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Dalla Sicilia un progetto per abbassare l’alcol del vino

Il futuro del Nero d’Avola sull’isola passa per la risposta ai cambiamenti climatici e ai nuovi gusti dei consumatori.

C’è un vitigno che racconta la Sicilia più autentica: il Nero d’Avola. Oggi, quel racconto si apre al futuro, grazie al progetto InnoNDA, nato dalla collaborazione tra Assovini e l’Università di Milano. L’obiettivo è chiaro: portare sostenibilità e innovazione nel processo produttivo di questo vino simbolo, senza snaturarne l’identità.

Le aziende coinvolte – Tenuta Rapitalà, Dimore di Giurfo, Feudi del Pisciotto e Tenute Lombardo – condividono la stessa visione: unire tradizione e ricerca per affrontare le sfide ambientali e produttive di oggi.

Vino dealcolato? No, grazie

Negli ultimi anni, il cambiamento climatico ha iniziato a lasciare un segno profondo sulla produzione vinicola: l’aumento delle temperature accelera la maturazione delle uve, con una conseguente crescita del tenore zuccherino e, quindi, del grado alcolico.

Nel frattempo, il mercato globale va nella direzione opposta: cresce la richiesta di vini più leggeri, meno alcolici, più facili da bere e da abbinare. Non a caso, sono arrivate anche in Italia le normative che consentono la produzione di vini dealcolati, spinte proprio da questa nuova domanda. Ma dalla Sicilia arriva un’alternativa più ambiziosa: non snaturare il vino, ma innovarlo in modo sostenibile, restando fedeli all’identità del territorio.

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Per un vino come il Nero d’Avola, noto per il suo corpo pieno e i sapori intensi e un tenore alcolico che si aggira intorno ai 13-14% (caratteristiche che lo rendono talvolta troppo pesante per i consumatori moderni), l’associazione dei produttori siciliani, Assovini Sicilia, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, ha lanciato il progetto InnoNDA, mirato a ridurre il grado alcolico del Nero d’Avola, il vitigno a bacca rossa più diffuso dell’isola. «Alla fine del progetto siamo riusciti nell’intento di ridurre l’alcol nei vini Nero d’Avola – dice Daniela Fracassetti, responsabile scientifica del progetto – Visti i risultati promettenti raggiunti in poco più di un anno di attività, è auspicabile proseguire la ricerca per consolidare e approfondire i risultati ottenuti».

È il primo progetto in Italia a essere condotto con un interesse scientifico e da un insieme di cantine. È nato per rispondere alla crescente richiesta di vini a bassa gradazione e offre una strategia efficace per contrastare gli effetti del cambiamento climatico, basandosi sull’utilizzo delle anfore e provando a valorizzare le caratteristiche sensoriali tipiche.

Il progetto, guidato da Assovini Sicilia con il supporto scientifico della Prof.ssa Daniela Fracassetti e della Prof.ssa Ileana Vigentini dell’Università degli Studi di Milano, dei laboratori di ISVEA e delle quattro cantine muove un passo deciso verso modelli produttivi estesi, apportando innovazione, sostenibilità e rispondendo ai cambiamenti climatici e alle mutevoli richieste dei consumatori, senza rinunciare all’identità del vitigno. «InnoNDA è un progetto di ricerca complesso che, in ambito vitivinicolo, accende un riflettore su alcune difficili problematiche che le aziende del vino siciliane potrebbero trovarsi ad affrontare in futuro – precisa Mariangela Cambria, presidente di Assovini Sicilia – ma è anche un esempio concreto di come la collaborazione tra imprese e università possa generare innovazione a beneficio di tutto il settore, suggerendo alcune soluzioni nell’arena competitiva, senza tuttavia tradire l’identità del vitigno».

Come si abbassa l’alcol nel vino: le tecnologie di InnoNDA

Il progetto mirava a ridurre l’alcol dell’1% – 1,5% e sono state testate diverse tecnologie fisiche e a membrana per ridurre il contenuto alcolico dell’etanolo nel Nero d’Avola, tra cui evaporazione sotto vuoto, osmosi inversa e contattori a membrana, con l’obiettivo di ottenere vini a gradazione più bassa senza comprometterne la qualità e l’identità sensoriale. La ricerca ha inoltre evidenziato che i vini affinati in legno conservano meglio struttura e complessità rispetto a quelli affinati in acciaio. È stata infine valutata l’efficacia delle tecnologie a membrana nel limitare la perdita degli aromi fruttati e floreali, permettendo di ottenere vini equilibrati e gradevoli. Le differenze osservate nella composizione dei mosti ottenuti da vigneti di età e provenienza diverse indicano l’importanza del terroir e dell’età delle viti sulla qualità finale del vino.

Maggiori informazioni

Foto cover di Roberto La Rosa

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