Dal 5 all'11 maggio la città delle due torri ospita un evento del vino diffuso per il suo centro

Bologna Wine Week, la città alza il calice

Il capoluogo emiliano-romagnolo accelera la sua corsa per diventare un nuovo punto di riferimento del vino in Italia. Dal 5 all’11 maggio, “La Grassa” e il suo centro storico si trasformano in un hub culturale diffuso dedicato al bere consapevole.

La statua di Nettuno domina piazza Maggiore, ma questa volta non guarda solo la folla dei turisti: sotto il suo sguardo severo, il cuore di Bologna si trasforma in una grande enoteca a cielo aperto. La terza edizione della Bologna Wine Week, in programma da lunedì 5 a domenica 11 maggio, cambia volto e ambizioni, spostando il baricentro dell’evento da piazza Malpighi a piazza Nettuno e trasformando il centro storico in un palcoscenico del gusto.

Ma non è solo questione di calici. Il vero fermento, quest’anno, sembra essere quello culturale.

Vino pop, ma non banale

Nata come manifestazione rivolta ai winelovers e non agli addetti ai lavori – in controtendenza rispetto ai grandi eventi B2B come FIVI e Slow Wine che hanno recentemente traslocato a Bologna – la Wine Week rivendica il suo spirito popolare e accessibile. Un evento B2C in una città che, dopo aver “soffiato” a Modena anche la Champagne Experience, sembra ambire al titolo di nuova ambassador del vino italiana.

Sessanta locali coinvolti nella settimana off, ognuno con una selezione dedicata a etichette regionali: una mappa del bere che si estende ben oltre le mura di Palazzo Re Enzo, dove sabato e domenica si concentreranno le degustazioni ufficiali con 80 cantine da tutta Italia con una fortissima presenza di realtà emiliano-romagnole e in particolare dei Colli Bolognesi. Tra le insegne partecipanti c’è anche Enoteca Ebrezze, piccola realtà con cucina di Luca Ricotti e Gian Marco Gabarello (quest’ultimo anche organizzatore della Bologna Wine Week) dove sono raggruppate molte delle loro passioni: il vino, i cocktail e la buona tavola.

Un format che punta non solo sulla quantità, ma sulla contaminazione: vino, certo, ma anche mixology, distillati, masterclass, talk e pairing con Parmigiano Reggiano mentre si sorseggiano calici di Pignoletto (masterclass di sabato 10 maggio dalle 12:30 alle 13:30). Il formaggio italiano più famoso avrà anche un altro spazio dedicato nel pomeriggio di domenica con gli assaggi di diverse stagionatura. Tra le altre degustazioni segnaliamo anche quella dedicata al Lambrusco.

Sala Borsa: il vino che pensa

Il venerdì, la cornice della Sala Borsa ospita momenti di riflessione sul mondo del vino. Enoturismo, sostenibilità, nuovi consumi: parole che spesso rischiano di diventare etichette da brochure, ma che qui si tentano di affrontare con esperti, professori, enologi e giornalisti. Si parla anche di giovani e di nuove tendenze: ma l’impressione è che il vero tema sia come il vino può ancora raccontare il territorio in modo contemporaneo, senza cedere al folklore o all’autocelebrazione.

Più identità, meno vetrina?

La Bologna Wine Week, ideata da Gian Marco Gabarello e sostenuta da un fitto parterre di sponsor locali e nazionali, sembra voler dire che c’è spazio per un altro modo di fare eventi enogastronomici. Non solo fiere, ma esperienze diffuse. Non solo tecnicismi da sommelier, ma cultura del vino come patrimonio collettivo.

Funzionerà? Dipenderà dalla capacità di tenere insieme le due anime dell’evento: quella da “centro commerciale” del vino (tra calici, token e banchi d’assaggio) e quella da laboratorio urbano, che porta il vino nei luoghi simbolici della città e lo intreccia al quotidiano. La terza edizione è quella della maturità, ma anche dei primi veri interrogativi sul futuro.

Bologna può davvero diventare un nuovo punto di riferimento del vino? Forse. A patto che non smetta di chiedersi cosa vuole raccontare, oltre a cosa vuole vendere.

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