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In Calabria c’è un frutto esotico buonissimo diventato ormai autoctono

Scoprite cos’è l’annona calabrese che viene coltivata nella fascia tirrenica della regione: sapore di terre lontane, coltura antica e nuove tradizioni gastronomiche mediterranee.

Se pensate che i frutti tropicali crescano soltanto in climi equatoriali, è tempo di ricredervi. Sulla costa tirrenica della Calabria, tra i terrazzamenti che guardano il mare e i microclimi temperati, prospera da oltre un secolo l’annona, una specie di frutto esotico che ha trovato in questo angolo del Meridione una seconda patria.

Conosciuta anche come cherimoya nel mondo ispanico, o custard apple nei paesi anglofoni, l’annona è originaria dell’America centrale e delle Ande. In Calabria si coltiva in particolare nella fascia compresa tra Reggio Calabria e il promontorio di Capo Vaticano, grazie alle condizioni favorevoli garantite dalla vicinanza del mare, dall’assenza di forti escursioni termiche e da un’umidità costante, perfetta per la maturazione di questo frutto delicatissimo.

La varietà più diffusa è Annona cherimola, introdotta nel Sud Italia tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento da viaggiatori, botanici e agronomi che si occupavano della sperimentazione di colture subtropicali nel bacino del Mediterraneo. Da allora, l’annona è diventata parte della tradizione rurale di alcune famiglie calabresi, coltivata con cura in piccoli appezzamenti e raccolta rigorosamente a mano tra fine settembre e novembre.

Un sapore inconfondibile

Il profumo dell’annona calabrese è uno degli elementi più sorprendenti per chi la assaggia per la prima volta. Dolce, fragrante, intensamente fruttato, richiama il mango, la banana, la vaniglia, il cocco e perfino un tocco di ananas. La sua polpa, morbida e cremosa, è attraversata da semi scuri facilmente eliminabili e viene consumata per lo più al cucchiaio, quando il frutto ha raggiunto la piena maturazione.

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Foto di Agricola Arangara

Per gustarla al meglio, è importante lasciarla maturare fuori dal frigorifero finché non diventa cedevole al tatto, un po’ come si fa con l’avocado. Una volta aperta, va consumata rapidamente per non alterarne il gusto e la texture. È ottima al naturale, ma in alcune pasticcerie calabresi viene impiegata per farcire crostate, mousse e dolci al cucchiaio. Alcuni gelatieri artigiani la stanno anche valorizzando come ingrediente per sorbetti di alta qualità, capaci di racchiudere nel palato la sintesi fra esotico e mediterraneo.

Coltivazione, biodiversità e sostenibilità

L’annona calabrese rappresenta un raro esempio di frutto tropicale autoctonizzato in Italia, e proprio per questo assume un grande valore agronomico e culturale. I produttori locali, spesso riuniti in piccole cooperative o aziende a conduzione familiare, si impegnano a coltivarla secondo metodi tradizionali, senza uso intensivo di fitofarmaci e con tecniche a basso impatto ambientale.

Non esiste ancora una filiera industriale dell’annona in Calabria: la produzione resta limitata, con volumi ridotti e per lo più destinati al consumo locale. Questo ha fatto sì che il frutto mantenesse intatte le sue caratteristiche organolettiche, al riparo dalle logiche del mercato di massa. Recentemente sono nate iniziative per ottenere un riconoscimento Igp o presidio Slow Food, a tutela della biodiversità e della trasmissione del sapere agricolo.

La raccolta avviene manualmente, con gesti che richiedono delicatezza e attenzione. Il frutto, infatti, non sopporta lunghi trasporti né lavorazioni post-raccolta invasive, motivo per cui è ancora difficile trovarlo nei grandi circuiti della distribuzione nazionale. Chi ha la fortuna di trovarlo in un mercato contadino o direttamente da un produttore locale scoprirà un’esperienza gustativa rara, che profuma di sole e territorio.

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