C’è un posto in Sabina dove si pranza con hummus, si beve Grechetto umbro e poi ci si sdraia su un’amaca. Il Convivio Vegetariano si chiama così, ma più che un convivio formale è una specie di rifugio verde, collinare e rilassato, creato da due donne che fanno tutto: cucinano, servono, coltivano l’orto, organizzano concerti e corsi di scrittura per scrittori svedesi (il prossimo è in programma a settembre).
Una di loro è Eva André, svedese di nascita ma romana d’adozione da oltre trent’anni. Prima del Covid era socia di un bistrot a Roma, il Blå Kongo, vicino a piazza Fiume. Poi, come molti, ha fatto i conti con la pandemia, la città e la voglia di cambiare. O meglio, di togliere. «A Roma non avevamo mai avuto una vera cantina. Qui sì. E non volevamo fare più le cose di corsa». Così, insieme all’amica e socia Paola Coronati, ha recuperato un casale abbandonato a Collevecchio, un’oretta da Roma, e ha preso in gestione un posto minimo, nel senso più letterale: massimo 25 coperti, aperto solo da giovedì a domenica, una cucina vegetariana che cambia ogni settimana e una gestione che definire snella sembra un eufemismo.
Hummus, orto e relax
Niente carne né pesce, ma tanti hummus (quasi sempre presenti), verdure crude, formaggi di piccoli produttori e una certa devozione per la patata: ripiena, arrosto, in tortino. A sorpresa, spunta spesso la cacio e pepe, «per accontentare tutti», dice Eva. Un’idea di cucina semplice, stagionale, con ingredienti locali: le verdure arrivano da VerdeFoglia a Gavignano, i formaggi dalla Fattoria Lucciano a Civita Castellana e da piccoli casari della zona come Fattoria Marcellini. Nel corso dell’anno, anche il piccolo orto di proprietà fa la sua parte: in questa stagione ci sono zucchine, cetrioli, kale, pomodori, tutte le erbe aromatiche e girasoli alti cinque metri che finiscono nei vasetti sui tavoli.
La sala è al piano di sopra, ma chi può preferisce restare fuori, nel giardino tra alberi e fiori, tra concerti acustici, yoga e amache. Sembra la solita storia da fuga dalla città, ma qui l’atmosfera non è new age né snob. È più da merenda allungata, con birre artigianali (Birrificio Poggio Mirteto), un calice di un piccolo produttore di vino – perlopiù del Centro Italia – e dolci svedesi fatti in casa: sbriciolate, kanelbullar (girelle alla cannella) e altri dessert nordeuropei.
Niente servizio impostato, niente menu fissi: ogni settimana cambiano i piatti e l’unica certezza è che saranno vegetariani. Una scelta tutt’altro che scontata in una zona di campagna dove «non è facile essere vegetariani», come dice Eva. Eppure questo è il terzo anno che il Convivio Vegetariano resta aperto con costanza (con una breve pausa solo a gennaio e febbraio). Si cena il giovedì, si fa pranzo e cena da venerdì a domenica. E se capita che tra un corso di scrittura e un ritiro di yoga si fermino anche 3 o 4 ospiti in più, «ci si stringe un po’».