C’è chi brinda e chi costruisce. Il Consorzio Franciacorta, che quest’anno celebra trentacinque anni, sceglie la seconda via: incontri, dati, volti e visioni per raccontare non solo un vino, ma un intero ecosistema vitivinicolo che punta (ancora) a farsi conoscere nel mondo. Perché se Franciacorta è sinonimo di qualità e territorio, la sfida oggi è la sua narrazione. Sempre più legata al lifestyle, la effe merlata è diventata un simbolo che cerca spazio sulle tavole più sofisticate del pianeta e sta consolidando il suo posizionamento in settori differenti, dal fashion al food, dal lusso all’hôtellerie.
Dal disciplinare al Dna: la rivoluzione silenziosa di un territorio
Era il 1967 quando nasceva il disciplinare. Carta, penna e regole che – dicono – hanno salvato tutto. Nel 1990, i 29 pionieri del Consorzio hanno formalizzato un’idea che oggi conta oltre 120 cantine. Ma la storia, si sa, senza consapevolezza è un semplice esercizio di stile. Lo sa bene Silvano Brescianini, presidente del Consorzio, che guarda avanti: «Il nostro vero competitor? Non è lo Champagne. Sono i non consumatori di vino». La parola chiave è “vocazione”, ma non solo geologica. Attilio Scienza lo ripete da anni: non si tratta solo di suolo e pendenze, ma di persone, relazioni, ambiente. La vite, da sola, non basta.
Biodiversità, intelligenza artificiale e suoli mappati
Oggi Franciacorta è anche innovazione e ricerca. Con il progetto BioPass, il calcolo delle emissioni con Ita.Ca, la zonazione iniziata nel 1992, e persino l’uso dell’IA per rilevare le specie vegetali, il Consorzio vuole quantificare la biodiversità. Non per fare greenwashing, ma per dare strumenti concreti ai viticoltori. Un progetto con il Ministero porterà nel 2027 a sistemi digitali per misurare l’impatto ambientale.
I numeri del vino? In crescita, ma il vero boom è sparkling
Nel 2023, 19,1 milioni di bottiglie spedite (+130% in 15 anni), con un 12% destinato all’estero. Il mercato italiano resta il cuore pulsante, ma Stati Uniti, Svizzera, Giappone e Germania hanno fame di bollicine. E i trend globali confermano: nel 2010 solo 8 bottiglie su 100 erano sparkling, oggi sono 15. Il rosso, intanto, perde terreno.
Il consumatore cambia pelle: meno quantità, più qualità
Secondo i dati Nomisma, il 95% degli italiani conosce il Franciacorta e il 61% lo ha bevuto almeno una volta. Ma c’è di più: cresce l’interesse per i vitigni autoctoni, per il bio, per i vini “green”. I giovani (sì, proprio quelli che si dice “non bevono più vino”) apprezzano gli sparkling più degli over 60. Il mondo cambia, il consumo pure. I giovani vanno coinvolti, formati e ascoltati. Il laboratorio di microvinificazione e i 22 progetti di ricerca attivi tra l’Università di Milano, Verona e Brescia, raccontano un territorio che vuole essere protagonista anche domani. E quando si chiede cosa rappresenta il Franciacorta, le risposte sono tre: qualità, eleganza, territorio.