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Perché l’ascesa del vino gallese non è una buona notizia

Nel Regno Unito la viticoltura si espande oltre l’Inghilterra: il Galles registra un aumento di vigneti e produzioni, ma l’imprevedibilità del clima resta un ostacolo.

Negli ultimi vent’anni il Galles ha visto moltiplicarsi i vigneti, passando da poche aziende a 59 realtà registrate, secondo i dati diffusi dalla Food Standards Agency Wales. Come riportato dalla BBC, la coltivazione della vite si è estesa anche nel Nord del Paese, dove fino a pochi anni fa il clima sembrava troppo rigido. Le estati più calde e asciutte hanno reso alcune zone adatte alla viticoltura, favorendo una produzione che unisce microclimi locali, varietà resistenti e crescente attenzione turistica.

Dai pionieri ai nuovi produttori

Tra i primi a credere nella viticoltura gallese vi sono Robb e Nicola Merchant, che nel 2009 hanno piantato 4.000 viti ad Abergavenny, nel Monmouthshire. Oggi gestiscono 13.500 piante, riforniscono ristoranti stellati Michelin in tutto il Regno Unito e hanno ottenuto riconoscimenti internazionali. A nord, nella Vale of Clwyd, Gwen e Rhys Davies hanno piantato le prime viti nel 2018 e, dopo un’estate secca e favorevole, prevedono un raccolto superiore alle aspettative.

Il vino prodotto in Galles si distingue per caratteristiche legate al clima relativamente fresco: i bianchi e gli spumanti sono descritti dai produttori come fruttati e con un profilo aromatico variegato, mentre alcune aziende, come White Castle, hanno puntato anche sul vino rosso, sorprendendo visitatori e turisti.

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Molte cantine gallesi integrano la produzione con attività di accoglienza enoturistica, tra tour e degustazioni che rappresentano una quota importante delle vendite. La sorpresa dei visitatori, spesso ignari della presenza di vigneti in Galles, alimenta l’interesse per un comparto ancora di nicchia ma in espansione.

Se da un lato l’aumento delle temperature ha favorito l’impianto di nuove vigne, dall’altro l’imprevedibilità del meteo resta il principale rischio per i produttori. Il 2024 è stato definito da molti viticoltori un anno “disastroso” a causa delle piogge abbondanti, con raccolti drasticamente ridotti. L’estate 2025, invece, si è rivelata positiva per gran parte del territorio, ma la variabilità rimane un elemento strutturale.

La studiosa Kate Gannon, che ha analizzato l’impatto del clima sulla viticoltura britannica, ha sottolineato come il Galles sia diventato “più adatto” alla coltivazione della vite, ma ha anche avvertito che il settore dovrà sviluppare resilienza per affrontare eventi estremi sempre più frequenti.

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Foto da Shutterstock

 

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