Era la fine degli anni Cinquanta quando, anticipando con lungimiranza gli sviluppi del gusto moderno, il Conte Gaetano Marzotto decise di puntare su una nuova tipologia di vino che si distinguesse grazie alle sue peculiarità sensoriali e fosse capace di esaltare il legame – all’epoca non scontato – tra vitigno e territorio, interpretando al tempo stesso un approccio più moderno al vino. Le ricerche portate avanti insieme al suo team trovarono in Trentino-Alto Adige il terroir ideale dove coltivare uve che potessero dare il carattere fresco e fruttato che aveva in mente per il suo vino-novità. Agli enologi il compito di individuare la varietà ideale a tale scopo.
Si deve però ancora a Marzotto l’intuizione di vinificare in bianco le delicate uve Pinot Grigio, eliminando ogni contatto tra mosto e bucce, per ottenere un vino bianco giocato sull’eleganza e sulla notevole bevibilità basata su freschezza e sapidità in perfetto equilibrio, unite a profumi intensi e affascinanti che vanno dalle note floreali ai richiami di agrumi e frutta a polpa bianca. In una parola, sexy.
Così, nel 1961, faceva il suo debutto in Italia il Pinot Grigio Santa Margherita che dunque quest’anno festeggia i suoi primi sessant’anni. Una vera rivoluzione nel mondo enologico italiano che – proprio negli anni in cui il vino diventava simbolo di piacere e convivialità, un piccolo “lusso democratico” alla portata di tutti e sempre più apprezzato anche dalle donne – rese il Pinot Grigio Santa Margherita un vero apripista e un emblema di stile tanto sul mercato nazionale quanto su quello globale, che oggi lo vede presente sulle tavole di oltre 90 Paesi.
A partire dagli anni ’70, infatti, dimostrò al mondo intero che l’appeal tutto italiano – fino ad allora legato soprattutto alla moda, ai divi del cinema, al design e alla bellezza dei luoghi – si incarnava anche nel vino. Proclamato “bianco migliore d’Italia” in una degustazione alla cieca nel 1979, fu accolto sul tappeto rosso dal mercato statunitense dove nel giro di pochi anni diventò un vino icona, conquistando un gran numero di fedelissimi winelover che ne amano tuttora la bevuta piacevolissima e la sua straordinaria capacità di abbinamento: dalle ricette tipicamente mediterranee, di mare e di terra, a quelle della cucina internazionale.
Tra loro anche molte celebrities. E se star del calibro di Rihanna o Jon Bon Jovi sono stati spesso visti con un calice di Pinot Grigio Santa Margherita, il noto rapper Drake – presente su Instagram con l’account @champagnepapi – lo menziona per no nei testi delle sue canzoni più celebri. Come “The Motto”, in cui confessa di bere “Santa Margherita by the liter”.
LA MODERNITÀ DEL PINOT GRIGIO È GREEN
Storico ma al passo con i tempi, dietro al successo inossidabile del Pinot Grigio Santa Margherita c’è anche la grande attenzione alle best practice adottate sia in vigna sia in cantina, a cominciare da quelle legate alla sostenibilità: tutela della biodiversità, riforestazione e autoproduzione di energia da fonti rinnovabili, rispetto dei cicli vitali, attenzione al chilometro zero – oltre il 90% delle bottiglie è prodotto nella vetreria a pochi passi dal cuore della vinificazione – e al programma di “carbon neutrality”. Da ormai sette anni, infatti, l’impronta carbonica di circa 2 milioni di bottiglie di Pinot Grigio prodotte dalla cantina è pari a zero.