Diciassettesimo festival del gelato a Palermo

Sherbeth: 5 cose da sapere sul festival del gelato che torna a Palermo

Appuntamento dal 7 al 10 novembre con una nuova formula: doppia giuria tecnica e critica, talk sul futuro di coni e coppette, valori nutrizionali in etichetta, gusti gastronomici nei ristoranti e selezione anonima dei maestri.

Ci sono food festival in cui si partecipa per assaggiare. E poi c’è Sherbeth, dove andare per capire perché il gelato italiano è diventato una cosa seria. Non solo cremoso, non solo “buono”, ma oggetto di studio, di concorsi internazionali, di dibattiti su zuccheri, tecniche di mantecazione, sostenibilità, perfino di dispute culturali. E il teatro naturale di tutto questo non può che essere Palermo, la città che ha trasformato il gelato da lusso aristocratico a rito quotidiano, e che tre secoli fa ha esportato la sua arte fino a Parigi grazie a un palermitano, Francesco Procopio Cutò, il primo a capire che il freddo poteva diventare cultura prima ancora che dessert.

Dal 7 al 10 novembre 2025 Sherbeth torna in piazza Verdi per la sua 17esima edizione e, per chi lo ha seguito fin dagli esordi, è evidente che il festival non è più soltanto una vetrina di gusti: è diventato un osservatorio sul presente e sul futuro del gelato artigianale. Con una differenza sostanziale rispetto al passato: quest’anno il festival non si limita a mettere i maestri ai banchi, ma li mette anche al centro di un confronto pubblico, tra giurie diverse, talk tematici, analisi nutrizionali e collaborazioni con chef, bar e ristoranti della città. Sherbeth, insomma, passa dal “gelato da mangiare” al “gelato da capire”. E lo fa senza perdere la sua identità popolare, ma aggiungendo uno strato in più: quello del pensiero gastronomico.

Davide Alamia (organizzatore di Sherbet), Roberto Lagalla (sindaco di Palermo) e Giovanna Musumeci (gelatiera siciliana e membro del comitato direttivo di Sherbet) ph. FNieddu

Le 5 novità che cambiano davvero Sherbeth 2025

1. Il concorso non avrà più una sola giuria: tecnica e critica si confrontano

Il concorso internazionale dedicato a Francesco Procopio Cutò non cambia solo i nomi dei concorrenti, ma cambia il modo in cui si stabilisce chi vince. Per la prima volta non ci sarà una sola giuria: accanto a quella tecnica – fatta di analisti del gusto, docenti, esperti di bilanciatura – ne entra una seconda, formata da giornalisti, critici e professionisti del racconto gastronomico.
L’idea è chiara: il miglior gelato non è solo quello che “funziona in laboratorio”, ma anche quello che lascia un segno nella memoria di chi lo mangia e lo racconta. Sherbeth vuole misurare entrambi gli aspetti.

«Vogliamo capire se la distanza tra giudizio tecnico e percezione critica è reale oppure solo presunta», spiega l’organizzatore Davide Alamia. «Sarà uno dei test più interessanti del festival».

2. Il gelato non viene più presentato come “dolce tentazione”, ma come alimento

Quest’anno sui banchi degustazione non troveremo solo l’elenco ingredienti. Ci saranno anche valori nutrizionali, zuccheri, percentuali e persino l’indice glicemico.
È un cambio di linguaggio prima ancora che di comunicazione: il gelato smette di essere il colpevole della dieta e diventa un prodotto alimentare che può essere sano, equilibrato, bilanciato. E molto dipende da come viene fatto.

Riduzione degli zuccheri, migliore qualità dei grassi, ricette vegetali, fibre funzionali e gelato “gastronomico” sono ormai parte della ricerca attuale. Sherbeth decide di renderlo visibile al pubblico, non di tenerlo dietro le quinte.

«Il gelato è un alimento, punto. Se fatto bene non va nascosto ma spiegato» sottolinea la guru della granita Giovanna Musumeci nonché membro del Comitato Direttivo.

3. Nascono i talk: il festival diventa anche un luogo di discussione

Sherbeth inserisce nel programma una cosa che mancava: la possibilità di discutere apertamente del gelato, non solo di mangiarlo. Per la prima volta ci saranno incontri pubblici su temi che da anni rimbalzano tra gelatieri, giornalisti e consumatori senza mai trovare un tavolo comune: cosa significa davvero “artigianale”? Chi decide quali gelaterie meritano di essere in classifica? Le ghiacciaie siciliane possono diventare patrimonio Unesco? Il gelato può stare in un menu gastronomico, non solo in una coppetta?

Non saranno talk decorativi: dialogheranno gelatieri, docenti, storici del gusto e comunicatori. È il segnale più evidente del fatto che Sherbeth non vuole essere solo evento pop, ma spazio di pensiero sul gelato contemporaneo.

4. Il gelato esce dalla piazza e va nei ristoranti

Per la prima volta, una parte del festival non avrà luogo solo davanti al Teatro Massimo. Alcuni dei maestri gelatieri saranno ospiti di ristoranti, bistrot e cocktail bar della città, dove realizzeranno piatti salati, pairing con distillati, dessert collaborativi con chef locali, gelati a base gastronomica e persino drink ghiacciati.

Un modo per ribadire una verità che nel settore è chiara da anni: il gelato non è solo un dessert, può essere un ingrediente. E Palermo, con la sua cucina che mescola agrumi, mare e spezie, è il posto ideale per dimostrarlo.

5. “L’innovazione è una tradizione”: non uno slogan, ma una linea curatoriale

Il payoff dell’edizione 2025 potrebbe sembrare una frase da manifesto, invece fotografa esattamente la direzione del festival: innovare senza perdere radici.
Per questo la selezione dei gelatieri quest’anno è stata anonima, per evitare favoritismi di nome e le masterclass non saranno dimostrative, ma vere lezioni per professionisti su bilanciatura, riduzione degli zuccheri e nuove tecniche.

Sherbeth non è più solo il posto dove assaggiare gusti nuovi: è un’occasione in cui capire perché quei gusti esistono, da dove arrivano e dove stanno andando.

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