C’è chi va in Triennale per vedere una mostra, chi per mangiare. E non troverà il classico “caffè del museo”, ma un vero e proprio ristorante con vista su Parco Sempione. Se lo scorso anno, il colpo d’occhio dall’alto ci aveva colpito per la cucina di Tommaso Arrigoni – che è ufficialmente diventato Innocenti Evasioni / Terrazza Triennale –, quest’anno l’attenzione si sposa al piano terra con il progetto di Cucina Triennale. Il nuovo format ha riportato i locali di ristorazione com’erano all’origine, ariosi, minimali e verdissimi all’esterno: aperto da mattina a sera (colazione, pranzo, cena e aperitivo), sta diventando un indirizzo da tenere a mente anche quando non si ha voglia di vedere niente, se non un piatto di risotto al salto servito con fonduta o gremolada. A completare questo nuovo corso è Voce, l’ex Old Fashion oggi dedicato alla miscelazione e che riprende proprio il legame con la musica (è stato per tanti anni una discoteca) cavalcando il trend dei listening bar.
Un bistrot molto culturale
Situato al Piano Parco del Palazzo dell’Arte, recentemente riqualificato, Cucina Triennale è di fatto un’estensione naturale degli spazi della Triennale. Tre sale luminose, pavimenti in legno, affaccio sul giardino e – ça va sans dire – arredi firmati, come i tavoli di Gigiotti Zanin riprogettati da UniFor o le sedie impilabili di Marco Maturo per Studio Klass.
Il progetto architettonico, firmato da Luca Cipelletti, è un omaggio al disegno originale di Giovanni Muzio del 1933: il ristorante torna al posto in cui era stato pensato, oggi riletto con materiali contemporanei e luci ingegnose progettate da ERCO che valorizzano le travi romboidali del soffitto. Sulle pareti, alcune opere di Alberto Garutti dialogano con il pasto, tra arte e pan brioche.
Wagyu, cotoletta e cocktail: il menu è firmato T’a Milano

La cucina è affidata a T’a Milano, la food company fondata dai fratelli Tancredi e Alberto Alemagna, eredi di quella stessa famiglia che ha portato il panettone nella storia della città. Nel menu? Classici milanesi come la cotoletta con pomodorini e rucola o il risotto al salto, ma anche tartare, mini lobster roll, angus argentino alla brace, french toast al tartufo e proposte vegetariane. Tra i dolci, si va dal tiramisù montato al tavolo ai cannoncini espressi, passando per la torta caprese.
La caffetteria, attiva tutto il giorno, è perfetta per una colazione lenta, una merenda con i bambini o un aperitivo post-mostra. In estate, arriva anche il gelato artigianale firmato T’a, e nelle serate di musica a Voce, il cocktail bar si anima con una drink list curata dal bartender Daniel dell’Olio.
Cucina Triennale è parte di un progetto più ampio
La riqualificazione del Piano Parco, voluta da Stefano Boeri e Carla Morogallo, che ha riportato in vita 2.300 metri quadrati del Palazzo dell’Arte, riallacciando il dialogo tra dentro e fuori, tra architettura e verde, tra cultura e socialità. Il giardino è stato ripensato, la fontana di De Chirico riportata allo splendore originario, i percorsi architettonici ridefiniti con uno sguardo all’accessibilità totale.
E così, anche mangiare diventa parte dell’esperienza. Non un intermezzo, ma un linguaggio tra gli altri. Come dice la direttrice Carla Morogallo: «È stata pensata come uno spazio di incontro e di convivialità all’interno di Triennale Milano. Un luogo in cui risuona la storia dell’istituzione, in cui sentirsi accolti e poter trascorrere parte della propria giornata, pensato per i visitatori di Triennale, per chi viene per un pranzo o una cena, per le famiglie, i gruppi di amici, o ancora i turisti. Il dialogo con il nostro giardino, che ospita opere d’arte e di design e numerose specie di alberi, le grandi vetrate, gli arredi che evocano gli anni Trenta, lo rendono uno spazio ideale per rilassarsi e godere un senso di piacevole “sospensione” dalla frenesia quotidiana, ma al tempo stesso immergersi in una realtà in costante fermento culturale come è Triennale». Perché in fondo, alla Triennale, cultura e cucina sono solo due facce della stessa pausa.