Emanuele Rabotti

Franciacorta, Rabotti nuovo presidente: «La qualità conquisterà i giovani»

Intervista al neopresidente del Consorzio Franciacorta, che dichiara ottimismo per una denominazione capace di crescere e affermarsi come icona del Made in Italy.

Emanuele Rabotti, alla guida dell’azienda Monte Rossa, è il nuovo presidente del Consorzio di tutela del Franciacorta. Succede a Silvano Brescianini e sarà chiamato – 35 anni dopo il padre, primo presidente del Consorzio nel 1990 – a spostare più in alto l’asticella per un vino e un territorio che ha saputo affermarsi in pochi decenni come icona tra gli spumanti italiani ed europei.

«Ringrazio di cuore i colleghi per la fiducia che mi hanno accordato – ha commentato a caldo Rabotti – sono onorato per questa elezione che è un atto di profonda stima da parte loro. È con grande orgoglio che idealmente accolgo questo passaggio di testimone da mio padre, che nel 1990 è stato tra i fondatori del Consorzio Franciacorta». E guardando indietro, solo per un momento, il neo-presidente ricorda un motto: “Io sono, se noi siamo”, che fu l’incipit scelto dal padre per definire il sistema-Franciacorta.

Ecco che “condivisione” sarà la parola d’ordine di questi anni. «Parlerò al plurale – aggiunge Rabotti – perché insieme lavoreremo per continuare a promuovere e sostenere la Franciacorta come fatto in questi 35 anni. Perché la comunione di intenti è quello che ha spinto la crescita e l’affermazione di questo progetto visionario in pochi decenni».

Il valore del Franciacorta per la ristorazione

Nonostante il mondo del vino stia affrontando una fase complessa e fragile, Rabotti guarda avanti con fiducia. Soprattutto perché Franciacorta ormai sembra avere il valore di quello che gli anglosassoni definiscono statement. «Se è vero che la ristorazione ha avuto un ruolo importante per l’affermazione del nostro vino – precisa – ormai si sta verificando il contrario: nel mercato delle bollicine di alta qualità abbiamo conquistato una posizione importante, offrendo la possibilità di bere in maniera eccellente scegliendo etichette che sono ancora abbordabili. Il Franciacorta si fa scegliere proprio per la sua eleganza, che non ha niente da spartire con lo Champagne, conquistando il mercato con la qualità».

Ecco che una carta vini oggi non può prescindere da un numero minimo di etichette di Franciacorta. Un vino che vuol dire Italia e vuol dire spumante di eccellenza. «Questo territorio – aggiunge Rabotti – ha dimostrato il suo valore in sessant’anni di crescita. E le previsioni sono ulteriormente positive, perché è pure cambiato l’approccio al consumo. Se vent’anni fa avessi invitato a cena il mio avvocato, per far bella figura avrei servito un Camembert, ma oggi sicuramente preferirei un bel taleggio o un buon gorgonzola o uno dei meravigliosi formaggi italiani. Allora mi sembra del tutto evidente la valenza dei prodotti di territorio. E poi ci sono alcuni grandi vini, quasi mitologici, che finiscono per diventare etichette da tappezzeria: tutti ne parlano, ma nessuno realmente li beve. E invece il Franciacorta ha dato la possibilità a tutti di bere un grande Metodo Classico a pasto, con una fruibilità che non esiste altrove».

Internazionalizzazione al fianco dell’enoturismo

Se dovesse scegliere tre parole che sintetizzano il valore della Franciacorta, Rabotti dichiara: «Territorio. Metodo. Vino». e lanciando lo sguardo da qui a 10 anni, vede una Franciacorta «certamente ancora più conosciuta di quanto è oggi, ma se oggi siamo forti in Italia mi viene chiesto dell’Europa e fra 10 anni mi verrà chiesto dell’Australia o magari del mercato su Marte. Posso dire che oggi siamo presenti nel mondo con 20 milioni di bottiglie e magari fra dieci anni saranno 30 milioni, ma rispetto ai numeri globali rimaniamo una goccia. Però vogliamo essere quella goccia che tutti vanno a cercare».

Una ricerca che avviene prima di tutto in loco. «Oggi sta crescendo il numero dei curiosi e degli appassionati di vino che sceglie di venire a scoprire una zona meravigliosa – aggiunge – un’isola verde in una delle regioni più industrializzate d’Europa. E poi abbiamo il lago d’Iseo, che splendido. Insomma, non devi spiegare niente perché a mezz’ora da Milano c’è un luogo straordinario che dobbiamo continuare a valorizzare».

Parlando invece di giovani, Rabotti non crede che siano ormai disinteressati al vino. «Non credo si siano allontanati dal vino, anche se sicuramente bevono meno, ma cercano la qualità. Al di là dell’aperitivo con un Gin Tonic, io credo che piano piano si avvicineranno alla cultura del vino e allora io non sono per nulla preoccupato, perché so che si muovono in maniera consapevole concentrando l’attenzione sulla qualità, preferendo bere una bottiglia in meno, ma buona. E lì il Franciacorta è avvantaggiato.

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