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Xylella in Puglia, la crisi degli ulivi continua dopo oltre dieci anni

La diffusione del batterio rimane un problema aperto: tra ricerca scientifica, istituzioni e comunità locali, la battaglia riguarda agricoltura, economia e identità del territorio

La Xylella fastidiosa (sì, si chiama proprio così) ha trasformato il paesaggio agricolo del Salento e continua a rappresentare una sfida complessa. Dal 2013 a oggi milioni di ulivi sono stati distrutti, con conseguenze ecologiche, economiche e culturali. Le strategie di contenimento, tra ricerca scientifica e interventi sul territorio, non hanno ancora portato a una soluzione definitiva. La questione non sembra particolarmente centrale nella politica nazionale ma l’appello del premio Oscar Helen Mirren riporta l’attenzione sulla necessità di preservare un patrimonio millenario.

La diffusione del batterio e le sue conseguenze

La Xylella fastidiosa è stata identificata ufficialmente in Italia nel 2013, ma indagini genetiche hanno dimostrato che era presente almeno dal 2008. Originaria delle Americhe, la sua diffusione è stata favorita dal clima caldo e secco del Salento e dalla presenza di insetti vettori, in particolare i cicadellidi.

Il batterio causa il complesso del disseccamento rapido dell’olivo, che porta progressivamente alla morte degli alberi. La monocultura olivicola della Puglia ha reso l’impatto ancora più grave: tra il 2013 e il 2018 sono stati abbattuti circa un milione di piante, soprattutto nella provincia di Lecce. Il paesaggio rurale è stato profondamente alterato e l’economia agricola ha registrato danni stimati in oltre 4 miliardi di euro.

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Le ripercussioni hanno interessato non solo l’industria olivicola, ma anche il turismo e l’identità culturale della regione. Gli ulivi secolari, simbolo della Puglia, sono stati al centro di una trasformazione che ha inciso sulla memoria collettiva e sulla percezione del territorio.

Il monitoraggio precoce si è rivelato complesso: la Xylella non provoca sintomi immediati e spesso resta invisibile fino alle fasi più avanzate. L’assenza di una strategia di prevenzione efficace ha rallentato l’intervento, mentre la burocrazia e la mancanza di risorse hanno aggravato la situazione.

La ricerca ha sviluppato varietà di olivo più resistenti, come il Leccino e la Favolosa (Fs-17), ma la loro diffusione non è sufficiente a sostituire il patrimonio di piante secolari. Parallelamente, si studiano soluzioni basate su biotecnologie e metodi di lotta biologica agli insetti vettori, ma i risultati richiedono tempi lunghi e non garantiscono un contenimento definitivo.

Il caso Xylella è stato spesso paragonato alla fillossera che colpì i vigneti europei nel XIX secolo. In entrambi i casi, la mancanza di azioni preventive tempestive ha aggravato i danni. La lezione che emerge è la necessità di adottare strategie proattive per proteggere la biodiversità e i paesaggi agricoli, attraverso monitoraggi costanti, isolamento delle aree infette e controllo degli insetti vettori.

L’appello di Helen Mirren

Qualche giorno fa, durante la presentazione a Tricase del volume Il Mezzogiorno del fotografo Uli Weber, l’attrice britannica Helen Mirren ha rinnovato il proprio sostegno all’associazione Save the Olives, ribadendo l’urgenza di salvaguardare gli ulivi pugliesi.

Mirren, che da anni vive parte dell’anno nella sua masseria di Tiggiano ed è una pugliese d’adozione (iconica la sua partecipazione a un videoclip di Checco Zalone), ha ricordato come «gli ulivi monumentali siano sotto attacco» e come la loro perdita costituirebbe «una tragedia per l’Italia intera». Parte dei proventi del volume sarà devoluta ai progetti dell’associazione per la tutela del patrimonio olivicolo.

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