Cerca
Close this search box.
Lorenzo Cogo

Dal menu stellato al piatto pronto

Si chiama Loco la zuppa gourmet pronta in tre minuti lanciata da Lorenzo Cogo, ma sono tanti gli chef che hanno portato la propria cucina nelle case degli italiani, valorizzando un ingrediente in particolare: il pomodoro.

Dopo la chiusura di El Coq nel 2020, per ritrovare la cucina di Lorenzo Cogo bisogna scorrere nella sezione “dove sono” del suo sito che lo riconduce al Dama di Venezia, nella trattoria contemporanea di famiglia a Thiene, località vicentina in cui è nato, oppure in uno dei supper club che organizza. Da oggi, però, l’enfant prodige accolto da giovanissimo nell’olimpo degli stellati entra anche nelle case degli italiani portando l’alta ristorazione nel mondo della grande distribuzione.

L’ultima novità si chiama “Loco” – dalle iniziali del suo ideatore – ed è un concept volutamente “matto”: una zuppa gourmet liofilizzata, pronta in tre minuti. Dopo anni di studi, ricette e prove, questa linea vuole posizionarsi come alternativa sana e bilanciata –  è vegana, senza lattosio e senza glutine – ai pasti già pronti e presenti nella Gdo (da acquistare direttamente sul sito o negli store selezionati), e lo fa attraverso tre gusti diversi: dal preparato con pomodoro, olive, basilico e limone a quello con zucca, carota, arachidi e arancia mentre il più “gastronomico” ha il sapore di spinaci, nocciola e tartufo

Negli shop online degli chef non manca il pomodoro

Lorenzo Cogo non è il solo ad aver “confezionato” il tocco dello chef in un prodotto pronto all’uso. Che dire delle conserve di Ciccio Sultano che con Testa Conserve ha racchiuso gli “umori” del mare siciliano in un vasetto di vetro e, in alcuni casi, in veri e propri kit per cimentarsi ai fornelli (le istruzioni sono sul retro della scatola); come per il Taratatà, una box che contiene l’omonima salsa  fatta con alici Testa, mandorla siciliana, succo e buccia di agrumi, poi gli spaghettoni alla chitarra di grani antichi siciliani, peperoncino rosso, la croccante e fragrante muddica atturata e l’olio extravergine sempre locale. È nella latta, in bottiglia o nel classico vaso il pomodoro made in Sud con cui il campano Gennaro Esposito raggiunge tutta Italia, e con la stessa gestualità di aprire un barattolo di pacchetelle pelate Antonino Cannavacciuolo risveglia il profumo di anni e anni di tradizione partenopea: i suoi pomodorini vengono raccolti tra le colline dell’Italia meridionale, per poi essere pelati e tagliati a filetti, ovvero “a pacchetelle”. Un metodo antico, utilizzato per facilitare il loro inserimento nelle bottiglie di vetro, un tempo utilizzate come contenitori. Come per buona parte delle materie prime vegetali usate nella cucina stellata di Taverna Estia, anche i pomodorini del Piennolo Dop, rossi e gialli, che i fratelli Sposito valorizzano nelle loro conserve, provengono dai terreni di Vincenzo Egizio, agricoltore e custode della varietà di ortaggi e alberi da frutto tipici del territorio a rischio di estinzione. Il segreto dei famosi “Paccheri alla Vittorio”? La salsa conta tre tipologie di pomodori: il San Marzano, dalla forma allungata e la polpa carnosa e compatta; il Pachino, dalle bacche rotonde di colore rosso acceso con la sua polpa soda e zuccherina; il Datterino giallo, il famoso “pomo d’oro”. Per un primo piatto da tre stelle Michelin lo shop online di Da Vittorio ha pensato anche a mettere in vetrina questa base per un’infinità di preparazioni che, abbinata al formato dei paccheri, darà l’impressione di cucinare fianco a fianco con i Fratelli Cerea. Nella dispensa virtuale degli Alajmo c’è anche un focus sui condimenti che, oltre alla semplicità delle loro passate di pomodoro, nel periodo delle feste non lascia indifferenti di fronte ad alcune corroboranti etichette frutto della collaborazione con la chef Valeria Piccini: provengono infatti dal suo orto nella Maremma toscana tutti gli ingredienti che accompagnano le carni dei vari sughi, tra cui quello di lepre, di cinghiale o di anatra. Non manca una passata di pomodori Datterini nella luxury box di Luca Marchini, cuoco modenese che merita la sosta al suo ristorante L’Erba del Re, in abbinamento ad altre preparazioni emiliane come il ragù con sovracosce di pollo o la guancia di manzo brasata. 

Maggiori informazioni

Condividi

Facebook
Twitter
LinkedIn
Articoli
correlati