Roma è una città che vive di stratificazioni, dove il passato convive con il presente in un equilibrio sottile e affascinante. Nel cuore di Trastevere, a pochi passi da Piazza Trilussa, da vent’anni esiste un luogo capace di intercettare i cambiamenti della Capitale e di tradurli in drink, esperienze e relazioni. Stiamo parlando del cocktail bar Freni e Frizioni, punto di riferimento culturale e sociale, capace di costruire una comunità trasversale e viva.
Nato nel 2005 in un’ex officina meccanica, il locale ha fatto da apripista a una nuova idea di aperitivo romano, ispirandosi alla tradizione torinese dei buffet serali e affermandosi come uno degli indirizzi simbolo della mixology italiana contemporanea, fino a conquistare un posto tra i migliori cocktail bar del mondo: oggi è 53esimo nella classifica The World’s 50 Best Bars 2024.
A due decenni dalla sua apertura, Freni e Frizioni resta un crocevia di contaminazioni, persone e linguaggi, fedele a se stesso eppure in continua evoluzione. Abbiamo ripercorso i momenti salienti della sua storia con il bar manager Riccardo Rossi.
Un bar che racconta Roma
A condividere questa storia è Riccardo Rossi, anima pulsante del locale dal 2013. Entrato in una scena romana ancora in cerca di maturità, Rossi e i suoi soci — Cristian Bugiada e Luca Conzato — e hanno contribuito a cambiare il volto del bere miscelato cittadino. «Vent’anni fa a Roma eravamo famosi per il Mojito, oggi le cose sono cambiate, e ci siamo evoluti insieme ai clienti. Nel 2013 in pochi sapevano cosa fosse il Manhattan, a volte l’Old Fashioned me lo servivano come un highball. Ora, fortunatamente, il pubblico è cresciuto, e con lui anche il livello medio dei locali», spiega Rossi.
Il merito di Freni e Frizioni è stato proprio questo: portare a Roma le suggestioni dei cocktail bar internazionali senza mai rinunciare alla propria anima popolare e inclusiva. Non un indirizzo elitario, ma un bar di strada che negli anni ha saputo proporre una carta di drink colta e mai scontata, modulando il servizio in base alle persone, alle serate, alle vibrazioni della piazza. «Siamo un bar dove il cliente è davvero al centro. È facile dirlo, ma per noi è una cosa seria: vogliamo che chi viene qui si senta a casa, a prescindere dal cocktail che sceglie o dall’età che ha», racconta Rossi.
Una clientela in continuo movimento
In vent’anni di attività, le persone passate dal bancone di Freni e Frizioni sono state migliaia. Turisti, studenti, artisti, residenti, celebrità, habitué e curiosi. Una moltitudine eterogenea che continua a cambiare ogni giorno e che, proprio in questa sua mutevolezza, ha trovato un equilibrio. «Freni è un porto di mare», ama ripetere Rossi. «Bisogna sapersi modulare, capire chi hai davanti, adattare il tono, l’approccio, perfino la colonna sonora della serata».
Un’esperienza umana oltre che professionale, fatta di incontri inattesi e aneddoti memorabili. Dalla celebrità di Hollywood incrociata una sera d’estate, alla rockstar italiana diventata amico di bevute e di concerti. «Roma ha questo di speciale: ti sorprende quando meno te lo aspetti. E Freni è sempre stato il luogo perfetto per questi incontri fuori programma». Tra gli episodi più curiosi, Rossi ci racconta di una serata con Jonah Hill, due volte candidato all’Oscar come miglior attore non protagonista. L’artista arriva al bar, i ragazzi lo riconoscono ma sono molto discreti finché Rossi non fa presente al “cliente” che ha un volto conosciuto. Lui confessa, gli chiedono una foto, ma Hill con gentilezza rimanda il momento perché nessuno lo ha ancora riconosciuto e vorrebbe stare in santa pace. La serata scorre e a un certo punto Jonah Hill scompare, è andato via. Dopo una mezz’oretta torna e dice a Rossi di essere pronto per fare la foto. Un bel gesto, non scontato, di grande disponibilità: «Dopotutto sarebbe potuto andar via e non lo avremmo mai più rivisto invece lui ha mantenuto la promessa».
Dal Gin Tonic al Manhattan: l’evoluzione del gusto romano
Negli anni, anche il palato del pubblico è cambiato. Se una volta bastava un Gin Tonic ben fatto per stupire, oggi i clienti chiedono Negroni bilanciati, Martini precisi, whisky di ricerca e, in generale, preparazioni con ingredienti homemade. «Non voglio avere la presunzione di dire che i bar hanno educato il cliente, ma è vero che c’è stato un momento in cui la cultura del bere bene è cresciuta di pari passo con la qualità dell’offerta», riflette Rossi.

Un processo che ha coinvolto non solo i cocktail bar più quotati, ma anche i locali di quartiere e perfino i pub, contribuendo ad alzare il livello generale e rendendo più consapevoli le scelte dei consumatori. Freni e Frizioni, dal canto suo, ha sempre mantenuto una linea chiara: fare tendenza senza snaturarsi, restare accessibile senza banalizzarsi. Come? «Rendendo il cliente protagonista della serata. Può sembra una frase fatta ma è vera. Noi abbiamo tanti clienti diversi ogni sera e la cosa più complessa è interfacciarsi con personalità differenti, calibrare bene la persona che si ha di fronte, capirne il momento, il carattere. Se hai una coppia davanti e fai troppe battute, i due si stancano. Se hai un gruppetto di amici che si divertono e dopo due giri gli offri uno shot, per loro diventi il miglior bar del mondo. Devi avere la capacità di interpretare ed è questa la cosa più difficile anche perché si impara, sì, con l’esperienza ma è anche qualcosa di innato. I drink li possiamo insegnare, questa sensibilità no».
Il ventennale e il nuovo menu celebrativo
Per festeggiare questo importante traguardo, il locale ha pensato a un menu speciale, che debutterà a fine luglio. Una selezione di 15 drink storici, in un ideale viaggio nel tempo tra sapori e ricordi. «Lo abbiamo chiamato Freni 2.0, per giocare sia sull’evoluzione sia sull’unione del due e dello zero che formano il venti», anticipa Rossi. «Ci sono i cocktail che sono andati meglio, quelli che ci rappresentano di più e anche quelli che magari ci piacevano tanto, ma che per ragioni di equilibrio erano stati messi da parte».
Il menu racconterà l’evoluzione del locale, ma anche quella della città e della sua clientela, mantenendo fede a un principio che è sempre stato il motore del progetto: costruire esperienze autentiche e condivise, capaci di far sentire ogni persona parte di una storia più grande. «Non abbiamo voluto scegliere due drink all’anno di dieci menu, abbiamo scelto quelli che più ci hanno rappresentato, considerando sempre l’equilibrio gustativo, variando il distillato di base, così da andare incontro alle preferenze di tante persone», spiega il bar manager.
Freni e Frizioni 2025: tra cultura urbana e visione futura
A vent’anni dall’apertura, Freni e Frizioni continua a essere uno degli indirizzi imprescindibili della nightlife romana e della cultura del bere miscelato italiana. Un luogo che ha saputo costruire una comunità senza muri e senza etichette, dove le mode passano e le persone restano.
Rossi è consapevole delle sfide future: la sostenibilità, il rapporto con le nuove generazioni, il ruolo sociale dei locali in una città complessa come Roma. Ma la formula, in fondo, resta la stessa di sempre: «Ascoltare la piazza, far star bene le persone e continuare a evolvere senza perdere l’identità. È questo che fa di Freni e Frizioni un posto unico, oggi come vent’anni fa. Perché questo bar, in fondo, resta uno street bar nel senso più puro del termine: un locale in cui stare bene a prescindere dall’estrazione culturale e sociale, un bar in cui le persone vengono e sono protagoniste».
Se cercate una fotografia autentica della Roma che cambia, e del modo in cui un cocktail può raccontare una città, Freni e Frizioni resta un riferimento, ogni sera da vent’anni. E ancora per molto tempo.