Fino agli anni Cinquanta Montesacro era una zona rurale alla periferia di Roma, fatta di vallate verdi e di pascolo agricolo. Poi, i fratelli Talenti, in accordo col Comune che doveva loro dei soldi, iniziarono a costruire le basi di un nuovo quartiere. Così, in pochi anni, Talenti è diventata una zona caratterizzata da palazzine basse circondate da ampi spazi verdi e strade larghe, tra le quali c’è via Ugo Ojetti. Proprio tra queste strade si trasferì dalla Calabria un giovanissimo Rino Gaetano che, insieme a uno sconosciuto cantautore americano che si faceva chiamare Bob Dylan, negli anni Sessanta cercava di esibirsi al Folkstudio di Trastevere. Questa era la Roma in cui, in via Ojetti, è nato Lo Zio d’America: un nome che nell’immaginario collettivo rimanda tuttora al “parente ricco” simbolo dell’emigrazione italiana verso gli Stati Uniti, dove molte persone speravano di fare fortuna.
Rivoluzione in cucina
Oggi Montesacro è un macro-quartiere di circa cinquantamila abitanti, e Lo Zio d’America – diventato un punto di riferimento con la sua offerta di caffetteria, ristorante, pasticceria, enoteca, sala eventi, cocktail bar e supermercato, in attività 365 giorni l’anno – decide di rivoluzionare gli spazi al piano superiore per dare vita a un nuovo ristorante: L’Ozio Ristora.

Si entra, come sempre, dalla sala del bar e pasticceria salendo da una scala a chiocciola molto ampia, in un gioco di vetri e colori che porta su uno spazio rinnovato in chiave contemporanea. L’impatto con la cucina a vista centrale è affascinante, così come le grandi vetrate del ristorante ad angolo sulla strada. Ad accogliere in sala, dopo qualche scalino, si trovano luce, colori caldi e profumo buono. Alla guida dei fornelli c’è Dino De Bellis, nome noto della ristorazione italiana abituato alle sfide di valore e alle nuove avventure, capace di adeguarsi con flessibilità ai diversi format e indirizzi senza mai perdere una sua identità.
La sua cucina si è fatta conoscere e apprezzare a Roma e dintorni con l’incarico di Executive chef presso l’Enoteca Regionale del Lazio con il progetto ristorativo Vyta, per poi prendere un’altra forma nel format Epos Bistrot, a Monte Porzio nei Castelli Romani, dove ha padroneggiato con competenza un menu a base di carni frollate, e ha raccolto numerosi estimatori anche con un passaggio televisivo a La prova del cuoco e una personalità legata ai prodotti della terra. Ricerca, tecnica e passione smisurata per il suo mestiere lo rendono quindi non solo un grande cuoco, ma anche la persona ideale per riconquistare il cuore e il palato degli abitanti di questo quartiere. «Le persone vengono e, guardandosi intorno, dicono “ma sai che qui ci ho fatto la comunione”, oppure “qui mi ci sono sposato”», ci racconta De Bellis in una chiacchierata informale. «Ci sono tavoli di famiglia fissi ogni domenica, da anni. Mi piace l’idea del radicamento e quando accolgo queste persone sorrido, facendomi carico di tutte le loro aspettative, cercando di superarle».
Un menu che punta a incuriosire e ad appagare
I posti a sedere sono tanti e L’Ozio propone un menu esteso, ma ben suddiviso per tipologie di appetito, anzi nel complesso si può dire sia una carta che stimola l’appetito anche quando pensavi di non averne. A chiederlo, lo chef sembra contento: «Creare un’offerta che abbracci tutta la giornata e che mi metta in condizione di incontrare il quartiere senza stravolgerne le certezze, posso dire sia stato stimolante. Voglio conquistarli con quello che piace a loro e sorprenderli con quello che piace a me. Amo pensare che qui la mia cucina possa diventare un altro pezzo di storia di questa attività e di questa zona». Certo è che si percepisce la voglia di ricominciare e di pensare piatti nuovi: «Quando fai questo mestiere e ci metti l’anima, diventa la tua vita. Passi le giornate a capire dove fare la spesa, a cercare prodotti che realizzino idee da mettere a tavola. Volevo un posto da cui ripartire per un viaggio che prevedo lungo: devo prendermi il tempo di portare la cucina che conoscono verso quella che ancora non conoscono».

Prendiamo ad esempio le Polpette di bollito con la giardiniera (ovviamente fatta in casa) e la maionese di rapa rossa, oppure una Seppia con wasabi e lampone disidratato, servita con zucchine, carote, piselli e granita di piselli: non è necessario che scegliere da che parte stare, sono due piatti che raccontano due strade che portano allo stesso risultato di appagamento. La Pasta mista mantecata con gamberi e ‘nduja, un’aromatica Cacio e pepe o il Galletto marinato alla brace coi funghi, sono tutte proposte che prendono spunto dalle origini popolari che legano Dino e Lo Zio d’America alla vita delle persone. Sapore diretto, gusto chiaro, aspettative mantenute e tutt’intorno un’accoglienza col sorriso. Una lode va data pure al dessert, un semifreddo al cioccolato bianco e formaggio erborinato con ripieno di lampone, che chiude con ricercata eleganza un pasto di sostanza.
Siamo partiti dagli anni Sessanta, quando ad ascoltare Bob Dylan e Rino Gaetano a Trastevere c’erano scarse quindici persone, mentre Roma cambiava e Talenti cresceva con Lo Zio d’America che diventava un’icona. Oggi il Folkstudio non c’è più, e neanche Rino Gaetano. E mentre Bob Dylan ha da poco compiuto 84 anni, Dino De Bellis continua ad apparecchiare il futuro sulla tavola de Lo Zio d’America, anzi, de L’Ozio Ristora.