Non pensavo che una pizza potesse riportarmi a Coney Island. E invece è successo. Dove? Da Seu Pizza Illuminati. Pochi giorni dopo il mio rientro da una settimana a New York, al momento del dessert è arrivata una delle deliziose pizze dolci di Pier Daniele Seu. Il nome non lasciava spazio ai dubbi: un richiamo diretto alla celebre penisola di Brooklyn, con le sue spiagge sgranate, il luna park rumoroso (per vostra informazione sappiate che è aperto solo d’estate) e i mitici hot dog di Nathan’s Famous. Al primo morso, ero di nuovo lì.
Una pizza dolce che profuma d’oceano: “Coney Island” di Seu Pizza Illuminati
Pier Daniele Seu, con la sua inconfondibile creatività, ha trasformato la mia nostalgia in un dessert. La sua Coney Island – cioccolato bianco, caramello, pralinato alle nocciole, pop corn al caramello salato, sale maldon, zuccherini – è un omaggio all’iconico quartiere balneare di New York. Più che un dolce, è un viaggio sensoriale: la croccantezza dei popcorn richiama i rumori delle giostre, il caramello il profumo degli stand in riva al mare, la crema la dolcezza di un ricordo estivo.

C’è qualcosa nei sapori che sa attivare la memoria più del pensiero. In questo, New York è una città che ci riesce benissimo, soprattutto quando si tratta di cibo. Così, tra le vie di Roma, ho ricercato quei piatti iconici che fanno parte dell’immaginario gastronomico newyorkese. Non copie, ma riletture autentiche, nate dal desiderio di raccontare – e rivivere – la Grande Mela che, anche a chilometri di distanza, riesce a sorprendere dietro l’angolo di casa.
Il pastrami della birreria e american bbq La Piccola Abbazia
In un pub nel quartiere Appio-Latino c’è un luogo dove il pastrami ha imparato a prendersi il suo tempo. Per La Piccola Abbazia il punto di svolta è stato un viaggio nel 2019, quando i proprietari sono volati a New York per studiare i veri maestri del genere. A colpirli è stato Katz’s Delicatessen: un’istituzione capace di servire centinaia di persone all’ora, con panini che grondano storia e umori speziati. La carne, lì, era tenera e succosa, profumata e precisa. Tornati a Roma, hanno capito cosa mancava: la pazienza.
Oggi il loro pastrami riposa 15 giorni in salamoia, mentre gli enzimi lavorano silenziosamente, ammorbidendo le fibre e stratificando i sapori. Poi arriva l’asciugatura, seguita dalla speziatura e dalla cottura in forno per almeno 15 ore a bassa temperatura, fino a ottenere una consistenza compatta, che non si sfilaccia ma si scioglie. Il tocco finale è una cottura indiretta della carne, avvolgendola in una carta da macellaio che crea un ambiente umido e aromatico. Nessuna affumicatura eccessiva: il sapore deve raccontare la lentezza del processo, non la fretta della brace. Il panino si chiama New York Pastrami, un nome che dice tutto. Pane in cassetta del forno Roscioli, cetriolini fatti in casa leggermente agrodolci, una senape calibrata. Nulla di superfluo. Solo il necessario per rendere omaggio a una città, a un’icona, e a una tecnica che si è fatta metodo.
Pan brioche e würstel artigianali: l’America secondo Booner by Oh Dog!
L’hot dog è uno dei simboli gastronomici più immediati di New York: veloce, popolare e onnipresente. A Roma, però, non ha mai avuto una vera cultura di riferimento. È qui che entra in gioco Booner by Oh Dog!, nato nel 2018 dalla passione di chi ha vissuto a lungo all’estero e ha voluto portare nella Capitale un’idea diversa di panino con il würstel, immaginandolo al piatto e contemporaneo. Il pane è un pan brioche artigianale, morbido e leggermente dolce, passato al vapore per conservare la sua umidità naturale. I würstel, a base di carne di maiale del Trentino, sono il cuore di panini che cambiano a seconda della stagione o dell’ispirazione del giorno (ma c’è anche una variante di pollo fritto).
Il menu si arricchisce poi con pulled pork cotto a bassa temperatura, hamburger, pastrami e cotoletta di pollo. A fare la differenza sono i topping, molti dei quali vengono preparati in casa con accostamenti che vanno dal basilico fresco al tartufo, dai pomodori secchi alla senape al miele. Ad accompagnare il morso pensano delle patatine fritte espresse. Il risultato è un hot dog che rispetta la sua anima americana, ma la declina con attenzione e gusto locale.
Non tutte le ciambelle escono con il buco, ma quelle di Bucolica sì (anche in versione salata)
Per evocare New York, non serve arrivare a Times Square. A Roma basta un donut dentro un mercato rionale. È questo il caso di Bucolica, piccolo laboratorio nato quasi per gioco dieci anni fa all’interno del Mercato De Calvi in zona Monteverde – oggi, sempre qui, Bucolica è presente anche con un angolo caffetteria e aperitivi, mentre verso Porto Fluviale ha aperto il suo primo punto vendita su strada –, dove la pasticceria americana viene raccontata con leggerezza e gusto estetico. Il punto di partenza è stato proprio lei, la ciambella: non fritta, ma cotta al forno, più gentile, più quotidiana. Niente burro, ma olio di semi di girasole, per una dolcezza asciutta, mai stucchevole. Le varianti seguono il ritmo delle stagioni: in autunno c’è il donut alla castagna, con glassa morbida, meringhe e cioccolato; d’estate si alleggerisce con farciture di panna o crema. Tra le varianti più amate, quella rossa alla fragola e una con marmellata di fichi, noci e cioccolato bianco. C’è una linea fissa di basi bianche e al cacao.
Accanto alle ciambelle, la proposta si estende al salato con i bagel: anche questi artigianali, non bolliti ma cotti al vapore in forno, per garantire morbidezza e leggerezza. Niente manitoba, solo farine bianche o semi-integrali. Il panino più venduto? Quello con salmone, crema al formaggio e cipolla caramellata. Ma ci sono anche opzioni con carne, pesce o vegetali.
Charlotte e i suoi cookies: quando la Francia incontra New York
C’è un’arte sottile nel bilanciare burro e cioccolato, specialmente quando si è golosi. E Charlotte Pasticceria, con i suoi cookies personalissimi, ha trovato una via tutta romana per rileggere un’icona americana. Meno burrosi della versione a stelle e strisce, i biscotti della pasticceria di Claudia Martelloni strizzano l’occhio alla tradizione francese, sebbene non siano poi così sottili. Nel laboratorio a vista si lavora di finezza, con un impasto calibrato e topping sulla superficie (come nella foto di copertina), che trasformano ogni biscotto in una piccola architettura di sapore.
La linea è varia ma precisa: c’è il cookie al caramello, arachidi e cioccolato fondente, che gioca sull’amaro e sul croccante, quello con cioccolato e lamponi freschi, dove l’acidità del frutto taglia la dolcezza del caramello, e poi due versioni alla frutta secca – pistacchio e nocciola – in cui la pasta di frutta secca è lavorata con la stessa cura di una ganache, e ogni morso è pieno, rotondo.
La prima cheesecake non si scorda mai e ha ispirato la ricetta Café Merenda
Dietro la cheesecake di Café Merenda c’è un racconto personale, fatto di scoperta e memoria. Chiara Caruso, pasticceria di origine palermitana e founder della dolce insegna, ha assaggiato per la prima volta questo dolce da adolescente, durante un viaggio a Londra. Era la sua prima esperienza all’estero, lontana dalla pasticceria siciliana con cui era cresciuta. Quella fetta, diversa da tutto ciò che conosceva, ha lasciato un’impronta profonda, diventando il simbolo di un’apertura mentale e gastronomica che oggi caratterizza la filosofia del suo caffè: un luogo che accoglie suggestioni europee, senza mai rinunciare all’italianità dei prodotti e al senso estetico dell’accoglienza.
La cheesecake di Chiara è preparata con una base di biscotti integrali con una predominanza di fior di sale (a Chiara piace molto il contrasto tra dolce e salato: è così appassionata che ha approfondito il tema con una session insieme a un sommelier del sale), una crema al formaggio spalmabile italiano che viene leggermente profumata con zest di limone in cottura, e completata con frutta fresca (frutti di bosco d’estate) o secca in inverno (arachidi salate). È un dolce semplice, ma pieno di significato: un ponte tra identità e cambiamento, proprio come New York sa essere per chi la ama da lontano. Nella bakery di Ostiense viene servito a fette oppure, su ordinazione, in formato torta per occasioni speciali.
