Consorzio Tutela Collio

Il Collio, un territorio unico al mondo, festeggia i 60 anni del Consorzio di tutela

L'area si sviluppa nella provincia di Gorizia per circa 1500 ettari di superficie vitata. Considerata la zona dei grandi bianchi d'Italia ha la fortuna di vantare dei vigneti risalenti al 1300, di cui la ribolla gialla è la varietà più antica.

Sessanta anni vissuti alla grande e con la voglia di comunicare sempre più la crescita di un territorio unico, capace di dar vita a vini di altissima qualità apprezzati e amati in tutto il mondo. Così, senza troppi giri di parole, potremmo definire oggi il Consorzio Tutela Vini Collio che proprio quest’anno, visto che la nascita risale al 31 maggio 1964, festeggia le sue nozze di diamante, attraverso un logo dedicato ed un’etichetta istituzionale, con la stampa, con gli operatori del settore e i wine lovers di tutto il mondo che da sempre adorano i vini di questo lembo di territorio immerso nella bellissima Regione del Friuli Venezia-Giulia.

 Il territorio

 Antichi vigneti, piccoli borghi, riserve naturali e boschive, tradizioni millenarie. Tutto questo, è molto di più, è il Collio, una mezzaluna ricca di soffici colline, che si estende in provincia di Gorizia, nel Nord-Est d’Italia, tra le Alpi Giulie e il Mar Adriatico, ai confini con la Slovenia. L’area, in particolare, si estende per una superficie di circa 1300 ettari vitati all’interno di otto dei venticinque comuni della provincia goriziana: Capriva, Cormòns, Dolegna del Collio, Farra d’Isonzo, Gorizia, Mossa, San Floriano del Collio e San Lorenzo Isontino. Il territorio è costituito da una serie di rilievi eocenici e paleocenici, intervallati da strette valli di dimensioni ridotte, fatta eccezione per l’estesa piana del Preval. Il clima mite, che caratterizza questo lembo di terra, è influenzato dalle correnti calde del mare Adriatico, che mantengono l’uva asciutta, e dallo scudo protettivo delle montagne a nord, che protegge dai venti freddi. Il suolo, denominato Ponca o Flysh, è composto da marne ed arenarie stratificate di origine eocenica, che conferiscono ai vini quella caratteristica impronta di mineralità e salinità.

Il Collio, dal punto di vista vitivinicolo, si estende oggi per circa 1500 ettari di superficie vitata. I vigneti si sviluppano su una sequenza di declivi, lungo ampie superfici esposte a mezzogiorno, in un ambiente meraviglioso ed incontaminato, senza fabbriche ed interventi urbanistici, che mantiene tutto il suo fascino naturale. In questa zona, dalla biodiversità unica in Italia, viene prodotta un’ampia varietà di vini Doc, in particolare bianchi, sia da vitigni autoctoni, che qui hanno trovato il loro habitat d’elezione, che da vitigni internazionali.

Un patrimonio unico di vitigni autoctoni ed internazionali

Dire autoctono nel Collio, significa fare riferimento essenzialmente a tre grandi vitigni: Il ribolla gialla è la varietà più antica, della quale si trovano ancora i segni di viti centenarie nella microzona di Oslavia. I primi documenti che ne testimoniano la presenza risalgono addirittura al 1300. Ha un colore paglierino vivace e un profumo elegante ed intenso. Se vinificata in legno o macerata, la ribolla gialla diventa rotonda, con note più intense. Predilige frutti di mare e piatti delicati di pesce.

Il Friulano  è uno dei più famosi e rinomati vini della zona, fino al 2007 chiamato Tocai Friulano. Ha un colore paglierino con caratteristici riflessi verdolini e un delicato aroma fresco vegetale e sentore di mandorla. Il sapore è pieno, di corpo, armonico. Nel Collio viene usato come aperitivo, ma è ideale anche da abbinare a piatti di pesce e grigliate di carni bianche. È particolarmente adatto ad accompagnare il prosciutto crudo locale.

Il Picolit è un vino nobile e rarissimo, dal colore giallo paglierino con riflessi dorati più o meno intensi, profumo coinvolgente e piacevole, che ricorda i fiori di campo ed il miele d’acacia. Il sapore è dolce, ampio, vellutato. È perfetto come vino da meditazione.

La vera essenza e anima del territorio  è il “Collio Bianco da uve autoctone”, l’ultimo progetto ambizioso del Consorzio di Tutela: frutto dell’assemblaggio di uve diverse (friulano, malvasia, ribolla gialla), ha in sé tutte le caratteristiche della sua terra e dei suoi produttori.
Nel Collio trovano una perfetta espressione anche una grande varietà di vitigni bianchi internazionali. Tra questi spicca il Pinot grigio, con il suo caratteristico colore paglierino e vaghi riflessi cinerini, il suo profumo intenso, la solida struttura e persistenza. Gli altri vitigni internazionali della zona sono: malvasia Istriana, chardonnay, pinot Bianco, müller-thurgau, riesling, sauvignon, traminer aromatico.
Il territorio del Collio, grazie al suo terroir variegato, dà vita anche a vini rossi di nicchia ma dalla grande personalità. Il più caratteristico e complesso è il Collio Rosso, ottenuto dall’unione dei più pregiati vitigni a bacca rossa, ma altri esempi possono essere il Collio Cabernet, il Collio Cabernet Franc e il Collio Merlot.

Il Futuro del Collio

Sperimentazione vinicola, ricerca e salvaguardia ambientale. Queste sono le parole d’ordine stabilite dal Consorzio di Tutela, rappresentativo di 178 aziende socie, che nel corso degli ultimi anni si sta muovendo su vari fronti soprattutto per la tutela genetica dei vitigni autoctoni. Dopo un’attenta ricerca, infatti, sono stati individuati vecchi impianti di varietà autoctone dalle quali, attraverso una selezione massale, sono state create barbatelle e impiantati nuovi vigneti che hanno il ruolo di banca genetica per preservare e tramandare alle generazioni future il potenziale biologico ereditario di queste vecchie piante altrimenti destinate all’oblio.

In tema di sostenibilità, inoltre, a partire dal 2021, il Consorzio è diventato Operatore Associato per l’ottenimento del marchio SQNPI (Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata), che certifica il rispetto del Disciplinare di Produzione Integrata, ovvero quel “sistema di produzione agro-alimentare che utilizza tutti i metodi e i mezzi produttivi e di difesa dalle avversità delle produzioni agricole volti a ridurre al minimo l’uso delle sostanze chimiche di sintesi e a razionalizzare le tecniche agronomiche, nel rispetto dei principi ecologici, economici e tossicologici “(art. 2 comma 4 L.4 del 3 febbraio 2011).

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