Istituiti nel Medioevo, i rioni di Roma costituiscono il centro storico della città. Quasi tutti e ventidue, infatti, ad eccezione di Prati e Borgo, rientrano nel perimetro delle Mura Aureliane. Tra questi vi è il Rione Campitelli, che vanta un incredibile patrimonio artistico e archeologico: basti pensare che nel suo territorio ricadono i colli del Palatino e del Campidoglio e, di conseguenza, l’area del Foro Romano. Nonostante la sua importanza storica, il rione attualmente conta poche centinaia di abitanti e dal punto di vista gastronomico non è certo tra i più vivaci. Da qualche settimana però, a pochi passi dall’imponente chiesa barocca di Santa Maria in Portico, in un palazzo del sedicesimo secolo ha inaugurato un nuovo ristorante: Tribuna Campitelli, al civico 18 dell’omonima via.
Un piccolo polo del gusto indipendente
Si tratta del nuovo progetto degli chef Francesco Brandini e Roberto Bonifazi e del maître sommelier Daniele Gizzi. Con l’apertura di quello che è di fatto il loro terzo locale, sono riusciti a creare un piccolo polo del gusto: tre insegne diverse, per offerta e vocazione, nel raggio di soli 300 metri, ma curiosamente dislocate in tre diversi rioni storici. L’informale Tartarughe Bar e Bottega di piazza Mattei rientra infatti nel Rione Sant’Angelo, mentre l’apprezzata Bottega Tredici – osteria di buon livello in via dei Falegnami – è nel Rione Sant’Eustachio. Amici, ancor prima che soci, Brandini, Bonifazi e Gizzi sono protagonisti di una bella storia imprenditoriale che li vede coinvolti anche nella produzione vinicola di ispirazione naturale e biodinamica.
Il progetto Cantina Tredici
Con il loro marchio, Cantina Tredici, attualmente producono – a Gambellara, in Veneto – un rosso da un piccolo vigneto di proprietà della cantina Basaltica: un’insolita enclave di Pinot Nero in un territorio vocato essenzialmente alla coltivazione dei vitigni autoctoni Garganega e Durella. Il risultato è un vino fuori dagli schemi (grazie al terreno completamente basaltico e alla fermentazione spontanea) che presenta una sua speziatura naturale. Pensato per la mescita dei tre locali romani, ne è venuto fuori una sorta di “vino della casa premium”.
Con la stessa filosofia l’anno prossimo verrà prodotto un bianco da vigneti storici di Garganica, sempre della zona di Gambellara, che rischiavano di essere abbandonati perché difficili da raggiungere. Già disponibile è invece un altro rosso, un Syrah che fa in passaggio in anfora: un piccolo esperimento realizzato in collaborazione con Podere Còncori, in provincia di Lucca, per un totale di 600 bottiglie.
Un ristorante moderno in un palazzo storico
Tornando a Tribuna Campitelli, “ambizioso” è senza dubbio l’aggettivo più adatto per descrivere questo ristorante. Lo è sotto l’aspetto culinario, ma soprattutto per le difficoltà (inevitabilmente) incontrate in fase di ripensamento degli interni di un immobile costruito nel 1585: lungaggini burocratiche e vincoli di vario genere da rispettare che potrebbero tranquillamente costituire l’oggetto di un articolo a parte. La cura maniacale nella scelta dei materiali, dagli arredi fino al pellame dei menu, testimonia la ricerca di una coerenza estetica e concettuale particolarmente rispettosa di uno spazio così esclusivo. Il bancone del bar all’ingresso colpisce i passanti e li invoglia a varcare la soglia per scoprire le tre sale – numero ancora una volta ricorrente – chiamate Lavinia, Tribuna e Capitolina. La prima è caratterizzata dalla presenza di una cantina a parete bifacciale, mentre gli altri due ambienti affacciano entrambi su strada; dalla sala Capitolina si accede anche alla corte interna, con tanto di fontana funzionante, salottino e vista sulle cucine.
La proposta culinaria di Tribuna Campitelli
Forti dell’esperienza e del successo di Bottega Tredici, il duo di cucina composto da Francesco Brandini e Roberto Bonifazi ha deciso di mettersi alla prova attraverso una proposta più complessa dal punto di vista tecnico, ma sempre basata sul gusto capitolino e mediterraneo in generale. Per intenderci: il classico spaghetto alle vongole viene arricchito da una crema amidacea – ottenuta da uno stracotto della stessa pasta e vongole con un tocco di limone – e da un estratto di prezzemolo. La faraona alla cacciatora è accompagnata da una crema di zucchine alla scapece, che spezza i sapori profondi del fondo di cottura con la sua discreta acidità. Il dessert Banana, cioccolato, arachidi e caramello salato propone accostamenti ampiamente consolidati, ma sorprende per il piacevole gioco di consistenze e l’alternanza di temperature.
Volendo riassumere, possiamo dire che da Tribuna Campitelli, al netto degli azzardi formali, si resta comunque in una rassicurante zona di comfort sebbene senza mai annoiarsi. A contribuire a tenere alta la tensione ci pensa poi Daniele Gizzi con una carta dei vini ampia – circa 500 referenze, di cui 60 Champagne – e a tratti audace, in cui sono presenti, oltre alle già citate etichette di produzione propria, quelle di altri vignaioli artigianali (circa il 90%) e qualche chicca di cantine prestigiose. Intrigante la drink list, con i classici della mixology affiancati dai signature cocktail della casa.
Si può ordinare alla carta, ma sono disponibili anche due percorsi degustazione da tre o cinque portate, a cui si aggiungono aperitivo e dessert, rispettivamente a 60 e 80 euro, con possibilità di abbinamento di vini.
