha rappresentato una grandezza particolare: basti pensare che la sua prima scheda organolettica è stata compilata addirittura da Michelangelo Buonarroti, il quale la sintetizzò in cinque incisivi verbi – bacia, lecca, morde, picca e punge. L’abbinamento più celebre viene invece suggerito da Dante Alighieri nel Purgatorio, nel girone dei golosi. Docg dal 1993, la Vernaccia di San Gimignano ha conservato nel tempo la sua forte identità territoriale, legata a una delle città medievali più belle della Toscana, immersa in un paesaggio collinare spettacolare, plasmato da secoli di storia e impreziosito da scorci mozzafiato.
La terza edizione del Vernaccia di San Gimignano Wine Fest
È considerata la “Regina Bianca in una terra di Re Rossi“. Tale mantra, che sottolinea il tratto distintivo di questa varietà ampelografica, si è riaffermato nella terza edizione di Regina Ribelle –Vernaccia di San Gimignano Wine Fest, evento promosso e organizzato dall’omonimo consorzio presieduto da Irina Strozzi. Due giornate che hanno animato il centro storico di San Gimignano, registrando la presenza di oltre 1.500 wine lovers che hanno potuto assaporare il grande bianco di Toscana: circa 10mila degustazioni tra i banchi di 34 aziende del territorio, numerose masterclass, laboratori di abbinamento cibo-vino con i prodotti tipici toscani e attività di intrattenimento per i più piccoli.
«Siamo estremamente soddisfatti del grande successo di pubblico di quest’edizione, che celebra un vino così raro e prezioso, simbolo di un territorio straordinario e di una denominazione unica, con otto secoli di storia che guardano con decisione al futuro», ha dichiarato la presidente Irina Strozzi. Parole che confermano non solo l’importanza di un momento di grande festa, ma anche (e soprattutto) la consapevolezza di rafforzare con orgoglio l’identità e il ruolo centrale di tale nettare nel panorama enologico toscano e nazionale.
Le caratteristiche del vino e la sua versatilità
La Vernaccia, per le sue peculiarità fisiologiche, dà origine a un bianco dalle fragranze di erbe aromatiche, agrumi e frutta secca. Se persistenza aromatica e acidità spiccata non riassumono da sole le sue qualità distintive, è altrettanto vero che il bianco di San Gimignano possiede un notevole potenziale quando manifesta una buona densità materica, una spiccata sapidità e una capacità di invecchiamento degna di nota. Una parte del merito spetta ai suoli di origine prevalentemente Pliocenica: antichi fondali marini dove, ancora oggi, non è raro trovare fossili e conchiglie. Questi conferiscono alle uve bucce di discreto spessore, pruinose e di colore verde-giallastro che, nelle zone più esposte al sole, tendono all’ambrato. Ne deriva anche una grande versatilità in cantina, con la possibilità di maturare in contenitori diversi: dall’acciaio – il più utilizzato – al legno e alla terracotta, in costante crescita, senza mai compromettere personalità e longevità.
Vernaccia di San Gimignano Docg 2024 alla prova del calice
Il presente e la storia recente parlano di un bianco che ogni anno cresce in qualità e conquista sempre più appassionati. Se sapidità e note speziate seducono intenditori e cultori delle sfumature, possono apparire meno immediate al palato del grande pubblico. L’annata protagonista di quest’anteprima, la 2024, è risultata climaticamente complessa, con inverni miti e frequenti piogge alternate a periodi di siccità e calura. In un’annata tanto difficile, la Vernaccia di San Gimignano ha mostrato, ancora una volta, la sua vocazione secolare e la capacità di adattarsi al clima dell’areale, anche grazie alle scelte agronomiche compiute negli ultimi anni per fronteggiare condizioni meteorologiche estreme sempre più frequenti.
Tra gli assaggi più convincenti di quest’ultima vendemmia spiccano Clara Stella di Cappella Sant’Andrea, I Macchioni di Case alle Vacche, Da Fugnano di Fattoria di Fugnano, Selvabianca de Il Colombaio di Santa Chiara, Suavis di Mormoraia, Vigna del Sole di Pietraserena, Isola Bianca di Teruzzi e Lunario di Tollena.
Insomma, si continua ad apprezzare un bianco nordico che combatte contro il cambiamento climatico, forte di una comunità di produttori capaci di reagire alle sfide e di mantenere viva la reputazione di un vino che rappresenta un crocevia di storia, cultura e ricerca enologica.