Nel cuore delle colline dell’Oltrepò Pavese, Golferenzo, in provincia di Pavia, torna al centro della mappa gastronomica lombarda con la riapertura di La Corte e La Butega, due ristoranti che fanno parte del progetto Borgo dei Gatti, il primo albergo diffuso riconosciuto in Lombardia.
Siamo in uno dei borghi più piccoli e suggestivi della regione, diventato negli anni noto per la sua particolare colonia di gatti randagi — tanto da ispirare nome e spirito dell’intero progetto di ospitalità. Oggi, oltre alle dimore ristrutturate e a una spa immersa nel verde, il borgo rilancia la sua proposta gastronomica con due locali rinnovati, affidati alla guida dello chef Michaël Aldibek, nuovo executive chef con un passato tra grandi cucine internazionali.

«Dopo otto anni e mezzo sentivo il bisogno di ritornare a casa, per condividere tutto ciò che ho avuto la fortuna di vedere e imparare in giro per il mondo. Copenaghen, Madrid, Barcellona, Parigi e tante altre città sono state la mia casa, ma l’emozione che mi riporta a Golferenzo è diversa», ha dichiarato Aldibek.
Un bistrot contemporaneo e una bottega conviviale
I due ristoranti riaperti raccontano due visioni complementari della cucina. La Corte è un bistrot moderno, dove la tecnica incontra il prodotto locale in un ambiente elegante ma informale, con un’offerta che spazia dal Saam di tartare di Fassona con Parmigiano Reggiano 40 mesi, alle Ruote pazze Benedetto Cavalieri con zucchine, menta e gambero rosso, fino alla Zuppetta di fragole cotte al barbecue con gelato alla vaniglia e Moscato.
La Butega, invece, nasce per recuperare l’atmosfera dell’osteria di paese, con piatti più semplici e porzioni generose, pensata come spazio di incontro tra ospiti e abitanti del borgo. La carta firmata da Aldibek e Denisa Daka propone salumi, formaggi, vitello tonnato, salmone marinato e ricette del territorio. È anche il luogo dove si trova il pane di produzione propria, insieme a ingredienti locali come il latte e gli yogurt della Latteria Pievetta e le uova della panetteria Saviotti.

Entrambe le insegne sono parte di una strategia più ampia che punta a trasformare il borgo in una micro-destinazione gastronomica capace di attirare turisti tutto l’anno, con proposte diverse per fasce orarie e tipi di pubblico. Oltre a questi due indirizzi, Borgo dei Gatti include anche una pizzeria con forno a legna, L’Olmo, già attiva, e un ristorante gastronomico, Lust Arìa, in arrivo a settembre.
Il progetto Borgo dei Gatti
Avviato da Luigi Brega, imprenditore originario di Golferenzo, il progetto dell’albergo diffuso si sviluppa lungo le vie acciottolate del borgo e ruota attorno a una decina di case in pietra ristrutturate, distribuite tra cortili e fienili recuperati. L’idea è quella di un’ospitalità immersiva, dove ogni casa ha una storia, ogni stanza un’identità e ogni servizio è costruito intorno a ritmi lenti e attenzione al dettaglio.
«La speranza di tornare a percepire la vita nelle strade di Golferenzo era fortissima e pazientemente, mattone dopo mattone, siamo riusciti a ricreare l’atmosfera di un tempo. Oltre alla ricettività, una parte importante dell’anima del borgo è per noi la proposta enogastronomica. Con la riapertura de La Corte, un bistrot contemporaneo, e de La Butega, un tempo il cuore pulsante del paese, il borgo rinasce in una nuova veste, più allegra e conviviale», racconta il proprietario.

A completare l’offerta, Bottega del Lino, piccolo negozio di paese dove acquistare prodotti di artigiani locali, e la spa Adàsi, con percorsi benessere ispirati al tema del rallentare, rigenerarsi, prendersi tempo.
Se Golferenzo è stato inserito tra I Borghi più Belli d’Italia, lo deve anche alla sua capacità di reinventarsi: l’investimento nella ristorazione, sempre ancorata alla filiera corta e al prodotto artigianale, s’inserisce proprio in questo percorso di rinascita. Con l’arrivo di Aldibek e la riapertura dei due ristoranti, il borgo si candida a diventare un caso di studio interessante per chi lavora sullo sviluppo dei piccoli centri attraverso turismo e cucina.
Qui l’idea di “esperienza” non è solo un concetto da brochure: si dorme in case vere, si mangia in spazi condivisi con chi ci vive, si fa la spesa in bottega, si conoscono i produttori che stanno dietro ai piatti. E magari si dà anche un nome a uno dei gatti che girano indisturbati tra le pietre del borgo.