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Lungarotti Italianissimo

L’Umbria di Chiara Lungarotti

Un segreto ben custodito

Testo estratto dal numero speciale Italianissimo: 20 (+1) racconti d’autore per 20 regioni

 

Sono cresciuta tra le vigne e gli oliveti che scandiscono le colline di Torgiano, piccolo borgo medievale tra Perugia e Assisi. Mio padre, Giorgio Lungarotti, mi portava tra i filari fin da piccola. Era un uomo rigoroso, determinato, con un’etica morale e professionale fuori dal comune. Mi ha trasmesso un’eredità importantissima, fatta di valori, rispetto per la terra, passione e serietà. Ricordo che mi costringeva a camminare a piedi nudi perché voleva che imparassi a “sentire” la terra e, ancora oggi, mi basta chiudere gli occhi per percepirne il profumo.

Mio padre è stato un pioniere. Già negli anni ’50 fu lui a capire che se l’Umbria voleva fare il salto di qualità in campo enologico bisognava sperimentare con coraggio. È grazie a lui e ai suoi primi vini, Rubesco e Torre di Giano, che nel 1968 Torgiano ottenne uno dei primissimi riconoscimenti a Doc italiani (Rosso e Bianco di Torgiano). Ed è anche grazie al suo contributo che furono riconosciute molte delle altre denominazioni d’origine dell’Umbria, tra cui quella di Montefalco nel 1979. Da allora la nostra regione è cresciuta molto, lavorando sulle varietà autoctone, ma anche su quelle internazionali, sempre nel pieno rispetto del territorio e delle caratteristiche pedoclimatiche. Tra i produttori di oggi c’è molta voglia di sperimentare, in vigna come in cantina, magari attualizzando alcune tradizioni. Ovviamente ognuno con la propria impronta personale, ma con un fine comune: creare vini che esaltino nel bicchiere le peculiarità dei vitigni e che siano longevi.

Tra le varietà autoctone che testimoniano in maniera evidente questo cambio di passo c’è senza dubbio il Sagrantino di Montefalco, un vitigno difficile da domare che fino a qualche tempo fa era sinonimo di vini robusti, potenti, impegnativi: quelli che alla fine restano nel bicchiere. Oggi invece, quasi tutti i produttori hanno intrapreso la strada della finezza e dell’eleganza per rendere il Sagrantino di Montefalco un vino equilibrato e molto piacevole da bere. La nostra Umbria, dunque, si racconta anche attraverso il vino che spesso riesce a rivelare perfino il carattere della sua gente. Il Rubesco Riserva Vigna Monticchio, per esempio, il nostro portabandiera creato nel 1964 da mio padre, è riservato ma generoso proprio come lo sono gli umbri che, in prima battuta, possono apparire molto chiusi ma poi, quando si entra in confidenza, si rivelano accoglienti e generosi.

L’altra eccellenza per cui l’Umbria è famosa è senza dubbio l’olio extravergine d’oliva. Sin da quando gli Etruschi lo introdussero nelle nostre campagne, insieme alla vite e al grano, l’olivo fa parte integrante del paesaggio. Chiunque abbia in giardino qualche “piantone” (questo è il termine dialettale con cui si chiamano i grandi alberi d’ulivo), produce il proprio olio e il momento della raccolta è uno dei più belli dell’anno, quando parenti ed amici vengono chiamati a dare una mano, in attesa di mangiare una fetta di pane bruscato con l’olio nuovo appena franto. L’olio umbro ha un colore verde smeraldo, è fruttato e fragrante ed è estremamente versatile negli abbinamenti.

Al vino e all’olio noi abbiamo dedicato due Musei che sono ormai una tappa imperdibile per chi viene a Torgiano, nati da un’idea di mio padre e realizzati da mia madre Maria Grazia. Già negli anni Settanta, infatti, entrambi erano convinti che la viticoltura potesse generare un indotto legato al turismo specializzato. Fu così che, nel 1974, venne inaugurato il Museo del Vino di Torgiano (MUVIT), definito dal New York Times “il migliore in Italia”, e nel 2000 il Museo dell’Olivo e dell’Olio (MOO). Oggi, mia madre, a 94 anni splendidamente portati, continua ad arricchire la collezione di oltre 3 mila manufatti del MUVIT, dai reperti archeologici greci o etruschi, ai contenitori vinari in ceramica d’età medievale, rinascimentale, barocca e contemporanea, fino ad incisioni e disegni che coprono 4 secoli, da Mantegna a Picasso.

Mio padre e mia madre avevano ragione: l’enoturismo è fondamentale per fare innamorare il visitatore di un territorio perché, se vive un’esperienza stimolante, rilassante e ricca di contenuti ne diventerà il migliore ambasciatore. E l’Umbria ormai è una destinazione molto amata dal turismo internazionale, oltre che italiano. Anche se non abbiamo il mare, il nostro patrimonio è fatto di piccoli borghi, di panorami mozzafiato, di un bel lago e di tanta cultura. Per non parlare dell’offerta gastronomica, parte integrante del nostro stile di vita molto amato ed apprezzato dal turista in quanto autentico! Tra i piatti più radicati nel nostro territorio ci sono ad esempio le zuppe a base di legumi, tra cui la famosa lenticchia di Castelluccio o la fagiolina del lago Trasimeno, che si possono trovare nelle trattorie a conduzione familiare come nei ristoranti stellati, reinterpretate da grandi chef.

Un’altra eccellenza imperdibile è il tartufo nelle sue diverse qualità: quello bianco, che si trova per lo più nella zona vicino a Gubbio, e quello nero, come il pregiato tartufo di Norcia o lo scorzone estivo. La caccia al tartufo è un’autentica passione per molti umbri ma anche un’esperienza entusiasmante che spesso viene proposta ai turisti. E poi c’è il cioccolato, non solo quello del tradizionale Bacio Perugina inventato da Luisa Spagnoli, ma anche quello di tanti piccoli artigiani del cacao di Perugia e dintorni, che realizzano incredibili versioni del “cibo degli dei”.

Chi sceglie di visitare l’Umbria lo fa sicuramente per la sua vasta offerta culturale, per rilassarsi nella natura ma soprattutto per il buon cibo e il buon vino. È un turismo prevalentemente colto, attratto non solo dalle bellezze del territorio, ma anche dalla qualità della vita e dai ritmi slow. L’Umbria ancora oggi è un segreto ben custodito e noi stiamo lavorando affinché venga svelato. Il nostro obiettivo è fare in modo che la gente abbia voglia di scoprire quanto di bello questa terra è capace di offrire.

 

Figlia del fondatore Giorgio Lungarotti, Chiara è oggi amministratore delegato dell’azienda di Torgiano che ha reso il vino umbro famoso nel mondo. Accanto a lei la sorella Teresa Severini, mentre la madre Maria Grazia Lungarotti è alla guida della Fondazione Lungarotti, impegnata nella promozione e valorizzazione del patrimonio agricolo italiano in ambito culturale.

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