La classifica dei migliori ristoranti al mondo

L’Asia guida la rivoluzione gastronomica?

Ogni anno, la classifica The World’s 50 Best Restaurants (ne parliamo qui) si trasforma in uno specchio (più o meno fedele) dei gusti, delle tendenze e delle dinamiche di potere della gastronomia globale. L’edizione 2025 non fa eccezione. Se un tempo dominavano Europa e Stati Uniti, oggi è sempre più evidente un cambio di paradigma: la scena della cucina fine dining guarda decisamente a Est..

Un continente in ascesa

Mai come quest’anno, l’Asia si è imposta come protagonista assoluta. Nella top 50 troviamo un’impressionante concentrazione di ristoranti asiatici – da Gaggan a Bangkok (sesto), a Sézanne a Tokyo (settimo), fino ai nomi di punta a Hong Kong come Wing (11) e The Chairman (19). Non è solo una questione di numeri: è una questione di visione.

Gli chef asiatici di nuova generazione stanno ridefinendo il concetto stesso di alta cucina: meno legata ai canoni francesi, più aperta alla contaminazione, alla narrazione, alla sostenibilità e alla memoria culturale. In luoghi come Bangkok, Tokyo, Singapore e Hong Kong, la cucina non è più solo un’arte da esibire, ma una forma di racconto identitario che parla a un pubblico globale.

L’Italia c’è, ma insegue

L’Italia può contare su sei presenze nella top 50: Lido84 è il miglior piazzato, in 16esima posizione, seguito da Reale (18), Moessmer (20), Le Calandre (31), Piazza Duomo (32) e Uliassi (43). Un risultato importante, certo, ma che lascia l’amaro in bocca. Perché se la cucina italiana continua a essere apprezzata nel mondo, la sensazione è che non riesca più a dettare il ritmo.

Il motivo? In parte culturale: la cucina italiana continua a distinguersi per un forte radicamento territoriale e per la capacità di valorizzare la tradizione in modo coerente. È un approccio che predilige la sostanza alla spettacolarizzazione – elemento che, però, gioca un ruolo sempre più centrale nelle dinamiche narrative e mediatiche della 50 Best. Mentre l’Asia si presenta con una spinta innovativa e una voglia di riscrivere i codici del fine dining, l’Italia si afferma con solidità, identità e coerenza: qualità meno appariscenti, ma non per questo meno preziose.

Una nuova geografia del gusto

Quella che vediamo nella 50 Best 2025 è una nuova geografia del gusto. Una mappa in cui Bangkok, Tokyo, Seoul e Singapore sono diventate destinazioni culinarie imprescindibili. L’Europa – e l’Italia in particolare – conserva la sua autorevolezza, ma non è più al centro del mondo.

Forse, la sfida per l’Italia e per l’Occidente tutto non è quella di rincorrere il trend, ma di trovare nuove chiavi di lettura del proprio patrimonio. Di parlare la lingua del mondo senza perdere il proprio accento. Perché la cucina, come la cultura, vive di movimento – e chi resta fermo, resta indietro.

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