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Deschevaliers a Napoli: come si mangia nel nuovo ristorante di Nino Di Costanzo

Resident chef del ristorante all'interno del De Bonart è Antonio Autiero che interpreta alla perfezione il fine dining campano.

Deschevaliers è il nuovo ristorante gourmet firmato da Nino Di Costanzo, ospitato all’interno dell’hotel De Bonart Naples, Curio Collection by Hilton. La proposta è affidata alla visione del bistellato e alla gestione operativa del resident chef Antonio Autiero: un progetto pensato per coniugare memoria campana e linguaggio contemporaneo, aperto anche agli ospiti esterni dell’hotel. L’inaugurazione è avvenuta nella primavera-estate di quest’anno e l’idea è quella di inserire la cucina come elemento centrale dell’ospitalità dell’hotel.

Come si mangia al Deschevaliers

Non parleremo del design dell’hotel — lo troverete suggestivo, elegante, unico nel suo genere grazie alla grande collezione di opere d’arte — ma dei piatti. La cucina di Deschevaliers nasce da un doppio binario: radici campane profondissime e un’idea di alta cucina misurata, non ostentata. L’obiettivo dichiarato è trasformare ricordi familiari e materia locale in un racconto contemporaneo che sappia arrivare immediatamente al palato senza sovrastrutture verbali.

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Antonio Autiero e Nino Di Costanzo

Il menu si articola su proposte à la carte e due menu degustazione: “Vedi Napoli e poi…” (itinerario verticale tra mare e terra) e “Allegria…moci” (percorso più esteso). Tra i primi segnali importanti che vi arriveranno ci sono gli amuse-bouche pensati come tanti piccoli bocconi delle ricette napoletane rivisitate. Ottimi gli antipasti ma i botti arrivano un po’ più avanti: il Risotto ai limoni con gamberi e zucchine — un equilibrio di acidità e sapidità che punta sulla pulizia aromatica — e i due primi al pomodoro di cui parleremo più avanti. I secondi oscillano tra essenzialità e carattere: Rombo con cetriolo e sedano, Maialino con mele e senape, Pescatrice con quinoa e pepe rosa. I dessert includono riferimenti napoletani affiancati a scelte più moderne: un giro per Napoli che ricorda nella fruizione il famosissimo “Circo” di Nino Di Costanzo, proposto al Danì Maison, ma con una visione più “napolicentrica” (in copertina). Non perdete il soufflé alla pastiera perché è incredibile.

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L’insalata di mare

Quello che colpisce è la scelta tecnica: molta attenzione alle cotture, lavorazioni curate ma finalizzate a un gusto diretto. Non troverete tecnicismi fini a sé stessi, bensì passaggi pensati per esaltare la materia. Il risultato è una cucina dove la bravura è “celata”: le consistenze (carapace croccante sul gambero, sfere nel risotto, impasti dei lievitati) sono al servizio del sapore. Se amate gusti netti e consistenze calibrate, qui troverete conferme; se cercate sperimentazioni concettuali estreme, il racconto resta invece legato alla concretezza del prodotto.

Se dovete scegliere una singola ragione per prenotare, provate i primi: il risotto ai limoni con gamberi e zucchine è un manifesto di immediata godibilità. Siamo in debito però dei primi al pomodoro: ci sono i paccheri ai cinque pomodori serviti in una minuscola coquotte e sono il piatto più buono provato durante il percorso. Può sembrare banale e scontato ma è proprio questa bontà estrema di una ricetta all’apparenza semplice ma eseguita alla perfezione che poi spinge i clienti a tornare. Se dovessi tornare farei richiesta esplicita di questi paccheri al momento della prenotazione. Se qui abbiamo visto la visione classica di Autiero e Di Costanzo, c’è poi il ragù servito a crudo con tutti gli elementi separati e una pasta praticamente in bianco: un chiaro rimando alla pasta e patate del Danì Maison con un risultato molto simile sia dal punto di vista scenico, sia dal punto di vista gustativo. Riconsegnano la tradizione con misura e carattere.

Grande importanza viene attribuita alla tracciabilità e alla selezione: carni da fornitori riconosciuti, formaggi scelti da caseifici locali, ortaggi da piccole aziende biologiche campane e forniture ittiche orientate alla pesca sostenibile. Il senso è chiaro: qualità certificabile e rapporto con il territorio come valore aggiunto, non solo come etichetta di marketing.

La sala lavora con coesione e discrezione: servizio attento, tempi calibrati e una carta dei vini strutturata (le prime note parlano di una selezione ampia con forte presenza di produttori campani) con alcune intrusioni di “altre bevande” nella degustazione: a noi è stata servita anche una birra ad esempio. Il confronto tra piatti e calici è pensato per un pubblico sia italiano sia internazionale, coerente con il profilo alberghiero del De Bonart.

Perché il progetto conta per Napoli (e per un orizzonte più ampio)

Napoli ospiterà eventi internazionali di grande richiamo nei prossimi anni, tra cui la 38ª America’s Cup nel 2027: questo rende strategico per l’offerta cittadina avere indirizzi capaci di parlare sia al pubblico italiano sia a una platea internazionale di alto profilo. Un ristorante come Deschevaliers, inserito in un albergo di lusso e con una firma riconoscibile, può funzionare come catalizzatore di attenzione gastronomica e leva di immagine per l’hotellerie locale.

Maggiori informazioni

De Bonart Naples, Curio Collection by Hilton
C.so Vittorio Emanuele, 133, Napoli

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