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Molise

CuraTerra, visioni agricole per il futuro

In Molise, un collettivo “dal basso” solleva un aspetto problematico della (eccessiva) diffusione delle fonti di energia rinnovabili a discapito dei terreni coltivati. Per cercare alternative, anche tramite la cultura.

Quella energetica è di certo una delle più grandi sfide che si trova a dover affrontare il pianeta per i decenni a venire, e non c’è dubbio che le cosiddette “rinnovabili” – fonti energetiche non soggette a esaurimento, come ad esempio quella solare tramite fotovoltaico o le pale eoliche che sfruttano l’energia cinetica prodotto dal vento – siano una parte importante della soluzione, da preferire ad altre più “invasive” o destinate a esaurirsi. Sull’altro piatto della bilancia, però, pendono questioni come lo spopolamento delle aree interne e la produzione di cibo “sano”, da terreni sfruttati in maniera virtuosa, sostenibile e rispettosa. Per dirla in parole povere: ha senso che dei terreni fertili, irrigui e potenzialmente fruttuosi e preziosi – tanto per chi li coltiva quanto per chi di quei prodotti si vuole nutrire, ma anche per il mantenimento del paesaggio e per lo sviluppo di un turismo che sia vera risorsa per il territorio – vengano destinati in maniera massiccia a essere coperti da pannelli e pale? O meglio: è intelligente farlo senza però porsi il problema del futuro di quei territori e dei loro abitanti? È giusto che ci siano delle aree considerate più “sacrificabili” di altre? E qual è il discrimine per cui in alcune zone contadini e agricoltori vengono incensati come “custodi” di prodotti e paesaggi e in altre come un intralcio allo sviluppo?

Ci sono domande come queste alla base di CuraTerra, collettivo molisano nato spontaneamente la scorsa estate quando alcuni rappresentanti del mondo agricolo, ma anche accademico, si sono resi conto di quanto fosse in atto (e in previsione ulteriore) una vera e propria “invasione” di progetti per la produzione di energia da fonti rinnovabili sul territorio regionale, e ha deciso di fare qualcosa per salvaguardarlo o quanto meno per sensibilizzare e rendere consapevoli le persone del luogo su quanto sta accadendo e sui suoi rischi. «Eravamo in azienda da noi per la presentazione di un libro, tipo di eventi che ci piace ospitare, e si è palesata la voglia diffusa di fare qualcosa», racconta Francesco Travaglini, che da almeno due decenni con la sua azienda Parco dei Buoi a San Martino in Pensilis – dove nasce un olio extravergine eccellente ma anche frutta deliziosa come pesche e albicocche, e altro ancora – agisce non solo da agricoltore ma da “motore propositivo” per questa regione spesso trascurata da molti e lasciata un po’ a se stessa.

Naturalmente, l’obiettivo non è quello di condannare e avversare le rinnovabili tout court. «È chiaro che siamo tutto favorevoli all’energia da fonti rinnovabili, ma nei limiti di una gestione a medio e lungo termine di un territorio», specifica Travaglini. «Qui parliamo di numeri incredibili: oltre 4.500 ettari da destinare al fotovoltaico e 220 pale eoliche, oltre a quelle già esistenti, mentre è in fase di decisione la creazione di un impianto eolico offshore al largo di Termoli. Tenendo conto che il Molise è già autosufficiente energeticamente e produce oltre il 100% del suo fabbisogno da fonti rinnovabili, quello che si prospetta è che si voglia far diventare la regione una sorta di hub energetico nazionale. Sappiamo che ci sono situazioni simili anche in altre zone, come in Tuscia o in Calabria, ma in proporzione alla terra che abbiamo a disposizione qui da noi la cosa si pone come decisamente più problematica, sia in termini produttivi sia di deturpazione del paesaggio. E la cosa che più ci preoccupa è che questo stia avvenendo piuttosto sottotraccia. Vorremmo invece più trasparenza, e più consapevolezza nelle persone che vivono qui anche riguardo alle possibili conseguenze: se occupassimo tutti i terreni agricoli con pannelli fotovoltaici, con un ritorno immediato innegabile per chi magari è proprietario dei terreni ma, anche in mancanza di un programmazione produttiva, non riesce più a sfruttarli, ci troveremmo di fronte a uno stop di quelle dinamiche che negli ultimi anni erano state favorevoli allo sviluppo di un turismo lento e alle produzioni gastronomiche di eccellenza. E magari tra trent’anni ci troveremmo a dover iniziare di nuovo da zero».

C’è da specificare che non si tratta di un movimento “antagonista” a prescindere, né nato sull’onda emotiva o da una visione di parte: CuraTerra vede il coinvolgimento di docenti dell’Università del Molise come la professoressa Letizia Bindi e il professore Angelo Belliggiano, che sono anche direttrice e vice-direttore del Centro Interdipartimentale per la Ricerca “Risorse Bio‐Culturali e sviluppo locale”, o BioCult. Il progetto è stato inserito nel Piano di Rilevante Interesse Nazionale dell’Università del Molise (PRIN), che ne monitora l’attività, ed è basato su un’analisi oggettiva dei dati, anche riguardo allo spopolamento e della crisi demografica: ogni anno il Molise perde l’1% della popolazione, pari a circa 3mila persone, un paese che scompare; fattore, questo, che per qualcuno potrebbe essere un vantaggio ponendo pochi problemi all’espansione così massiccia degli investimenti sulle rinnovabili. Ma CuraTerra non ci sta; e l’obiettivo è appunto quello di sensibilizzare e di proporre alternative, anche attraverso la cultura e le azioni condivise.

Così ad esempio, tra le prossime iniziative c’è la tavola rotonda in programma il 29 febbraio, dalle 16.30, presso l’aula magna dell’Istituto Tecnico Agrario di Larino per affrontare il tema dell’uso della terra molisana in questa fase di transizione energetica. In quell’occasione sarà presentata l’analisi attuata da Vincenzo Nardelli, statistico e ricercatore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che evidenzierà per esempio come, sul territorio di soli cinque comuni molisani, se gli iter si concluderanno positivamente, si produrrà tanta energia quanta ne producono 11 regioni italiane messe insieme. Oltre a Bindi e Belliggiano, che parleranno rispettivamente degli impatti socio-culturali delle Comunità Energetiche e del potenziale economico legato alle produzioni agricole, interverrà anche Vincenzo Finelli, direttore di Orogel Fresco, azienda che nel basso Molise sarebbe interessata a incentivare i prodotti ortofrutticoli da destinare alla distribuzione sul mercato del fresco italiano ed europeo, a fronte del previsto calo produttivo in altre regioni vocate, legato ai cambiamenti climatici e alle difficoltà agronomiche degli ultimi anni.

E visto che a volte le immagini sanno essere più efficaci delle parole, il pomeriggio si concluderà con la proiezione – introdotta dai produttori Pilar e Manfredi Saavedra, fratelli di origini larinesi – del film Alcarràs di Carla Simon, Orso d’Oro a Berlino nel 2022: ambientato in Catalogna, racconta di un dramma familiare sulla scomparsa dell’agricoltura legata proprio all’istallazione di pannelli solari sui frutteti dove crescono peschi.

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CuraTerra

foto Shutterstock

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