È stato presentato a Perugia il progetto Made in Umbria, iniziativa che consente di trasformare gli scarti della lavorazione dell’olio extravergine in risorsa, grazie al recupero dei polifenoli. Promosso da Centumbrie, Sterling Aromi e Università di Perugia, segna un passo verso una filiera olivicola a impatto zero.
Da rifiuto a risorsa
Le acque di vegetazione prodotte dai frantoi, tradizionalmente considerate un rifiuto a forte impatto ambientale, diventano oggi fonte di polifenoli, antiossidanti naturali utilizzabili in nutraceutica, cosmetica e alimentazione. Solo cinque frantoi in Italia hanno adottato questa tecnologia, e l’Umbria è la prima regione a collocarla al centro di un progetto strutturato, con l’obiettivo di creare un modello replicabile.
«Dobbiamo cercare di valorizzare i sottoprodotti dell’estrazione meccanica degli oli vergini di oliva – ha dichiarato il professor Maurizio Servili dell’Università di Perugia – per incrementare la produzione di valore che oggi è affidata quasi esclusivamente all’olio extravergine».

Per Centumbrie, il progetto rappresenta un’evoluzione coerente con il percorso aziendale. «Siamo la prima azienda a produrre olio con sottoprodotti zero, un esempio virtuoso per tutta la filiera – ha spiegato il direttore generale Sergio Rutili –. Ogni residuo trova nuova vita: dalla sansa denocciolata destinata al biodigestore, al nocciolino come combustibile, fino alle acque di vegetazione, che diventano un’acqua pulita. Con questo progetto abbiamo portato a zero anche l’ultimo scarto dell’olio».
Un approccio condiviso anche da Sterling Aromi. «Con il progetto OMWE – Olive Mill Wastewater Extract – dimostriamo che la sostenibilità e l’innovazione non si fermano al rispetto dell’ambiente – ha sottolineato Federico Bonini –. Diventano fattore di competitività e di risultato concreto per l’industria e per i consumatori».
La Regione Umbria ha sostenuto il percorso, presentato ufficialmente a Palazzo Donini alla presenza dell’assessore Simona Meloni. L’obiettivo è rafforzare il ruolo della regione come laboratorio nazionale di innovazione agroalimentare, coniugando tradizione e competitività.
Made in Umbria punta a dimostrare che la filiera olivicola può ridurre a zero i propri scarti, attribuendo valore economico e ambientale anche a ciò che in passato veniva eliminato. Il progetto segna così un ulteriore passo nella trasformazione della produzione olearia verso un modello di economia circolare.