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Gastronomie e ristoranti insieme: la nuova tendenza che cambia Londra

Dopo la pandemia i negozi alimentari evolvono: da botteghe storiche a food hall contemporanee.

Negli ultimi anni il panorama gastronomico londinese ha registrato un incremento dei negozi che uniscono vendita di generi alimentari e ristorazione: in pratica, in Inghilterra, hanno scoperto le nostre gastronomie. Nate come risposta agli effetti della pandemia e alla crisi del costo della vita, le gastronomie di Londra offrono servizi ibridi oggi diffusi in città, con un numero crescente rispetto al passato. Una tendenza che sta cambiando il volto della città, probabilmente in meglio.

Gli effetti della pandemia sui negozi londinesi

A partire dal 2023 Londra ha assistito a un crescente interesse per locali che combinano gastronomia e servizio ristorativo sotto lo stesso tetto, fenomeno già in espansione negli Stati Uniti e ora ben radicato nella capitale britannica. La pandemia ha reso necessario adottare la consegna a domicilio o avviare attività di vendita al dettaglio per moltissimi ristoratori, ne andava della sopravvivenza dell’attività: alcuni hanno mantenuto quest’ultima anche dopo la riapertura totale, creando una nuova formula commerciale. A ciò si è aggiunta la crisi del costo della vita che ha spinto molti locali a integrare il retail alimentare per migliorare la sostenibilità economica, anche in virtù dell’assenza di iva su prodotti freddi da asporto.

Oggi, riporta London on the inside, la tendenza sembra in impennata: non solo ristoranti che vendono alimentari, ma soprattutto gastronomie che includono servizi di ristorazione vera e propria. La tendenza è ben nota anche a New York, dove food hall e supermercati che servono pietanze calde stanno vivendo un vero boom, come testimoniato da selezioni del New York Times e di Grub Street. Un fenomeno analogo si sta affermando anche a Parigi, segnalando una trasformazione globale del modo di consumare cibo urbano. In Francia però il fenomeno è più radicato: l’influenza italiana c’è da sempre, anche se non lo ammetterebbero mai, e la tradizione di salumi e formaggi antichissima ha reso questo passaggio più semplice. Discorso diverso è per gli anglosassoni.

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Londra vanta esempi affermati, come la ScandiKitchen aperta nel 2007 nel West End: una gastronomia scandinava che serve smørrebrød (una sorta di bruschetta) e offre oltre 600 prodotti nordici in vendita. Altri esempi più recenti includono Del’Aziz, con specialità del Mediterraneo orientale servite davanti alla zona della Tate Modern, e Lina Stores, salumeria italiana storica a Soho, attiva da oltre settant’anni. I big come Harrods mantengono le loro food hall storiche, offrendo panetterie, salumerie, pasticcerie e bar interni, un modello consolidato di ibridazione fra vendita e consumo.

Sebbene manchino dati precisi sul numero totale di gastronomie attualmente attive rispetto al passato, l’espansione di food hall e negozi ibridi è evidente. Locali come Market Halls Victoria, che ospita più commercianti alimentari, bar e terrazze sul tetto accanto alla stazione Victoria, illustrano la crescita di questa formula come riportato da Secret London. Le guide gastronomiche segnalano luoghi come Borough Market e Mayfair Market, dove si può acquistare e consumare in un contesto aperto ma strutturato.

Anche il pubblico percepisce questa trasformazione. I social sono invasi da post e discussioni su dove mangiare curry o dove acquistare snack da sgranocchiare mentre si passeggia per strada. Come si dice? Ogni difficoltà nasconde una soluzione e così i londinesi si sono ritrovati a superare gli impegni dati dal covid trasformando dei negozi in format mantenuti in pianta stabile, apprezzati per la loro praticità, flessibilità e capacità di ottimizzare lo spazio urbano. Più che un fenomeno passeggero, rappresenta oggi una delle evoluzioni significative della cultura alimentare urbana della metropoli.

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Foto da Shutterstock

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