Forse non tutti sanno che l’azienda Giovanni Rana oltre a essere una dei leader mondiali nella distribuzione della pasta fresca – conta 984 milioni di fatturato, 4mila dipendenti e un portfolio di oltre 1.800 referenze distribuite in 66 Paesi, dati aggiornati al 2021 –, è anche proprietaria del ristorante stellato Famiglia Rana a Vallese di Oppeano, nella bassa campagna veronese. Un’intuizione di Gian Luca Rana, ad del pastificio che, in questo luogo immerso nella Valle del Feniletto, e annessa vasta proprietà con animali da cortile, orto, cavalli e frutteti, ha voluto creare un’insegna che raccontasse i valori della famiglia e della tavola italiana.
Chiuso per pochi mesi, il ristorante ha riaperto con un restyling della location, ma soprattutto con una grande novità in cucina: l’ingresso di Francesco Sodano. Dopo l’uscita di scena del campano Giuseppe D’Aquino, la proprietà ha ufficializzato un altro nome partenopeo che, tra le altre esperienze, è stato un punto di riferimento in Penisola Sorrentina a Il Faro di Capo d’Orso, almeno fino a due anni fa. Ha avuto il tempo di aprire il suo format street food con Is Pop a Pomigliano d’Arco prima di tornare alle origini (il fine dining) e approdare in terra veneta, dove tra l’altro lavora già il fratello Salvatore. «Sono felice dell’incontro con Francesco Sodano e di iniziare un nuovo percorso insieme, condividendo idee e progetti – commenta Gian Luca Rana –. Si lavora in una squadra molto affiatata: alla guida ho scelto Francesco per la sua nota gastronomica passionale, sensuale e tecnica allo stesso tempo. Il team è composto da tanti giovani appassionati, entusiasti, ricchi di talento, innamorati del mondo della ristorazione e interessati alla sua evoluzione. Perché questo è il mio sogno: continuare a creare luoghi e condizioni per permettere ai giovani di fiorire ed esprimere tutto il loro potenziale. Lo spirito del nostro ristorante, infatti, non è mai cambiato: raccontare il poetico luogo in cui viviamo e le persone straordinarie che ne sono l’anima».
In questa avventura, Francesco Sodano può contare sull’appoggio della proprietà per proporre una cucina creativa, mediterranea e di ricerca, grazie a un laboratorio costruito ad hoc dove potrà sperimentare, utilizzare tecnologie innovative e portare avanti il suo personale concetto di cucina avanguardista. «Da subito ho riconosciuto in Gian Luca Rana una grande passione per il mondo dell’enogastronomia, unita a determinazione, curiosità e attenzione ai dettagli – afferma lo chef Francesco Sodano –. Ho percepito in lui lo spirito dei grandi mecenati, che danno fiducia e possibilità di realizzazione a sogni, voci e mani per condividerne il frutto con l’intera comunità. Ho ricevuto da lui e dalla famiglia Rana un’accoglienza straordinaria e una libertà di espressione unica. Assieme porteremo avanti una nuova idea di cucina in un luogo speciale».
Il cuoco campano per comunicare al meglio la sua filosofia ha ideato tre menu degustazione: il primo Ricomincio da tre (un chiaro omaggio al film di Massimo Troisi) racconta l’essenza culinaria di Sodano, dodici portate divise in 6 atti in cui sono previsti anche alcuni signature di Sodano, come il Porro tra fiume e cenere e nuove proposte ispirate dalla tradizione veneta, tra cui il Risone allo stoccafisso di storione. Il secondo percorso si chiama Contaminazioni ed è suddiviso in 6 o 8 portate che rappresentato la passione dello chef per la cucina orientale, con tecniche e metodi di cottura che esaltano la materia prima locale. Un esempio? La Linguina all’estratto di finocchio e seppia. Il terzo menu è invece declinato in chiave vegetale (sempre di 6-8 portate) in cui i protagonisti sono i prodotti dell’orto e la filiera di produttori locali scelti da Famiglia Rana. Tra i piatti più interessanti la Bistecca di cardoncello o le Eliche con estratto di zucca, miso di pan brioche e burro nocciola all’alloro.
A (ri)pensare gli ambienti del locale è stato lo studio romano di interior design Cantieri Creativi, mentre la proposta grafica del menu porta la firma di Pöi, un piccolo laboratorio torinese sperimentale di serigrafia e stampa artistica su carta e stoffa. Il nuovo corso dell’insegna va oltre l’aspetto estetico e riflette anche sul tema dell’inclusione sociale: con questo fine è stata coinvolta Quid, associazione che coinvolge persone provenienti da tutte le categorie e a maggior rischio di esclusione lavorativa, per realizzare le tovaglie e i tovaglioli che caratterizzano la mise en place.