chez-marius-ristorante

Chez Marius: un bistrot parigino con anima (molto) italiana

Dal cuore di Dimitri alla grinta di Huyen, a Parigi c’è un indirizzo dove la cucina da osteria si fa avanti tra il tintinnio dei bicchieri e battute tra hipster e bohémien.

Chez Marius è un bistrot vivace e un pizzico anarchico che potete trovare nel cuore del X arrondissement parigino, non una zona molto turistica. Ideato dallo chef veneto Dimitri Gris e della “cuoca aspirante nonna” Huyen Tran Thi Thu (nata ad Hanoi, in Vietnam, da padre romano, si è trasferita in Italia all’età di 5 anni), il locale mescola tradizione gastronomica di frattaglie e cucina rustica italiana con una delle selezioni di vini più apprezzate della città.

Un’anima italiana in un clima parigino bohémien

Entrare da Chez Marius significa immergersi nella scena bohémien parigina più autentica. Le pareti sono tappezzate di specchi antichi al mercurio e trofei di caccia recuperati in qualche vide-grenier francese, creando un décor tanto eclettico quanto teatrale. L’atmosfera è calda, a tratti volutamente grottesca, con il tintinnio dei bicchieri e il brusio delle voci che riempiono la sala ancor prima che si varchi la soglia. Un luogo dall’energia autentica e un po’ frenetica, ideale per serate conviviali in compagnia.

chez-marius-ristorante-dimitri-gris
Foto dal profilo Instagram del ristorante

Ma in un luogo del genere, che sembra scritto da Owen Wilson in Midnight in Paris, cosa c’entra l’Italia? È merito (o colpa) dello chef Dimitri Gris. Il cuoco, nativo della provincia di Milano, cresciuto a Lentiai, un paesino di montagna vicino Belluno, ci racconta con ironia di essere arrivato nella capitale francese per amore e di aver trovato in questo quartiere il terreno ideale per fondere la cucina veloce e gustosa con una proposta enoica da bar à vin: «Il 95% della motivazione del mio trasferimento è data dal voler seguire la mia partner in crime, Huyen. Lei lavorava con gli Alajmo e, nel 2013, aprirono Caffè Stern qui e quindi dovette trasferirsi. Fui comunque ben felice: il 5% restante era l’ambizione. Parigi è come la Champions League per un ristoratore. Qui le persone mangiano al ristorante anche quattro volte alla settimana. Nonostante il clima, che magari offre meno vegetali rispetto all’Italia, hai tanti ingredienti di ottima qualità a disposizione con cui divertirti. Volevo un locale dove si mangiasse bene e si bevesse meglio, ed eccoci qua».

Gusto, frattaglie e pain perdu: la cucina che non perdona i sensibili

Chez Marius non è un locale per deboli di cuore. Qui trovate cervello di vitello, tartare servita nel midollo e gnocchi al tartufo dal sapore molto spiccato che vi fanno dimenticare qualunque frustrazione. I piatti cambiano spesso a seconda del mercato, del mood degli chef e del vino che scorre. Il menu quasi non esiste, è scritto su una lavagna e potete trovare un giorno la pasta all’aragosta e un altro giorno scorfano all’acqua pazza.

chez-marius-ristorante-dove-mangiare-parigi
Foto dal profilo Instagram del ristorante

Il midollo, il baba ganoush, il carpaccio di tonno e soprattutto il pain perdu caramellato con gelato al caffè – pura goduria – sono i veri cavalli di battaglia del ristorante. Il resto, invece, cambia spesso: una continua scoperta. Ed è proprio questo il bello, perché invita a vivere da epicurei, attenti alle piccole gioie, come quelle che nascono dalla sorpresa.

Vini che cantano, servizio che sorride

Il punto di forza non è solo in cucina. La carta dei vini è vastissima e disegnata come un’opera grafica sui muri del locale. Punto di forza però è la capacità di vendita: suggeriti con estro e senza invadenza, uno storytelling vero che incanta grazie a un personale simpatico e genuino, capace di accogliere chiunque con una battuta. L’impressione è di stare a casa di amici ed è proprio questo che voleva Gris fin dall’inizio: «Appena arrivato ho aperto un locale con dei soci che poi ho chiuso perché avevamo visioni differenti. Da Chez Marius sono arrivato nel 2016, aperto con Yannik Aubree, e volevo un ristorante fatto a modo mio, un bistrot che mi rappresentasse. Lo abbiamo così perché Marius è il nome del figlio di Yannik, che all’epoca aveva solo tre anni».

Ma cos’è che differenzia questo ristorante dai tanti altri bistrot parigini? In realtà questa formula ristorativa era in grande crisi a quei tempi: «Devi sapere che in quel periodo, questi locali erano in una decadenza incredibile. La Parigi di inizio Duemila era stata in grado di omologare tutti i vecchi bistrot, molti dei quali avevano chiuso per poi riaprire. C’era una crisi profonda nell’osteria francese: tutti i ristoranti avevano mantenuto quell’atteggiamento e quell’estetica nell’arredamento ma nessuno più faceva cucina originale da osteria, che alla fine è simile alla nostra.

La cucina francese classica è stagionale e si basa su frattaglie e cacciagione. Questi erano diventati elementi del fine dining, abbandonando i bistrot. Ci siamo ritrovati così con tanti bar à vin con delle carte dei vini mostruose, bellissime, in cui si mangiava però molto male. Contemporaneamente c’erano tante osterie italiane in cui si mangiava bene ma si beveva male. Volevo fondere le due cose. Con Yannik e soprattutto con Huyen, vera artefice di questa fusione, siamo riusciti a portare la la cucina tradizionale italiana, con le frattaglie romane, nella ristorazione parigina e vini francesi di alto livello abbinati a questi piatti».

Gli inizi non sono stati semplici, «ci abbiamo messo un paio d’anni per ingranare e poi il covid ci ha dato una mazzata ma dal 2021 di nuovo bene». E oggi Chez Marius è diventato uno degli approdi sicuri per gli chef, italiani e non, di passaggio nella Capitale francese. Il ristorante è molto conosciuto nell’ambiente e noi stessi ci siamo arrivati grazie all’imbeccata di alcuni stellati nostrani che ce lo hanno indicato come ristorante in cui ci si diverte. Effettivamente questa è diventata una caratteristica di Chez Marius secondo Gris: «Mi fa sempre sorridere questa cosa perché non era quella l’ambizione ma ogni giorno vengono a mangiare degli chef che lavorano in posti fighissimi, con due o tre stelle Michelin, e poi si ritrovano qui. È una bella soddisfazione».

Alla fine, Chez Marius non è un semplice bistrot: è un piccolo teatro parigino dove i piatti diventano personaggi e i calici recitano battute improvvisate. Qui ci si può sentire dentro una poesia di Jacques Prévert: fatta di gesti semplici, di sapori quotidiani capaci però di accendere la serata come fosse una festa. Oppure, per dirla con Queneau, la cucina sembra divertirsi a giocare con le regole, piegandole e reinventandole ogni volta. Così, tra un cervello di vitello e un pain perdu, ci si accorge che la poesia non abita solo nei libri, ma può rivelarsi anche in un boccone ben riuscito.

Maggiori informazioni

Chez Marius
11 rue de Chabrol, Paris, France 75010
@osteriachezmarius

Condividi

Facebook
Twitter
LinkedIn
Articoli
correlati