New York ha tanti cocktail bar, ma pochi riescono a farti dimenticare di essere a Manhattan per qualche ora. Nel cuore dell’East Village, l’angolo opposto alla fila per mangiare il celebre pastrami di Katz’s Delicatessen, viene animato da Superbueno, insegna che travolge con la sua esplosione di colori, suoni e sapori messicani in salsa newyorkese. La nostra fortuna? Essere presenti nella Grande Mela proprio nel giorno in cui ha appena confermato la sua seconda posizione nella classifica North America’s 50 Best Bars di quest’anno (lo scorso anno i colleghi di Food&Wine lo hanno eletto il migliori cocktail bar di New York).
Appena entrate, capite che qui si viene per bere bene, ma anche per vivere un momento di spensieratezza. Sfere di luci rosse oscillano sopra il bancone, spinte ritmicamente dai bartender, quasi a voler sincronizzare le shakerate con la musica – cumbia, bachata, reggaetón – in sottofondo.
Dietro a tutto questo c’è Ignacio “Nacho” Jimenez, volto amatissimo della scena mixology newyorkese e già mente creativa di Ghost Donkey (oggi chiuso). Con Superbueno, Jimenez ha dato forma a un bar che è anche una dichiarazione d’identità: messicano sì, ma anche profondamente americano, un ponte tra le sue radici e la sua vita a New York.
Un menu da esplorare bicchiere dopo bicchiere
I cocktail? Non sono semplici variazioni su temi esotici. Sono racconti liquidi che mescolano ingredienti della tradizione messicana – chili, mais, mole, guava – con tecniche raffinate e un tocco di nostalgia.
Il Green Mango Martini profuma di frutta fresca e infanzia nei mercati: tequila infuso al mango e qualche goccia di olio al chile costeño che viene rilasciato con una pipetta direttamente al tavolo del commensale. Un equilibrio tra dolcezza e piccantezza che colpisce al primo sorso.
Il Vodka Y Soda è la sorpresa della serata: vodka ai pasilla, guava, soda. Semplice, ma profondo. Rinfrescante e con una nota speziata elegante, mai invasiva. Nasce da un ricordo d’infanzia, da un succo di frutta acquistato in un deli di quartiere (si tratta di un negozio di alimentari, tipicamente in stile americano, abbreviazione di delicatessen). È proprio lì, nell’incontro tra un passato lontano e il presente urbano, che Superbueno trova la sua magia.
E poi ci sono i cocktail più audaci, come il Roasted Corn Sour, ispirato al mais grigliato degli esquites, con polvere di mais bruciato spolverata sopra la schiuma del drink. Oppure il “soup of the day”, il Dashi Papi, una combinazione curiosamente irresistibile di shot di raicilla (un distillato artigianale messicano ottenuto dall’agave, simile a tequila e mezcal) e brodo di birria. E poi c’è l’omaggio al Maestro Salvatore Calabrese con il Breakfast Margarita, in questo caso.
I prezzi sono nella media con quelli degli altri cocktail bar newyorkesi – 20 dollari a drink – e l’esperienza li vale tutti, soprattutto se si considerano la qualità degli ingredienti, la cura nei dettagli e l’originalità senza compromessi.
Una cucina di strada, sì, ma con stile
Superbueno non trascura nemmeno la parte culinaria. Il Birria Grilled Cheese è una bomba umami, servita con ciotolina di brodo fumante e coriandolo fresco. I tacos di pancetta croccante fanno il loro dovere con dignità e una bella crosticina, mentre i Dorilocos, serviti in una busta di Doritos, sono uno spuntino piccante e giocoso che riporta alle bancarelle delle fiere messicane.
Ma al di là del menu, Superbueno colpisce per il senso di accoglienza. Le pareti sono decorate con maschere di luchadores dipinte a mano, ognuna con una storia, un difetto, un’anima, più quadri di un artista messicano. Il personale non è solo gentile, è parte attiva della festa: capita che si mettano a ballare, che partecipino a un’improvvisata conga line, che si siedano a brindare con i clienti.