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Crisi della nocciola, il gianduiotto a rischio: come l’impennata dei prezzi minaccia la tradizione torinese

Tra raccolti in calo, rincari record e nuove rotte di approvvigionamento, il simbolo dolciario del Piemonte affronta la crisi più grave della filiera corilicola italiana.

Il dolce simbolo del Piemonte, il gianduiotto di Torino, potrebbe presto diventare un bene di lusso. La causa è una crisi senza precedenti che sta colpendo la filiera della nocciola, cuore della tradizione cioccolatiera piemontese. L’aumento dei prezzi, i raccolti compromessi e le difficoltà di approvvigionamento stanno mettendo in seria difficoltà sia le industrie dolciarie sia le botteghe artigianali.

A innescare l’allarme è stata la decisione di Ferrero di sospendere temporaneamente gli acquisti di nocciole dalla Turchia, principale produttore mondiale. L’azienda di Alba, che assorbe oltre il 60% della produzione globale, ha reagito all’ennesimo rialzo dei prezzi, valutando forniture alternative da Paesi come Cile, Oregon e Georgia. Una scelta che evidenzia la fragilità del mercato internazionale e il rischio di un cambiamento strutturale nella geografia della produzione.

La produzione italiana in forte calo

L’Italia, secondo produttore mondiale dopo la Turchia, sta vivendo una delle stagioni peggiori dell’ultimo decennio. Secondo le stime delle principali organizzazioni agricole, la produzione nazionale di nocciole è crollata fino al 60–70% in alcune aree chiave come il Piemonte e il Lazio, con un raccolto complessivo inferiore alle 70.000 tonnellate.

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Le cause sono molteplici: cambiamenti climatici estremi, gelate tardive, ondate di calore, infestazioni di parassiti come la Cimice asiatica, e l’invecchiamento degli impianti. In molte zone, i noccioleti non riescono più a raggiungere i livelli produttivi del passato, e alcuni agricoltori hanno già iniziato a riconvertire i terreni a vigneto.

A peggiorare il quadro è il rincaro generalizzato dei costi di produzione e della materia prima. Nei mercati internazionali il prezzo della nocciola ha superato i 18mila dollari a tonnellata, con un incremento del 130% rispetto al 2024.

L’impatto sui prodotti e sui consumatori

La scarsità di materia prima e i costi in aumento si stanno già riflettendo sui prodotti finiti. Creme spalmabili, cioccolatini e pasticceria a base di nocciola registrano rincari medi del 20-30%, con punte del 100% per i prodotti premium o le edizioni natalizie.

Per i cioccolatieri torinesi, la situazione è particolarmente critica. Il gianduiotto, storicamente legato alla nocciola “Tonda Gentile delle Langhe”, rischia di diventare un prodotto di nicchia. I prezzi al pubblico oscillano oggi tra i 20 e i 60 euro al chilo, spingendo i produttori a ridurre le quantità o a cercare nuove strategie per restare sul mercato.

Secondo Guido Castagna, presidente del Comitato gianduiotto Igp Torino, «trasferire integralmente gli aumenti sul consumatore significherebbe trasformare il gianduiotto in un prodotto di lusso. Ma la qualità e la sostenibilità della filiera restano prioritarie» dice al Corriere della Sera.

Il paradosso è che la crisi arriva proprio mentre il gianduiotto sta completando l’iter per il riconoscimento Igp, che ne certificherà la provenienza e la composizione legata alla nocciola piemontese.

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Sul fronte industriale, Ferrero sta proseguendo con il Progetto Nocciola Italia, avviato per aumentare la disponibilità di nocciole di origine nazionale e garantire contratti di lungo periodo agli agricoltori. Parallelamente, l’azienda sta diversificando la produzione con nuovi impianti in Europa e Sud America, per ridurre la dipendenza dal mercato turco, caratterizzato da forti oscillazioni di prezzo e criticità ambientali e sociali.

Le associazioni agricole, invece, chiedono interventi strutturali: rinnovo degli impianti, miglioramento dei sistemi di irrigazione, reti anti-parassiti e riconoscimento dello stato di calamità per le aree più colpite.

Il futuro della nocciola italiana

Il rischio per la nocciola italiana, simbolo del gusto e dell’artigianato dolciario nazionale, è quello di perdere competitività e presenza nei mercati globali. Tuttavia, la crisi potrebbe rappresentare anche un punto di svolta verso una maggiore consapevolezza della qualità e della provenienza delle materie prime.

Per i consumatori, leggere attentamente le etichette di provenienza diventa fondamentale. I marchi di tutela come Igp e Dop garantiscono la tracciabilità e l’origine italiana della nocciola, elementi che distinguono la produzione nazionale dalle miscele importate.

La Tonda Gentile delle Langhe, insieme alle varietà del Viterbese e dell’Irpinia, resta un patrimonio agricolo e culturale da preservare. Il suo futuro dipenderà dalla capacità del sistema agroalimentare di adattarsi ai cambiamenti climatici e di sostenere la produzione locale.

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