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L'architetto e designer Piero Lissoni

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Piero Lissoni firma la “Bottiglia Masi”

Leggera, robusta e sostenibile: al Rosso Verona Igt Fresco di Masi va il premio speciale Etichetta dell'anno 2023.

Quando disegnò la sua prima caffettiera, Piero Lissoni pensava che non potesse esserci progetto più impegnativo a livello di condizionamenti tecnici. Invece eccome se c’era, per sua stessa ammissione: creare una bottiglia leggera ma robusta, diminuendo la quantità di vetro e dunque anche l’energia necessaria in fase di lavorazione, trasporto e movimentazione. Traguardo raggiunto con la “Bottiglia Masi”, frutto della collaborazione tra la storica azienda della Valpolicella, il grande architetto e designer e Verallia, azienda punto di riferimento mondiale nella progettazione e fornitura di contenitori in vetro. Lissoni ha dato forma a Fresco di Masi, la linea di vini biologici nata “per sottrazione” – e cioè con il minor intervento dell’uomo sulla natura, da uve vendemmiate nelle ore più fresche e vinificate immediatamente, senza appassimento, senza passaggio in legno, solo con i lieviti selvaggi dell’uva, decantati e non filtrati – con una bottiglia anch’essa essenziale in cui il superfluo è stato eliminato: il peso di 370 grammi è inferiore del 33% rispetto alla media delle bottiglie dei vini di analogo posizionamento. Alla ricerca della leggerezza si è accompagnata quella dell’estetica e del design: «Con questo progetto – spiega Lissoni – abbiamo voluto rappresentare il nostro profondo rispetto per il vino e dare forma alla bellezza di un contenitore che racchiude al suo interno uno dei liquidi più preziosi del mondo. La bottiglia nasce intorno a due elementi: leggerezza e resistenza. Per disegnarla ci siamo chiesti se fosse possibile diminuire la quantità di vetro, allo scopo di renderla più efficiente, sottile e delicata, senza perdere la robustezza. Grazie al suo design siamo riusciti a risparmiare qualche centinaio di grammi di vetro: questo equivale a diminuire la quantità di energia che occorre per lavorarla, ma anche per trasportarla». L’intera confezione di Fresco di Masi è 100% sostenibile: la bottiglia in vetro leggero e trasparente, quasi a dare la sensazione di tenere il vino nel palmo della mano, l’etichetta in carta riciclata, il tappo in sughero naturale, la capsula riciclabile. «Abbiamo scelto – sottolinea Raffaele Boscaini, Direttore marketing di Masi – di utilizzare la nostra nuova bottiglia identitaria in primis per un prodotto emblema della sostenibilità: Fresco di Masi; il nostro lavoro di ricerca si è concentrato non solo sull’essenza del vino, ma anche sull’essenzialità della sua bottiglia». Una vera e propria sfida, all’insegna dell’innovazione, «perché prima di oggi non esisteva una bottiglia in vetro con queste caratteristiche e così leggera», conferma Diego Dallatorre, Direttore Commerciale e Marketing di Verallia Italia. Anche l’etichetta, sviluppata dall’agenzia MA! design & partners di Milano, utilizza codici non convenzionali e scelte cromatiche inedite, più inclusive e vicine alle nuove generazioni. Un design di forte personalità, che è valso a Fresco di Masi Rosso Verona IGT 2022 il riconoscimento di “Etichetta dell’anno” alla 27ma edizione della Vinitaly Design International Packaging Competition, il concorso organizzato da Veronafiere-Vinitaly.

Campofiorin: il Supervenetian di Masi che sedusse Parise si presenta in una nuova veste

Con la 55ma annata della sua storia – la 2020 – il vino icona di Masi si rifà il look. La nuova etichetta di Campofiorin – Supervenetian ottenuto con la tecnica della doppia fermentazione – è stata ampliata con l’aggiunta di uno sfondo grigio che supporta e valorizza l’ovale con la storica cornucopia, in cui giganteggia il logo di colore rosso con un leggero outline dorato. Per contenere il vino, è stata scelta una bottiglia importante, con una capsula rosso ceralacca e gli stilemi di famiglia sul collarino: l’angelo con il motto latino “Nectar Angelorum Hominibus”. Un restyling fedele all’immagine che ha caratterizzato il Campofiorin sin dalla sua prima uscita, con l’annata 1964: una «cosa meravigliosa» che sedusse – per forma e contenuto – persino lo scrittore veneto Goffredo Parise, che gli dedicò un’Ode sul Corriere della Sera.

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