Quando era piccola, Francesca Gervasi aspettava con emozione il passaggio della Mille Miglia davanti all’osteria di famiglia, a Monterotondo, una quarantina di minuti da Roma. Si sporgeva dalle ringhiere del cortile e guardava sfilare le auto con il nonno. Oggi la gara automobilistica non passa più per questo tratto di Salaria, e da quando hanno aperto lo svincolo per l’autostrada e inserito il senso unico in direzione Rieti, il traffico è notevolmente diminuito. Da circa cinque anni, Francesca è la chef e titolare della Trattoria della Fortuna, un ristorantino accogliente che un tempo era una tappa imprescindibile per rifocillare i cacciatori – sì, qui una volta si andava a caccia – della zona con pane e vino.
Queste mura risalgono alla fine della Seconda guerra mondiale e vennero persino bombardate prima dell’arrivo degli alleati. Ricostruito più solido di prima, il locale entrerà a breve tra le botteghe storiche d’Italia, avendo da poco superato i 50 anni di attività. Con il tempo, questa trattoria ha raffinato la sua proposta grazie all’intraprendenza di Francesca che, dopo anni nel fine dining (l’ultima esperienza è stata nella cucina di All’Oro di Riccardo Di Giacinto), ha scelto di tornare in provincia per raccogliere l’eredità della sua famiglia.

Cosa si mangia da Trattoria della Fortuna
Dopo essere accolti dalla signora Daniela, mamma di Francesca, ci si accomoda in uno dei tavoli che nella bella stagione vengono sistemati sotto il fresco pergolato in giardino. Il colore qui non manca: fiori e piante incorniciano lo spazio esterno, quasi a far dimenticare che ci si trova tra una statale e i binari della ferrovia che collega Roma a Orte.
Si prova un certo senso di indecisione sfogliando il menu ricco, sorprendente e personale: l’effetto stupore si amplifica quando Francesca, passando tra i clienti per un saluto, si lascia scappare che è sola in cucina. Dalle portate scritte sul cartoncino s’intuisce quanto sia un’instancabile ricercatrice: è arrivata fino a un famoso bunker altoatesino di formaggi, quello di Hubert Stockner, per comporre quella che lei definisce la “selezione della felicità”, ma per gli amanti dei latticini locali la scelta de L’Alchimista Lactis, caseificio della campagna romana, è altrettanto interessante.
Le preparazioni s’ispirano a ricette regionali, come la crema bolzanina a base di uova che accompagna un soffice pan brioche, la polpetta di pollo e peperoni (classico romano del Ferragosto) o i panzerotti ripieni di fiore di zucca, mortadella e ricotta. Croccanti e sfiziosi, gli involtini primavera alla vignarola rappresentano un inedito melting pot tra Italia e Cina.

Il piatto simbolo restano però le paste fresche (massimo 36 tuorli): dalle cartellate ripiene di caprino con pesto alla genovese, fonduta di Parmigiano Reggiano e pomodorini semi dry, ai tajarin alla vodka, omaggio agli anni Ottanta, fino a una confortante porzione di tortellini in stile emiliano.
I ricordi d’infanzia riaffiorano nella scaloppa di vitello al profumo di limone, mentre i fan del vitello tonnato apprezzeranno la sua versione alla vecchia maniera, servita – come tutto il menu – su ceramiche vintage, ognuna diversa dall’altra.
Il consiglio? Lasciarsi uno spazio per i dolci, che fanno il giro d’Italia: lo stracchino della duchessa, dessert al cucchiaio della pasticceria emiliana, o la crema di Cogne al rum, in cui intingere le lingue di gatto. La coccola finale è un bon bon rivestito di cioccolato che racchiude, a sorpresa, una mini pastiera.

Una cantina di un certo livello
Merita una menzione speciale la carta degli Champagne, grande passione di Francesca e decisamente atipica per una trattoria pur dall’animo così gourmet (non a caso, l’indirizzo è segnalato dalla guida Michelin). Più di 20 le referenze delle maison francesi, con bottiglie che partono da 56 euro, e un’etichetta fissa in mescita.
Aperta solo a pranzo, con un’eccezione il venerdì sera
Francesca ha deciso di chiudere a cena e concentrarsi sul servizio del pranzo, dalla domenica al venerdì (proprio così, il sabato non si lavora). Una scelta che le consente di esplorare altri ristoranti la sera e dare tregua al personale di sala. Fa eccezione il venerdì sera, quando Trattoria della Fortuna propone menu regionali a tema, valorizzando le tipicità dello Stivale con estro e un tocco di nostalgia.