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Viaggio a Épernay

Benoît Gouez, chef de cave di Moët & Chandon, svela l’annata 2012 della collezione Grand Vintage

epernay Moët & Chandon

Il numero 20 di Avenue de Champagne a Épernay – l’arteria cittadina più sparkling al mondo – si trova il quartier generale della Maison che Claude Moët, con spirito pionieristico, fondò nel 1743. Fu il nipote Jean-Rémy Moët, alla fine del XVIII secolo, a introdurre lo Champagne nei salotti nobili d’Europa e del mondo. Oggi, Moët & Chandon è un colosso da 32 milioni di bottiglie che molti consumatori associano principalmente (e a volte esclusivamente) al Moët Impérial, sicuramente la più iconica delle bottiglie, creata nel 1869. Dietro all’imponente e austera cancellata che protegge gli uffici, le eleganti sale e gli ingressi alle scenografiche cantine sotterranee – che si estendono per 28 chilometri: sono le più ampie della regione – si cela però una personalità ben più sfaccettata, capace di muoversi anche in una dimensione di eccellenza. Avere a disposizione oltre 1.100 ettari di ricco terreno calcareo – il 50% rappresentato da grands crus e il 25% da premiers crus – ha i suoi (grandi) vantaggi: «Più uve e vini hai a disposizione per l’assemblaggio – spiega Benoît Gouez, dal 2005 chef de cave di Moët & Chandon – e più riesci ad avvicinarti, ogni volta, alla qualità e allo stile che cerchi». Al motto di “bigger is better”, Gouez riesce a smontare molti dei pregiudizi che vorrebbero la qualità solo nelle produzioni più piccole. 

Ci introduce al sorprendente mondo delle Riserve Grand Vintage, interpretazioni personali che cercano di esprimere e rispettare l’unicità di ogni singola annata: «Creare Champagne – continua – non ha a che fare con una ricetta ma con la sensibilità e la capacità di adattamento tipico di un approccio artigianale». Dal 1842 a oggi sono solo 73 i vintage rilasciati dalla Maison: noi abbiamo assaggiato in anteprima il 2012, assemblaggio di Chardonnay al 41%, Pinot Noir al 33 e Pinot Meunier al 26, una percentuale, quest’ultima, insolitamente alta ma motivata dall’eccellente qualità delle uve rosse nella vendemmia in questione. Uno Champagne armonioso e fresco, aiutato da un dosaggio di soli 5 grammi per litro, e disponibile anche in una versione rosé suadente e particolarmente versatile negli abbinamenti con la raffinata cucina di Marco Fadiga, dal 2016 diventato lo chef de cuisine ufficiale di Moët & Chandon. A proposito di dining experience: nella capitale francese, nascosta nelle cucine di Pavillon Ledoyen sugli Champs-Elysées, ecco “Inside”, una stanza privata dove degustare alcuni dei migliori Moët & Chandon Grand Vintage Collection, dal 1990 al 2000, che hanno ispirato Yannick Alléno nella creazione di piatti basati sulla singolare personalità degli Champagne. Un esempio? I ravioli di zucca croccante e frangipane con burro fuso insaporito da agrumi e mandorle amare, perfetti con la maturità, complessità e persistenza del Grand Vintage Collection 1992.