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vini da terre estreme

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La destrezza della viticoltura eroica

Roma ha ospitato la manifestazione "Vini da Terre Estreme" con degustazioni, masterclass e degustazioni di aziende che coltivano i vigneti in territori impervi, valorizzando uve autoctone e tradizioni secolari. Ecco i nostri migliori assaggi.

Il 25 e 26 febbraio si è svolta a Roma, presso il Grand Hotel Palatino, la 13esima edizione di “Vini da Terre Estreme”, manifestazione che si pone l’obiettivo di valorizzare e comunicare la viticoltura eroica praticata sin dall’antichità dai contadini che hanno dovuto saper interpretare territori inospitali, contraddistinti da condizioni morfologiche e pedoclimatiche estreme, spesso all’interno di fazzoletti di terra strappati alla montagna e al mare.
Un evento che ha accolto la partecipazione di 30 aziende da 15 regioni italiane diverse le quali hanno rappresentato un’ampia panoramica delle espressioni più coerenti rispetto al tema dell’eroicità – dalla coltivazione e potatura in vigna fino alla vinificazione in cantina–, tra banchi d’assaggio, degustazione e masterclass; tra questi appuntamenti la domenica si è svolto un incontro molto interessante dal titolo “Il coraggio di essere unici: paesaggio chilometrico consapevole” con una degustazione guidata da Carlo Catani, autore e presidente dell’Associazione Tempi di Recupero e Carmelo Sgandurra, critico enologico e vicepresidente del Consorzio ICC (Italian Culinary Consortium).

«Parlare di viticoltura eroica sembra essere qualcosa di assurdo, invece il vino ha bisogno della mano dell’uomo, altrimenti può solo che diventare un ottimo aceto – commenta Sgandurra –, e farlo in terre estreme significa compiere un gesto straordinario». Stessi valori condivisi dall’Associazione Tempi di Recupero, che dal 2020 si prefigge la mission di recuperare, salvaguardare e valorizzare prodotti come il cibo e il vino, ma anche il territorio, i paesaggi e la memoria di certe pratiche che fanno parte della cultura enogastronomica italiana. «Noi vogliamo andare oltre le tematiche che oggi sono più scontri che alleanze, come per esempio la “faida” tra vini convenzionali e naturali – chiosa Catani –. Il nostro scopo è solamente quello di valorizzare il vino e le terre dove i vignaioli coltivano e si prendono cura di vitigni autoctoni, raccontando così le loro storie». 

Gli assaggi

Nella masterclass si sono degustate nove etichette di “vignaioli del recupero”, coloro che valorizzano la tradizione in campo, utilizzano antiche e non convenzionali forme di coltivazione e usano vitigni e terreni in zone estreme, preservando il paesaggio, salvaguardando il territorio e riducendo la chimica in ogni fase di vinificazione.

Terra Villa Papiano Sillaro Igt 2022

Dalle vigne di Modigliana (Forlì-Cesena), nasce questo vino 100% albana coltivato a 550 metri s.l.m., dove c’è una forte escursione termica che ne favorisce l’acidità. Di color oro, al palato risulta molto astringente, con note terrose e di frutta che ne sottolineano la vinificazione in anfora georgiana.

Scirone Villa Venti Rubicone Bianco Igt 2022

Rimaniamo sempre in zona Forlì pe quest’uva bianca semi-aromatica che cresce ad un’altitudine di 300 metri s.l.m. sopra dei suoli che in passato appartenevano al mare, garantendo così una beva sapida e una componente ossidativa data dall’anfora.

Bianco di Riecine Igt 2021

Nella zona del Chianti Classico (Gaiole in Chianti) viene prodotto questo Trebbiano che fa una lunga macerazione sulle bucce e matura in anfore di Impruneta. Di color giallo paglierino intenso al naso si distinguono note di confettura che sottolineano una complessità importante dell’uva.

Vigna Papesse Villa Papiano Sangiovese di Modigliana Romagna Doc 2022

Il primo rosso della degustazione è un Sangiovese in purezza coltivato a un’altitudine di 550 metri s.l.m. che nel profilo varietale ricorda il Pinot Nero, con sensazioni terrosi ben marcate che virano sui frutti di bosco.

Centesimo in Anfora “A” Villa Venti, Rubicone Rosso Igt 2022

Questo vitigno autoctono prende il nome dal giardino dove è stato ritrovato sulle colline di Cesena. Vinificato in anfora georgiana sulle bucce e dal colore rubino carico, sia il naso che al palato sono dominanti le note di bacche e frutti di bosco.

Ridaccio Pian di Stantino 2022

Ci spostiamo a Tredozio (Forlì-Cesena) per un vino che proviene da diverse parcelle di territori a 700 metri s.l.m. nei pressi di Modigliana. Composto al 90-95 % da sangiovese, più una piccola parte di ciliegiolo, viene vinificato singolarmente per poi essere assemblato in bottiglia. Di buon corpo ha un tannino marcato e una leggera componente ossidativa nel gusto.

Campaglione Le Vigne di San Lorenzo Sangiovese 2022

Anche qui l’altura dei vigneti è importante (500 metri s.l.m.) e contraddistingue questo Sangiovese della zona di Ravenna dove prevalgono la frutta fresca e la ciliegia.

Buscamara Pian di Stantino 2022

Viene chiamato “il vino del vulcano” come potrebbero suggerire le note sulfuree presenti all’assaggio di questo cru di sangiovese che si sviluppa su un terreno marnoso arenario, di pronta beva e con un finale piacevolmente lungo, in cui sono tangibili le sensazioni di frutta matura.

Anam Vigne di San Lorenzo Sangiovese 2018

Un vino rosso affinato con lieviti autoctoni in cemento, un’interessante interpretazione di Sangiovese in cui si apprezzano distintamente al naso le note di polvere di caffè, mentre al palato risulta schietto e succoso.

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Foto Shutterstock.com

 

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