Cerca
Close this search box.
Lago di Garda

,

Valtènesi, il lato rosa del Garda

Un solo nome per un solo vino e un solo territorio, che specchia i suoi profili nelle dolci acque della sponda bresciana.

A rendere così irresistibile il fascino del Garda vi è indubbiamente la varietà di carte che può giocarsi sul tavolo della seduzione, dal fronte climatico a quello paesaggistico, dai litorali sabbiosi alle soavi colline, dalle isole più appartate alle vette innevate. Nella manica, gli assi dei suoi borghi ricchi di arte e cultura, più qualche jolly da spendere a sorpresa, magari con chi preferisce allonta- narsi dalle strade più battute.

Si prenda la Valtènesi, un’area che si affaccia sulla sponda bresciana del lago, stretta tra lo specchio acquoreo e le colline moreniche, disseminata di paesi, chiese e castelli, torri e antiche dimore che narrano il corso della sua storia millenaria. A interrogarsi sulle radici giungeremmo probabilmente in Grecia, se l’etimologia del toponimo è da ricondursi a quella Vallis Atheniensis in cui stanziavano coloni ateniesi al seguito degli eserciti romani, mentre un’altra corrente di pensiero lega il nome Valtènesi all’antica Pieve Tenense, già citata da Federico II del 1221. Di certo questa terra può raccontare il passaggio di Romani e Scaligeri, dei Visconti, la dominazione della Serenissima Repubblica di Venezia come quella degli austriaci. È divisa in sette comuni, tra rivieraschi e collinari, ma nel disegnare il viaggio si può semplicemente decidere di perdersi, ignorandone i confini: godere delle spiagge di Manerba o del castello di Padenghe, bere un calice a Moniga, affrontare i pendii ammantati dai vigneti, dagli uliveti, per raggiungere Polpenazze oppure Puegnago del Garda, quest’ultimo sede del consorzio Valtènesi.

Proprio di uva e di olive è profumata la storia della Valtènesi, ma anche di capperi e limoni, in un tessuto economico e sociale che tuttora mantiene una vocazione agricola. Elevandosi nella produzione di olio extravergine d’oliva Dop e di vino, la cui straordinarietà verte su una varietà autoctona, il fragile quanto prezioso groppello. Parliamo di un vitigno a bacca nera che solo la Valtènesi può vantare (sporadiche nicchie di produzione in Val di Non, Toscana, Emilia-Romagna), collante e icona dell’intero distretto; il suo nome (stavolta l’origine è certa) si rifà alla forma del grappolo, piccolo e compatto: un vero e proprio nodo, in dialetto “groppo”.
La variante più diffusa è quella del groppello gentile, il cui acino ha buccia molto sottile, di colore blu violetto; materia prima delicata, che richiede esperienza e amore nella lavorazione – lo stesso amore che la gente del luogo riserva «alle cose di famiglia, quelle che si conoscono ancora prima di imparare a camminare», come dicono al Consorzio, «che ci accompagnano un passo dopo l’altro nella vita». Groppello quindi come elemento del quotidiano, dell’alfabeto basico, dell’identità comunitaria. Da qui l’impegno in un progetto di selezione clonale, che in futuro andrà sviluppato anche in un vigneto sperimentale, così da definire sul campo come questa varietà possa esprimere al meglio la delicatezza, l’eleganza, la finezza insite nel suo Dna.

Le viti crescono su un’area collinare di origine morenica, a tratti intervallata da zone pianeggianti; il clima è mitigato dal lago che ammansisce i toni dell’arco alpino, cullando una vegetazione di tipo mediterraneo. Con l’arrivo del bel tempo, i prati si colorano di primule e di iris, di gigli, di violette. Spesso in blend con altri vitigni locali come marzemino, barbera, sangiovese, la vinificazione in rosso del groppello è insignita della Doc Riviera del Garda Classico e affiancata dall’intrigante strada che guarda alla spumantizzazione, ma è la storica versione in rosa a esaltare maggiormente questo vitigno autoctono, talvolta protagonista in purezza. Nel vino che spesso, oggi, si preferisce chiamare Valtènesi e basta, un solo nome per un solo vino e un solo territorio con la sua gente, la sua uva. Colore suggestivo, affine al petalo di rosa, aroma floreale, fragrante, gusto fresco e disimpegnato, sapido, primaverile ma senza tempo, senza stagionalità, ottimo nel consumo immediato eppure capace di lodevoli evoluzioni nell’affinamento di qualche anno.

Centrale è il metodo di vinificazione che rimanda a una lontana storia d’amore, quella tra la nobildonna gardesana Amalia Brunati e il senatore veneziano Pompeo Molmenti, grande appassionato di enologia. Nel 1885 il loro matrimonio portò il senatore nei possedimenti dei Brunati, a Moniga, dove nel 1896 si codificò il procedimento produttivo del Chiaretto, la cui produzione era diffusa sul territorio fin dal Cinquecento con la denominazione di “Claretto”. Si pensava che un vino simile potesse fare tendenza nel clima della Belle Époque, e si aveva ragione: all’inizio del Novecento giunsero i primi riconoscimenti e il Chiaretto cominciò a spopolare nei salotti e nei locali alla moda, conquistando la scena degli aperitivi milanesi. Chiaretto lo sarebbe rimasto fino ai giorni nostri, tuttora c’è chi lo chiama così, ma chiedete Valtènesi e avrete tutto, sempre, compreso il sorriso di chi ogni giorno si spende per valorizzare il frutto di questa terra.

Valtènesi in rosa, A Monica un weekend di dolce vita gardesana

Occasione propizia per scoprire il Valtènesi, vino simbolo della dolce vita gardesana, è quella dei prossimi 31 maggio, 1 e 2 giugno, un fine settimana da vivere all’insegna del “drink pink” sul lago. Si chiama per l’appunto Valtènesi in Rosa l’evento-vetrina dedicato al rosé della riviera bresciana del Garda, tre giorni nella splendida cornice del castello di Moniga per incontri, masterclass, degustazioni. Sono oltre 100 le etichette proposte e sarà un piacere assaggiare la nuova annata 2023, come da tradizione rilasciata il 14 febbraio, per San Valentino, a memoria della storia d’amore che innescò il successo di questo vino.

Quest’anno il battesimo è avvenuto in realtà sulle rive della Senna: si è scelto Wine Paris «per promuovere i nostri Valtènesi anche su un palcoscenico internazionale e sul mercato d’Oltralpe, notoriamente sensibile al fascino dei rosé», come ricorda Paolo Pasini, presidente del Consorzio. Che stavolta vi aspetta però sulla riva bresciana del “suo” lago di Garda.

Il territorio in sei etichette

Turina Setamora Valtènesi Riviera del Garda Classico DOC 2020

Dal particolare affinamento (anche) in barrique, commercializzato due anni dopo la vendemmia.

Cantrina Valtènesi Riviera del Garda Classico DOC BIO 2023

Groppello in purezza da pressatura lieve, profilo delicato e spiccata mineralità.

Tenute del Garda Valtènesi Riviera del Garda Classico DOC 2022

Blend con groppello grande protagonista, fresco e beverino, dalla notevole persistenza.

Avanzi Antitesi Valtènesi Riviera del Garda Classico DOC 2022

Groppello e barbera da particolari vinificazioni separate per un sorso strutturato e complesso.

Costaripa Molmenti Valtènesi Riviera del Garda Classico DOC 2018

Da vigne con oltre quarant’anni di età, elevato in tonneaux per due anni e in bottiglia per altri tre.

Pasini San Giovanni Lettera C Valtènesi Riviera del Garda

100% groppello maturato in acciaio e ceramica sulle sue fecce fini, incline alla longevità.

 

Maggiori informazioni

Consorzio Valtènesi
Via Roma, 4, Castello, 25080 Puegnago sul Garda, BS,
consorziovaltenesi.it

 

Condividi

Facebook
Twitter
LinkedIn
Articoli
correlati