Il black lime, conosciuto anche come lime nero, limetta o loomi, è un ingrediente tradizionale del Golfo Persico oggi riscoperto da chef e appassionati in tutto il mondo. Si tratta di lime verdi sbollentati in acqua salata e successivamente lasciati essiccare al sole fino a raggiungere una consistenza leggera e fragile e un colore marrone scuro quasi nero. Il risultato è un frutto che concentra acidità, amaro e note affumicate, trasformandosi in una spezia versatile.
Origini e diffusione
L’origine del black lime si colloca in Oman, dove era utilizzato come metodo di conservazione nei mesi caldi e secchi. La pratica si è diffusa anche in Iran, Iraq e altri Paesi mediorientali, dove il lime essiccato è parte integrante di ricette tradizionali come stufati, zuppe e piatti a base di riso. Nel tempo è diventato un ingrediente identitario della cucina persiana e irachena. Grande punto di forza del prodotto è la sua capacità di conservazione: il black lime intero può essere conservato fino a due anni in contenitori ermetici e in luogo asciutto. La versione in polvere, più delicata, mantiene intatto l’aroma per alcuni mesi e andrebbe consumata entro un anno.
Sapore, benefici e come si usa in cucina
Durante l’essiccazione la polpa si disidrata e la scorza si ossida, sviluppando aromi unici. Rispetto al lime fresco, il black lime ha un’acidità più intensa, una componente amara accentuata e sfumature affumicate e terrose. In alcuni casi emergono note di umami, simili a funghi secchi o miso, che lo rendono adatto a preparazioni complesse e strutturate.

Oltre al valore gastronomico, il black lime contiene vitamina C, fibre, minerali come potassio, calcio e ferro e composti antiossidanti. Nella tradizione locale è stato associato a effetti digestivi e benefici sul sistema immunitario, sebbene tali proprietà vadano considerate come parte di un contesto alimentare più ampio.
Il black lime viene utilizzato intero, forato o spezzato, per insaporire zuppe, stufati e piatti di riso, rilasciando gradualmente aroma durante la cottura. Ridotto in polvere diventa una spezia da cospargere su carni, pesci o verdure, o da inserire in miscele come il baharat. È diffuso anche sotto forma di infuso tradizionale, noto come chai noomi basra. Negli ultimi anni è entrato nelle cucine contemporanee internazionali: chef come Yotam Ottolenghi lo hanno impiegato in marinature, insalate, piatti vegetariani e dessert. Alcuni bartender lo sperimentano nei cocktail, mentre in pasticceria viene usato per bilanciare la dolcezza di mousse e cioccolato.