Cocktail, foraging, escursioni nei boschi e fiori da bere. No, non è il menu di un nuovo bar nordico ma il cuore del Pollino Cocktail Camp, l’appuntamento più verde – in tutti i sensi – dell’estate mixology italiana. Succede nel Parco Nazionale del Pollino, tra Calabria e Basilicata, l’area protetta più grande d’Italia, che per tre giorni – dal 12 al 14 luglio – ospita bartender, liquoristi e amanti degli spirit in un’esperienza collettiva tra erbe spontanee, drink sperimentali e pedalate in alta quota.
Cos’è il Pollino Cocktail Camp

Più che un evento, è un laboratorio diffuso, un piccolo festival in cui i protagonisti sono le botaniche del Pollino: piante aromatiche, officinali, fiori, frutti spontanei. A interpretarli in chiave drink ci pensano alcuni dei bartender più seguiti della scena nazionale, insieme a liquoristi, produttori di gin, vermouth e amari nati proprio tra questi boschi.
Il format nasce da Catasta, hub turistico e bike point della Ciclovia dei Parchi con base a Campotenese, che da anni lavora per valorizzare l’identità vegetale (e sociale) di questo territorio. Non un evento patinato da grande città, ma una festa della biodiversità dove la cultura del bere incontra la natura – e il tutto a impatto leggero, tra escursioni a piedi e in bici, passeggiate guidate e degustazioni en plein air.
Cosa succede nei tre giorni (oltre a bere)

La vera novità del Pollino Cocktail Camp è il modo in cui unisce le regole della miscelazione classica al contatto diretto con la natura. Tra un cocktail e l’altro, si cammina: sabato 13 luglio, ad esempio, si parte all’alba con Sui Sentieri dei Botanici, escursione condotta dalla guida ambientale Andrea Vacchiano. Nel pomeriggio, si esplorano le piante officinali con Pollino Officinalis, camminata narrata da Francesco Sallorenzo. In contemporanea, i ciclisti possono avventurarsi nella Masistro Bike Adventure, una pedalata tra i faggi secolari della dolina carsica del Geosito Unesco di Masistro.
Non manca il foraging “storico”: lunedì 14 luglio il direttore del Conservatorio Etnobotanica di Castelluccio Superiore, Carmine Lupia, conduce una passeggiata sulle orme dei monaci basiliani, tra le piante che raccoglievano nel Medioevo per curare (e forse anche per distillare).
I bartender da tutta Italia e le botaniche del Sud
Dietro il bancone – montato tra sentieri, prati e boschi – ci sarà una selezione di nomi interessanti del panorama mixology italiano. La direzione artistica è firmata da Umberto Oliva, bartender calabrese trapiantato a Milano, che ha messo insieme una squadra varia e trasversale: da Benjamin Cavagna del clandestino 1930 a Milano a Julian Biondi di Fermenthinks a Firenze, fino a Giuliana Giancano di Pot Pourri a Torino e Antonio De Cristofaro di Brezza a Soverato.
Molti dei partecipanti arrivano dal Sud: c’è Nino Rossi con Damiano Martino dall’Aspromonte, Peke Bochicchio da Potenza, Francesco Vocaturo da Cosenza e tanti altri. A tutti il compito di interpretare le botaniche del Pollino in cocktail unici, tra signature drinks e twist sui classici.
I liquoristi e i tasting selvatici
Accanto alla mixology, c’è la liquoristica artigianale: saranno presenti produttori locali che lavorano da anni con le piante e le radici del territorio. Dai nomi storici come Caffo ai più recenti come Mzero, Emporia Gin e Vecchio Magazzino Doganale, passando per progetti indipendenti come Ginsud e Il Pellicano Vermouth. Il pubblico potrà assaggiare, parlare con i produttori e testare nuove uscite con la formula del walk-around tasting.
Un libro sulla mixology del Pollino
La festa si trasformerà anche in un libro. Rubbettino editore co-produrrà il primo volume dedicato alla botanical mixology del Pollino, raccogliendo storie, ricette e immagini di questo ecosistema da bere. Una guida, ma anche un racconto corale di come la mixology possa farsi strumento di racconto territoriale.